Come ogni buon prodotto d’autore anche il vino deve proteggersi dai falsari. L’etichetta dei grandi vini è ormai ambita come quella di un vestito o di un quadro d’autore. Ecco perché per dire addio ai falsari e garantire i vini ai propri consumatori la Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona di Castelnuovo dell’Abate (Montalcino) ha fatto appello alle nuove tecnologie. Giuseppe e Paolo Bianchini hanno adottato, infatti, per il loro Brunello di Montalcino Vigna Pianrosso 1997 un’etichetta dotata di microchip. "E' forse stata - commenta Paolo Bianchini - la vendemmia '97, davvero straordinaria, forse la migliore del secolo, che mi ha spinto ad utilizzare il microchip, che è simile a quello in dotazione sulle sim card. Ma d'ora in avanti, in tutte le bottiglie di tutte le annate di Brunello di Montalcino, metteremo questo meccanismo. Così non vivremo più nel terrore di vedere sul mercato dei Brunelli falsi. Come dire, prevenire insomma è meglio che curare …".
La Tenuta Ciacci Piccolomini d’Aragona di Castelnuovo dell’Abate (Montalcino) è una tra le prime aziende al mondo a proteggersi dall’eventualità di falsificazione dei propri pregiati vini con questo innovativo metodo. Il brevetto Ecocoder, di cui la Tipografia Modulgraf di Castelfranco di Sotto (Pisa, tel. 0571/471051; il titolare è Daniele Barontini) dispone, consiste in un microcircuito codificato che viene applicato sull’etichetta. Il dispositivo è protetto da un multistrato impermeabilizzante e da una microincisione laser, il microchip, simile a quelli in dotazione sulle sim card. Per evitare che venga riprodotto manomesso è autodistruttibile; nel caso si tentasse di asportarlo o decodificarlo si rende automaticamente indecifrabile. Un controllo di autenticità del vino semplice e inappellabile: infatti, basterà che un ispettore si presenti da un qualsiasi rivenditore per verificare con un semplice lettore ottico la veridicità delle bottiglie in vendita.
L’idea potrebbe così diffondersi tra altre etichette d’eccezione pronte ad accostare la tecnologia più innovativa alle loro pregiate annate con l’obiettivo di proteggersi dai falsari: un'innovazione utile stando al valore commerciale ma anche organolettico dei grandi vini.
Mariangela Galgani
Il ritratto: la Tenuta Ciacci Piccolomini d'Aragona
Il bellissimo palazzo della Tenuta Ciacci Piccolomini d'Aragona risale al XVII secolo ed era anticamente una sede vescovile. Ai Piccolomini apparteneva Enea Silvio - ossia Papa Pio II - personalità di indubbia importanza storica per il territorio senese e per l'intera Toscana. Nel 1985, con l'estinguersi del casato, la proprietà è passata a Giuseppe Bianchini che ha fin da subito portato avanti, grazie all'appoggio e all'entusiasmo della sua famiglia (e soprattutto del figlio Paolo), un programma di sviluppo aziendale nel pieno rispetto della cultura di Montalcino. L'azienda si estende complessivamente per 200 ettari. Di questi 35 sono coltivati a vigneto e consentono la produzione dei due vini principali di uve Sangiovese Grosso: il Brunello di Montalcino ed il Rosso di Montalcino. A questi due vini si aggiungono l'Igt Ateo (sangiovese, merlot e cabernet sauvignon) ed il Sant'Antimo Fabius (syrah in purezza). Impossibile per i Bianchini non intraprendere la ricerca costante della qualità data da un controllo assiduo delle varie fasi della vinificazione (arrivo delle uve in cantina, fermentazione malolattica, maturazione in botte) e imperniata su due fattori essenziali: rispetto della tradizione contadina e tecnica sempre più aggiornata.
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