02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

LE ZONE RURALI SEMPRE PIÙ URBANIZZATE … EUTANASIA DELL’AGRICOLTURA DICE PREOCCUPATA L’ACCADEMIA DEI GEORGOFILI

Da tempo si è registrata un’inversione di tendenza, una migrazione della popolazione dalle città alle campagne. Una continua urbanizzazione delle zone rurali senza però un ritorno alle attività agricole.

I dati parlano chiaro: un’indagine condotta nel 2006 dimostra che, fin dagli inizi del millennio, alle componenti non agricole dei comuni rurali va attribuito il 90% dell’occupazione e il 95% del reddito prodotto. L’urbanizzazione delle zone rurali è infatti dovuta al decentramento di attività industriali, artigianali e commerciali, alla disponibilità di fabbricati rurali vuoti e inutilizzati, all’acquisto di case e terreni da parte di stranieri.

“Ogni anno - ha detto Salvatore Arca, direttore della Scuola Superiore di Scienze Geografiche dell’Istituto Geografico Militare, nella sua lettura su “Sviluppo della urbanizzazione delle campagne” - secondo dati del Wwf, vengono perduti 100.000 ettari di superficie coltivata”. Una situazione sottostimata, secondo il presidente dell’Accademia dei Georgofili, Franco Scaramuzzi, che ha aggiunto: “Pensando alle campagne italiane viene in mente l’eutanasia, la “dolce morte” che si vorrebbe anticipare nei confronti di malati terminali, sofferenti e incurabili. E questo viene invocato proprio dagli stessi malati. Purtroppo, infatti, sono spesso gli stessi agricoltori ad essere spinti o costretti ad accogliere con favore il diffondersi della neourbanizzazione, anche contribuendo a pagarne i costi”.

I motivi sono tanti, non ultimo quello che vede i livelli medi dei redditi derivanti dal lavoro agricolo più bassi di circa il 50% rispetto a quelli di altri settori.

“Fino a che in questi comuni perdureranno così rilevanti sperequazioni tra i redditi medi del lavoro svolto nel settore primario rispetto a quelli conseguiti in altri settori - ha detto Scaramuzzi - sarà logica ed inevitabile una forte tendenza al trasferimento spontaneo degli addetti all’agricoltura verso altre attività”.

Case, capannoni industriali, fabbricati di ogni tipo per i vari servizi, strade, linee elettriche invadono sistematicamente le superfici coltivabili e i boschi, talvolta anche senza il necessario rispetto di una razionale tutela ambientale. Un processo che avanza soprattutto lungo le direttrici delle principali vie di comunicazione, quindi seguendo in particolare il fondo delle vallate, dove si trovano i terreni agrari migliori. Una tendenza preoccupante che non tiene conto della insostituibile e complessa multifunzionalità dell’agricoltura. Il territorio oggi non è più presidiato dagli agricoltori, si perdono conoscenze importanti e un lavoro silenzioso e gratuito di immenso valore. Basti pensare all’attività di regimazione quotidiana delle acque che i contadini hanno sempre svolto, sin dalla nascita dell’agricoltura. Un lavoro socialmente prezioso, di prevenzione dei danni idrogeologici, che nessun ente pubblico e privato oggi sarebbe in grado di assolvere e di realizzare in modo così accurato e tempestivo.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli