Immaginate dieci torri eoliche dell’altezza complessiva di 110 metri (3 metri in più della cupola del Duomo di Firenze, poco meno del grattacielo Pirelli a Milano) situate, come sempre in Italia a cercare il vento che scarseggia, sul crinale più alto di una valle intatta della più bella e riposta Maremma grossetana, nel cuore del terroir del Morellino di Scansano. Il grande apparato industriale diventerebbe non solo il protagonista assoluto di un paesaggio raro e di particolare pregio, ma andrebbe ad interferire direttamente con il Castello di Montepò, risalente all’XI secolo, che domina il paesaggio antico di questa parte della Maremma. Per questo la sede centrale di Italia Nostra ha deciso di presentare ricorso al Tar della Toscana contro l’autorizzazione alla costruzione della centrale eolica.
“Adesso basta” ha dichiarato Carlo Ripa di Meana, presidente di Italia Nostra, “Sono stato personalmente a Scansano e al Castello di Montepò a rendermi conto di uno scempio prossimo venturo che non trova alcuna giustificazione. Mi ha colpito in particolare la insostenibile aggressione che queste gigantesche macchine industriali porteranno alle linee purissime severe e imponenti di questo nobile maniero. Mi attendo che la Soprintendenza di Siena e il Ministero per i Beni e le Attività Culturali”, conclude il presidente di Italia Nostra, “intervengano con seri provvedimenti a tutela di questo monumento e di questo paesaggio”. Nel frattempo, il ricorso di Italia Nostra al Tar, intende aprire un confronto di carattere nazionale nel quale l’Associazione chiede che vengano ristabiliti i principi della tutela del paesaggio; in special modo quando esso è splendido contesto a monumenti che sono patrimonio nazionale irrinunciabile, da non sfregiare per nessun motivo.
“Se perfino in Maremma, fino ad oggi luogo esemplare di gestione del paesaggio italiano” ha aggiunto Oreste Rutigliano, coordinatore del Comitato Nazionale del Paesaggio “dovesse passare questa aberrazione, vuol dire realmente che siamo di fronte ad una emergenza nazionale. La Regione Toscana, bloccando questo insediamento ci riconfermi che vuole essere ancora un punto di riferimento di buon agire culturale”.
Anche i produttori del Morellino di Scansano non ci stanno: numerose cantine della zona hanno firmato nei mesi scorsi una petizione contro il progetto del parco eolico - tra gli altri il Consorzio del Morellino di Scansano, Caparzo (Elisabetta Gnudi), Cinelli Colombini, Frescobaldi, Mazzei, Le Pupille, la Cooperativa del Morellino di Scansano - e hanno inviato lettere di protesta agli organi competenti di Provincia, Regione e Ministeri.
Tutti sono d’accordo nel ritenere disastrosa una eventuale realizzazione del progetto che - oltre che sull’ambiente - avrà un forte impatto anche sulla vita della popolazione e sul turismo, con ricadute dell’immagine di tutta la zona, da alcuni anni rivalutata dal punto di vista turistico anche grazie ai produttori di vino che qui hanno investito milioni di euro, impiantando vigneti e costruendo cantine sottoposte a rigidi vincoli paesaggistici. Secondo numerose ricerche condotte in Germania, nelle zone in prossimità di impianti a produzione eolica cade drasticamente il valore immobiliare dei terreni, mentre il flusso turistico rallenta o si interrompe del tutto. Proprio i produttori si aspettavano da parte delle autorità locali un controllo maggiore sulla gestione del territorio, mentre negli ultimi anni hanno assistito ad un proliferare incontrollato di annessi agricoli e di altre strutture.
Tra i più strenui oppositori del progetto del parco eolico di Scansano c’è Jacopo Biondi Santi, produttore di vino e proprietario del Castello di Montepò: “Siamo di fronte ad uno scempio annunciato della Maremma - spiega Jacopo Biondi Santi - questo parco andrà a deturpare il paesaggio, gravato oltretutto da vincoli storico-ambientali, di una delle zone più belle e amate della Toscana, per un risultato davvero scarso in termini di produzione energetica, vista la ridotta ventosità di queste colline. Se il parco eolico verrà realizzato, chiederemo ingenti danni d’immagine al Comune di Scansano”.
