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FORSELINA, QUIARA, BIGOLONA, BRUNELLINO, RIMINIERI E UVA DEL CAVALIERE: SONO QUESTI VITIGNI DIMENTICATI CHE UN PROGETTO DI MASI AGRICOLA E DELL'UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI MILANO TENTERA’ DI RIPORTARE ALL’ANTICO SPLENDORE

Italia
Uno dei tanti campi sperimentali della Masi Agricola

Masi Agricola ha messo a disposizione del Dipartimento Produzioni Vegetali dell’Università degli Studi di Milano sia l’expertise del suo gruppo tecnico che terreni, nelle Venezie e in Toscana, realizzando dei “campi sperimentali dinamici” di conservazione e confronto di cloni di uve di antica coltivazione. Così alcuni tra i vitigni più rari, se prescelti, verranno proposti per l’iscrizione al Catalogo Nazionale delle varietà di uve da vino, passaggio fondamentale per la loro introduzione nella produzione vitivinicola.

Nel campo sperimentale Masi-Serego Alighieri a Gargagnago sono stati impiantati ben 48 diversi vitigni e cloni replicati in un numero di piante tale da permettere la vinificazione e quindi il monitoraggio dell’intero processo. In questo modo, numerose varietà, alcune delle quali quasi “reperti fossili” da tempo abbandonati, come Forselina, Quiara e Bigolona, potranno aggiungersi alle già affermate Corvina, Corvinone, Rondinella, Molinara e alla recentemente riscoperta Oseleta. L’attività di sperimentazione, guidata dal professor Attilio Scienza, si completa presso l’azienda Poderi del Bello Ovile, nelle proprietà toscane dei conti Serego Alighieri, partner di Masi Agricola nonché discendente del divino poeta Dante, con il progetto “I vitigni del silenzio”. Qui, alcuni vitigni riscoperti dell’area tra Siena e Grosseto, come Brunellino, Riminieri e Uva del Cavaliere, cominciano a dare interessanti frutti.

Ma non solo: il recente intervento del gruppo tecnico Masi sui vigneti e sui vini della storica azienda dei Conti Bossi Fedrigotti di Rovereto, con cui la Masi ha avviato un rapporto di collaborazione, è avvenuto nel segno della sottolineatura delle peculiarità e delle caratteristiche uniche dei grandi vini varietali trentini: Pinot Grigio (Ruländer), Gewürztraminer, Teroldego e Marzemino.

I vitigni di antica coltivazione sono una risorsa preziosa per un Paese, come l’Italia, che ha nella cultura vitivinicola uno dei patrimoni più apprezzati e rispettati nel mondo intero. Esistono numerosissime varietà di vitigno dimenticate e cadute nell’oblio in passato perché poco produttive ed ora pronte a trovare un energico recupero in un mercato in cui sono sempre più richieste l’autenticità e l’originalità.

Il professor Attilio Scienza, massimo esperto europeo nel campo dell’autoctonia viticola, ha un rapporto privilegiato e storico con il gruppo tecnico Masi, con cui ha scritto recentemente il volume “Oseleta, paradigma della viticoltura delle Venezie”, la prima accurata descrizione storica e ampelografia delle uve autoctone delle Venezie.

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