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OGM: CINA CRESCE E PUNTA SU COLTIVAZIONI TRANSGENICHE. GREEPEACE: “SI RISCHIA UNA CATASTROFE AMBIENTALE”

Già a fine maggio la rivista cinese “Caijing” titolava “La Cina è pronta per il riso Ogm? (cioé ottenuto con l’ingegneria genetica che permette di trasferire il gene di una specie in un’altra diversa, ndr)”. A rispondere con un secco no è l’associazione ambientalista Greenpeace, dopo che pochi giorni fa il Consiglio di Stato cinese ha approvato un programma - di cui non sono stati resi noti i dettagli - per lo sviluppo delle specie transgeniche con l’obiettivo “di incrementare l’agricoltura sostenibile, promuovere l’innovazione tecnologica, migliorare il livello di vita nelle aree rurali e la competitività del settore agricolo”.

Secondo Greenpeace, la Cina dovrebbe impedire la commercializzazione del riso Ogm “per evitare una catastrofe economica e ambientale”. Le tecnologie chiave per questo tipo di sperimentazioni, in particolare per le tre specie di riso transgenico che verrebbero coltivate in Cina, appartengono alle grandi multinazionali (come le americane DuPont e Monsanto, la francese Rhone Poulenc Agrochimie, l’inglese Agricultural Genetics e la tedesca Bayer CropScience). Se il governo dovesse dare il via libera alle coltivazioni in larga scala, il mercato passerebbe automaticamente sotto il controllo di questi colossi stranieri con evidenti ripercussioni sugli agricoltori, ha spiegato Luo Yuannan, direttore del Programma Alimentare di Greenpeace.

Gli organismi geneticamente modificati sono oggetto di studi da parte di enti di ricerca cinesi già dall’inizio degli anni Ottanta. La coltivazione di cotone transgenico (avviata in collaborazione con la multinazionale Monsanto) è già largamente diffusa; lo scorso anno la Cina ne ha prodotto 4,83 milioni di tonnellate, pari al 69% della produzione totale nel Paese, insieme in misura minore a patate, pomodoro, papaya e peperone transgenici.

Dal 2002 al 2007 la Cina ha autorizzato le sperimentazioni di 2361 semi transgenici di una vasta varietà di piante agricole, approvandone 1109. Ma il via libero alla coltivazione di riso ogm - che farebbe la differenza essendo la Cina il primo produttore mondiale - non è arrivato neanche dopo che in aprile le autorità competenti hanno ultimato i controlli di sicurezza sulle coltivazioni sperimentali, concentrate soprattutto nelle province meridionali Hubei, Hunan e Fujian.

Non solo: di fronte all’appello di Greenpeace, il governo ha promesso che condurrà uno “studio approfondito”. Ma l’escalation di investimenti e programmi fa prevedere - o temere - una rapida svolta, riferisce il quotidiano di “Hong Kong South China Morning Post”.

Il via libera al programma di due giorni fa arriva poco prima della riunione della commissione nazionale per la Sicurezza alimentare prevista per la fine di luglio. La Cina mira a portare la produzione di grano a oltre 540 milioni di tonnellate annuali per coprire il 95% del fabbisogno interno. Ma poiché la terra arabile si restringe via via a causa dell’industrializzazione, il Paese “non ha di fatto altre opzioni che quella di ricorrere agli Ogm”, sostiene un esperto intervistato dal “South China Morning Post”.

A contribuire alla spinta verso il transgenico sono la recente lievitazione dei prezzi degli alimenti e la voce delle autorità e della stampa locale. Allo scetticismo legato ai risvolti economici si unisce quello per i rischi ambientali. Già nel 2001 il governo cinese ha adottato misure di controllo sugli Ogm, prevedendo un sistema di etichettatura per gli alimenti e per i semi, e classificando i semi in categorie in base alla gravità del loro potenziale impatto sull’ambiente e sulla salute. Ricercatori cinesi hanno dimostrato che il polline di riso transgenico si può spostare per oltre centro metri trasferendo così il gene estraneo sia in piante di riso tradizionale che in piante spontanee, contaminandole.

Fonte: Ansa

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