La Banca Popolare dell’Irpinia del Gruppo Banca Popolare dell’Emilia Romagna e la casa vinicola Mastroberardino di Atripalda hanno programmato l’emissione di 6.000 certificati di vendita “en primeur” relativi a tre annate (1999, 2000, 2001) di un grande vino rosso (Naturalis Historia, composto da uvaggio Aglianico 85% e Piedirosso, 15%, con una potenzialità di conservazione in bottiglia - stando alla Mastroberardino - di 50/60 anni) dell’antica e prestigiosa azienda del Mezzogiorno (2,4 milioni di bottiglie vendute in enoteche e ristoranti per un fatturato di 15,5 milioni di Euro). Ogni certificato, che sarà in vendita nella rete degli sportelli della Banca, comprende 6 bottiglie della stessa vendemmia (ma è possibile acquistare tre coppie dei tre anni) al prezzo rispettivamente di 115, 106 e 97 Euro comprese le commissioni di collocamento e fondo di garanzia.
Il “future” ha due tipi di protezione: la prima è un’assicurazione accesa dal produttore con la Fondiaria Assicurazioni, che garantisce il buon fine qualitativo del prodotto, e la seconda è la copertura bancaria correlata all’importo versato dall’acquirente: se per una eventualità qualsiasi alla scadenza (tre anni dalla vendemmia) la Mastroberardino non fosse in grado di consegnare la partita, la banca rifonde completamente il valore facciale del titolo stesso. Una formula già sperimentata (dopo la pionieristica esperienza della Castello Banfi di Montalcino, allora condotta da Ezio Rivella) con successo in Toscana dalla Castellare di Castellina di Paolo Panerai e dalla Fattoria dei Barbi di Montalcino di Stefano Cinelli Colombini: i certificati della Mastroberardino, come quelli emessi negli anni passati dalla Castellare e dai Barbi, hanno il pregio di essere garantiti da un’assicurazione contro danni al vino e da una fidejussione bancaria a tutela del valore pagata in anticipo dall’acquirente.
Gli acquirenti di tutti e tre i certificati potranno anche
acquistare direttamente dalla Mastroberardino 6 bottiglie di Naturalis Historia '98 al prezzo di 125 euro che saranno disponibili nel prossimo mese di maggio.
I gioielli delle cantine Mastroberardino
Il cognome della famiglia Mastroberardino deriva dal modo in cui la gente del posto si rivolgeva al capostipite nel 1600: Mastro Berardino. Quell'umile contadino, sicuramente, non avrebbe mai immaginato che il suo nome avrebbe fatto il giro del mondo, stampato sulle etichette delle bottiglie di un vino che ha fatto la fortuna di un famiglia innamorata della sua terra e dato lustro alla cultura enologica italiana. L’azienda oggi è condotta da Antonio Mastroberardino e dal figlio Piero, docente universitario e manager in azienda. La cantina di Atripalda è l’azienda che negli anni Settanta ha rilanciato i vini di questa regione e li ha fatti apprezzare in tutto il mondo. Alla base della produzione di questa cantina ci sono i vitigni più nobili della regione, messi a dimora su oltre 300 ettari di vigneti, parte in proprietà e parte controllati. Il suo vino rosso più famoso è il Taurasi. La famiglia Mastroberardino è stata la prima a credere in questo vino e nel vitigno Aglianico, l’uva di classica espressione meridionale che si trova in molte regioni confinanti con la Campania. La selezione Radici (Taurasi a Docg) è l’emblema dei vini di questa cantina. 21 sono le etichette che compongono il catalogo della Mastroberardino. Di recente la famiglia ha creato un centro culturale che promuove ogni anno una serie di eventi, progetti, manifestazioni a cui partecipano artisti e intellettuali. E, tra le idee realizzate, la vendemmia fra gli scavi archeologici di Pompei: “d’accordo con la Soprintendenza abbiamo pensato negli scorsi anni - spiega Antonio Mastroberardino - di produrre lo stesso vino che bevevano gli abitanti della città distrutta dall’eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo. E così, dopo aver studiato a lungo i calchi delle radici delle viti coltivate a quell’epoca, i Mastroberardino hanno individuato un’area - in corrispondenza dell’antico vigneto che si trovava presso la Casa dell’oste Eusino - da coltivare con vitigni autoctoni di origine greca e latina. Lì 2000 anni fa i pompeiani gustavano un vino rosso importante e ben strutturato. Oggi questo vino è tornato ad essere realtà”.
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