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BARBERA NEL DIMENTICATOIO? AD ASTI SE LO DOMANDA IL PRESIDENTE DELLA CAMERA DI COMMERCIO, SACCO, CHE SCRIVE AL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE, DE CASTRO. “MAGGIORE NECESSITÀ DI COORDINAMENTO SU POLITICHE DI PROMOZIONE, RICHIESTA DAI PRODUTTORI”

Barbera nel dimenticatoio? Ad Asti, patria d’elezione del più piemontese dei vini, se lo domanda il presidente della Camera di Commercio, Mario Sacco, e lo fa con una lettera al Ministro delle Politiche Agricole, Paolo De Castro. A spingere Sacco a farsi portavoce del timore diffuso è la constatazione di una maggiore necessità di coordinamento sulle politiche di promozione, richiesta dai produttori che, più di una volta si sono trovati di fronte ad iniziative analoghe avviate singolarmente senza preventivi confronti e condivisione d'intenti. Una carenza nella capacità di fare sistema, non del tutto superata con la convenzione di recente raggiunta tra gli enti locali, per tutelare il territorio, con particolare attenzione all'indotto vino ed al turismo, attraverso una rete di servizi di informazione ed assistenza alle imprese verso lo sviluppo di efficaci azioni di marketing. Inoltre si stanno attuando iniziative connesse all'adozione della fascetta regionale di controllo per favorire la verifica degli Albi Vigneti e le modifiche ai disciplinari di produzione.

Tutto questo in modo di riqualificare la Doc Barbera e realizzare una maggiore segmentazione del prodotto per avere più chanches di mercato, aspettando che arrivi la Docg. “Noi stiamo facendo il possibile - spiega Sacco a WineNews - ma ci vuole maggiore attenzione a livello centrale. Per noi il Barbera è fondamentale, perché, assieme al moscato, è il vino che rappresenta la nostra identità e il nostro legame con il territorio. Anzi, mentre l’Asti spumante è un prodotto di bandiera dell’industria, il Barbera incarna proprio la nostra realtà, fatta anche di piccoli produttori e di cantine sociali. Una realtà che in questo momento sta subendo una concorrenza, talvolta sleale, da parte di vini “di fantasia”, mentre a livello globale, c’è la sfida di Paesi come Cile o Australia, che spesso giocano su prezzi bassi, ma tengono bassa anche la qualità, come dimostra la questione dei trucioli”.

Asti ha un patrimonio di professionalità, competenze e conoscenze legate al settore enologico che vuole assolutamente salvaguardare: la produzione vinicola per il 65% è a Denominazione di Origine Controllata e l’industria enomeccanica ha nell’export l’80% del fatturato. “Ecco perchè ho deciso di rivolgermi al ministro - spiega Sacco - la Camera di Commercio rappresenta tutte le attività, dall’agricoltura, all’industria, all’artigianato e sono convinto sia mio dovere essere portavoce unico di queste realtà, in cui il Barbera pesa per 30 milioni di bottiglie l’anno. Chiedere attenzione è un dovere, come è un dovere rendersi disponibili a concertare qualunque iniziativa venga proposta. Penso che soprattutto questo sia il mio lavoro”.

Resta, tra le righe, un po’d’amarezza nel veder dimenticato l’effetto di quel “fenomeno Barbera” che, proprio per merito di astigiani come Giacomo Bologna, vent’anni fa ha stupito il mondo, dimostrando che il vino italiano aveva ancora molte cose da dire e da insegnare.

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