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FEUDI DI SAN GREGORIO, UNA DELLE CANTINE DI PUNTA DELL’ENOLOGIA DELLA CAMPANIA, PUNTA SULLA RICERCA … E CHIAMA IL PROFESSOR ATTILIO SCIENZA E LO CHAMPAGNISTA ANSELME SELOSSE

La ricerca della qualità è sempre stata uno dei tratti distintivi di Feudi di San Gregorio, una delle cantine che hanno segnato il rilancio dell’enologia campana, ma se la qualità va perseguita, la strada da percorrere non può che essere quella della ricerca scientifica accompagnata dalla relativa sperimentazione.
Si intensifica così il proficuo rapporto con l’autorevole champagnista Anselme Selosse, che ha avviato da tempo la sua collaborazione con Feudi di San Gregorio per i primi studi sulla spumantizzazione dei vitigni autoctoni irpini. La scelta di Feudi di volersi cimentare con un mondo nuovo come quello della spumantistica, ha portato l’azienda a rivolgersi a un “mostro sacro” del settore, noto per la sua propensione a far emergere nello Champagne il vitigno e il territorio anche a discapito di un gusto classico consolidato. La persona giusta per portare avanti una sperimentazione su vitigni mai utilizzati come base spumante, con tutte le novità e i possibili imprevisti che questa scelta comportava. La grande esperienza di Selosse ha portato alla nascita di Dubl, spumanti metodo classico a base di Falanghina in purezza, di Aglianico in purezza e, prossimamente, di Greco in purezza che si sono imposti per la loro spiccata personalità, del tutto diversa dagli spumanti tradizionali.
E’ noto poi che i vitigni autoctoni sono alla base del successo dell’Irpinia, dove le uve locali si sono sempre utilizzate senza cedere a mode esterofile. Ma dire autoctono non significa automaticamente dire buono. Anche questa è una strada che va perlustrata e studiata, e per portare avanti questo tipo di ricerca Feudi di San Gregorio si è rivolta al professore Attilio Scienza del Dipartimento di Produzione Vegetale della Facoltà di Agraria dell’Università di Milano, massimo esperto italiano del settore. La sua collaborazione con Feudi di San Gregorio, che sta prendendo il via in questi giorni, seguirà diverse strade: da una parte, lo studio approfondito dei vitigni autoctoni impiantati in azienda, per scoprirne, tramite l’analisi del Dna, la genesi e lo sviluppo; dall’altra, la sperimentazione su “nuovi” vitigni autoctoni, uve dimenticate del grande patrimonio campano per verificare se esistono altri fuori classe dimenticati dalla storia, atti a caratterizzare sempre più la produzione di Feudi e il suo indiscutibile legame con il territorio; infine, un progetto di zonazione interna all’azienda mirato a individuare la convergenza ottimale tra vitigno e vigneto: quale sia l’uva più adatta ad una determinata vigna e al suo terroir.

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