Jacopo Biondi Santi ha acquistato il Castello di Montepò - fortezza medioevale dell’XI secolo, di grande fascino architettonico ed enorme valore monumentale - investendo negli ultimi anni ingenti somme per il recupero di quest’area. Con il suo arrivo nel terroir del Morellino, Biondi Santi, nota griffe del Brunello di Montalcino, ha inoltre attirato molti altri produttori, contribuendo così a rilanciare la viticoltura (il valore di un ettaro è triplicato nel giro di poche settimane) ed il turismo nel territorio. Nella tenuta sono state inoltre intraprese complesse e costose analisi di tipizzazione per individuare, in ogni particella, le caratteristiche del terreno, la preparazione ideale, il tipo di portinnesti, la manutenzione delle viti e così via. Il risultato sono etichette caratterizzate da uno strettissimo legame tra cultura, territorio e microzona, concepite nel più assoluto rispetto dei valori ambientali.
“Sono profondamente amareggiato - sottolinea Jacopo Biondi Santi - Non riesco a capacitarmi come l’amministrazione comunale di Scansano abbia potuto approvare un’opera simile, senza nemmeno consultare chi in questa zona abita e lavora. E’ difficile accettare che un paesaggio unico, che americani o giapponesi difenderebbero come un tesoro prezioso, venga rovinato per sempre Molte sono poi le irregolarità da chiarire per quanto riguarda il procedimento di autorizzazione del progetto - prosegue Biondi Santi - Per esempio, l’Autorità per la Vigilanza sui Lavori Pubblici ha scritto al Comune di Scansano richiedendo in base a quali norme è stata assegnata la concessione per la gestione del parco eolico. Impianti di questo tipo possono andare bene in altri contesti, meno antropizzati, non certo per un territorio privilegiato dai turisti, che qui intorno vengono a visitare cantine e vigneti progettati nel più assoluto rispetto per il paesaggio e l’ambiente. La nostra paura è che un caso simile faccia da apripista alla costruzione di parchi eolici in altre zone protette della Toscana: ci dovremmo forse aspettare in un prossimo futuro torri gigantesche in mezzo alla Val d’Orcia, sul Monte Amiata o nel Parco Naturale della Maremma? Se verrà costruito il parco eolico di Scansano allora tutto diventerà possibile…”.
Gianluigi Ceruti, l’avvocato amministrativista che in passato ha promosso la legge sui parchi nazionali ed ora patrocina Jacopo Biondi Santi e le sue società contro la centrale eolica progettata sulla dorsale di Murci di Scansano, dichiara: “Il paesaggio italiano - risorsa fondamentale del nostro Paese e valore costituzionale primario - è ormai allo sbando: ogni giorno viene calpestato e deturpato ovunque senza che le istituzioni intervengano. Le centrali eoliche offrono un contributo, seppur modesto, alla soluzione del problema energetico che, peraltro, trova nel risparmio la sua fonte quantitativamente più importante. Tuttavia, se la loro realizzazione lede irreversibilmente il paesaggio (in questo caso, un lembo collinare prezioso della Maremma) meglio farne a meno. E l’ultimo presidio a tutela della legittimità delle procedure e dell’integrità ambientale rimane la Giustizia amministrativa”.
Il parere negativo sulla realizzazione del parco eolico non deriva ovviamente da un atteggiamento contrario allo sfruttamento di energie rinnovabili, ma ricade sulla scelta del luogo in cui si intende realizzarlo: troppo invadente e impattante per un’area che da sempre si distingue per il suo appeal naturalistico (qui vicino si trovano le Riserve Naturali di Monte Labbro, Poggio all’Olmo e Rocconi), oltre che per le emergenze storico-archeologiche. La prima grossa conseguenza dell’installazione delle torri sarà il cambiamento del microclima, con una variazione dei flussi del vento e delle piogge e importanti ripercussioni sulla vita degli animali e delle piante selvatiche.
Queste centrali, al di là dell’impatto paesaggistico, generano anche un traumatico inquinamento acustico, a cui si aggiunge un notevole squilibrio ambientale, a sfavore di tutta la flora e la fauna stanziale e di passo presente. La vallata tra Montepò e Monte Lumini è infatti il canale naturale che raccoglie il flusso migratorio di numerose specie pregiate dal punto di vista naturalistico. E se gli uccelli, soprattutto falchi rari, gufi e altri rapaci protetti, vengono forzatamente allontanati dal loro habitat, a causa dell’enorme rumore generato dai rotori eolici e del cambiamento del microclima, si crea un forte squilibrio generando una proliferazione di ratti e simili. Un altro aspetto rilevante sono i lavori necessari per realizzare le infrastrutture, con la costruzione ex novo di strade per i camion adibiti a trasporti eccezionali e di scavi per la posa di linee elettriche e cavi.
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