Jancis Robinson, Master of Wine dal 1984, e wine correspondent per il Financial Times, è senza dubbio uno dei wine writer più acclamati al mondo. Redattrice del The Oxford Companion to Wine e, insieme a Hugh Johnson, del The World Atlas of Wine, solo per fare un paio di esempi, gode di una riconosciuta autorevolezza nel campo degli assaggi, che esercita animando anche un sito proprio (www.jancisrobinson.com). Difficile non rimanere suggestionati dal curriculum e dall’esperienza “certificata” da tutto il gotha internazionale del vino, anche se, giova ricordarlo, l’autrice inglese, non pare abbia un particolare feeling con i vini italiani e con il mondo del vino del Bel Paese, almeno stando alla recentissima e totale “epurazione” operata nei loro confronti, nell’ultimo incontro internazionale di Davos, e leggendo i commenti che la Robinson formula, nel suo sito, a proposito della “breve comparsa” a Vinitaly (il 31 marzo per la consegna dei premi assegnati dal comitato “Grand Cru d’Italia”).
Qui sotto, pubblichiamo la traduzione della comunicazione di Jancis Robinson, nell’evento del comitato Grandi Cru d’Italia, a Verona:
“Solitamente quando si chiede di prevedere il futuro le persone guardano a cosa sta accadendo ora. Nella metà degli anni ’90, avrei dovuto predire che il mondo intero sarebbe stato piantato a Chardonnay e Cabernet Sauvignon. Quanto sarebbe stato sbagliato. Scrivo di vino da tanto tempo per capire che i pendoli, come le mode, oscillano avanti e indietro e può sembrare che il futuro dello stile dei vini rimanga fermo sui vini dolci e potenti, ma credo fermamente che questo pendolo abbia raggiunto la sua massima oscillazione e stia progressivamente tornando indietro verso uno stile all’insegna della delicatezza, dell’eleganza e, cosa più importante per la qualità di un vino, della freschezza e della bevibilità.
I consumatori stanno esprimendo sempre più la loro avversione verso i vini esagerati, preferendo sempre di più i vini fini e sottili. Desiderano bere non assaggiare. I rivenditori, dal canto loro (Marks & Spencer, per esempio), comprano sempre di più vini meno alcolici.
I produttori, in lotta con il cambiamento di clima, lieviti sempre più invasivi, e l’influenza degli assaggi in cui i vini più pesanti emergono più facilmente, ricercano sempre complessità nei profumi a discapito del carico alcolico.
Voi produttori siete molto, molto importanti. Siete sempre più attenti ai vostri clienti. Siete sempre più attenti ai vostri vini più di quanto lo siano i vostri rivenditori. I produttori sono anche degustatori e bevitori estremamente sensibili. Mi fido di voi come guida ad un ritorno verso vini più freschi e bevibili utilizzando tutte le tecniche innovative e la conoscenza scientifica che abbiamo a disposizione e che non avevamo 10 o 5 anni fa.
Con il global warming incombente, non sarei sorpresa di vedere crescere l’interesse verso i vini bianchi. Per quanto riguarda il prezzo, il futuro non sembra così luminoso. Il mercato continua a espandersi e c’è un aumento sul fronte dei prezzi dei “trophy wines” (vini da collezione, ndr). Sempre più i collezionisti dei nuovi mercati quali Asia, Russia, Sudamerica - non si preoccupano di quanto spendono - almeno non come gli inglesi.
Proprio come la differenza di qualità tra vini al top o alla base della piramide produttiva è più stretta di quanto non sia mai accaduto, così i prezzi invece sono al loro massimo - davvero curioso. Ci sono molti vini buoni (non trophy) ma hanno bisogno di tempo per guadagnarsi una reputazione sufficiente per arrivare a spuntare dei prezzi alti. La pressione dei prezzi sui vini trophy continuerà purtroppo. E questi vini resteranno in un regno speciale che è terra sconosciuta ai bevitori ordinari - un peccato.
E’ molto deprimente per i produttori pensare che stiano producendo beni di lusso, piuttosto che vini solidi? I “trophy wines” restano solo per milionari. Forse questo fornirà la spinta ai produttori a fare ulteriori sforzi nella creazione dei loro secondi vini, sapendo che questi sono i soli che gli appassionati comuni sono in grado di permettersi quando vogliono farsi un regalo.
La concorrenza continuerà ad aumentare quanto cresce il mondo del vino. Questo arresterà i prezzi al di sotto di quelli dei “trophy wines”, aumentati troppo velocemente.
L’imballaggio si evolverà. Tappi di sughero contro tappi a vite. Bottiglie necessariamente? Comunicazione: i produttori ed i consumatori metteranno sotto pressione sempre di più i comunicatori che stanno nel mezzo. Se stessi cominciando oggi, andrei direttamente su web - molto democratico e davvero globale.
Cari produttori, non fateci dimenticare che il vino non è solo denaro, alcool o punteggi ma piacere”.
Jancis Robinson
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