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VINTAGE AL BAR, TORNA DI MODA IL CHINOTTO

Torna a piacere il chinotto. La bibita analcolica conquista anche le nuove generazioni, dando anche il titolo a cortometraggi e ad una canzone degli Skiantos. Sarà per quel sapore casalingo e insieme da rotonda sul mare anni '50, o per l'impossibile sfida al colosso Coca-Cola, fatto sta che quel mix di caramello con retrogusto amarognolo scalda il cuore di nostalgici e modaioli che della bevanda gassata a base di agrume hanno fatto l'ultimo oggetto di culto vintage. Sulla rete web proliferano i siti dei fan del “gusto amaricante” della bibita analcolica. Sul sito www.chinotto.com, interdetto ai consumatori di Coke, si incontrano i cultori dei chinotti canditi o del cioccolato al chinotto, e c'é una galleria delle etichette dai marchi evocativi, espressioni d'arte in tema chinottico e coloratissimi vassoi, posacenere, bicchieri e targhe, mentre l'indirizzo www.cpenti.it/chinotto/ esplora la geografia, la storia, cinema, teatro e musica a base chinotto.
Il chinotto, con un giro d'affari pari a 60 milioni, occupa oggi il 5% del mercato delle bevande gassate che in Italia ha un valore complessivo di oltre 1,2 miliardi di euro. Un settore in costante crescita da oltre un decennio, secondo elaborazioni Istei su dati Assobibe, con un aumento dei consumi pro capite, dal 1987 al 1998, quando, a fronte di un costante consumo di bevande gassate attorno all'11% delle bibite, i soft drink sono aumentati da 122 a 221 litri a testa. Il chinotto è un agrume originario della Cina meridionale, da cui deriva il nome, ma che ben si è adattato, fin dal 15° secolo, al mite clima di Calabria, Sicilia e della riviera ligure di Ponente. E' un piccolo albero con le foglie che ricordano il mirto, fiori piccoli, bianchi, molto profumati e frutti utilizzati per produrre canditi, liquori, marmellate, mostarde e ovviamente la bibita. In terra ligure la pianta sempreverde dai frutti di intenso profumo e la lavorazione di canditura sono così tradizionali da essere stati recentemente riconosciuti come presidio di Slow Food.
Da quasi un anno il “chinotto di Savona” è infatti sotto tutela dell'associazione ideatrice del Salone del Gusto e Terra Madre, che intende così recuperare la coltivazione e rilanciare la canditura. Il primo laboratorio di canditura in Liguria risale al 1877, quando la Silvestre-Allemand si trasferì dal Sud-Est della Francia a Savona. Il chinotto savonese, acclimatatosi sulla riviera ligure di Ponente, si dimostrò più adatto alla trasformazione per le dimensioni ridotte, la buccia più spessa, resistente e profumata e la maturazione precoce. In pochi anni nacquero nell'area molti stabilimenti che, impiegando le tecniche introdotte dai francesi, affinarono l'arte della canditura, ponendo le basi di un'importante tradizione pasticciera. Verso la fine dell' 800 a Savona fu fondata la "Società Cooperativa dei chinotti" che, sull' esempio delle Camere Agrumarie del sud Italia, provvedeva alla coltivazione, alla trasformazione e alla vendita dei frutti. La fortuna di questo prodotto continuò fino agli anni Venti quando politiche economiche poco lungimiranti e un insolito succedersi di gelate invernali segnarono l'inizio della crisi, che dura tutt'oggi: solo poche piante di chinotto sono coltivate ancora esclusivamente nel savonese e la conservazione della specie è affidata agli orti botanici e ai vivai.

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