“Il 2008, nonostante i venti di crisi, è stato un anno record per l’export del vino italiano, soprattutto quello di fascia alta. Ma per mantenere il primato, è necessario arrivare al più presto all’istituzione di una cabina di regia per l’internazionalizzazione del made in Italy enologico, in modo da non disperdere le risorse disponibili e agire in maniera unitaria e competitiva”: così Piero Antinori, presidente dell’Istituto del vino italiano di qualità Grandi Marchi, consorzio che riunisce 17 aziende simbolo dell’enologia italiana, ha commentato i dati relativi allo stato di salute del vino italiano.
Un’esigenza, quella di dare un indirizzo unitario alle politiche di promozione del vino italiano all’estero, sottolineata da più parti a Vinitaly: dal ministro per le Politiche Agricole Luca Zaia al sottosegretario allo Sviluppo Economico (con delega per il Commercio con l’Estero) Adolfo Urso, dal presidente dell’Istituto per il Commercio con l’Estero Umberto Vattani al presidente di Buonitalia Walter Brunello.
“È un fatto importante che le nostre principali istituzioni siano favorevoli a una maggiore razionalizzazione degli interventi di promozione del vino italiano di qualità - aggiunge Antinori - anche alla luce delle nuove risorse messe a disposizione dall’Europa che, fino al 2013, riserva all’Italia oltre 100 milioni di euro”.
L’Istituto Grandi Marchi riunisce il gotha della produzione vinicola d’eccellenza della Penisola: Biondi Santi, Michele Chiarlo, Ambrogio e Giovanni Folonari, Pio Cesare, Tenuta San Guido, Ca' del Bosco, Umani Ronchi, Lungarotti, Masi, Mastroberardino, Donnafugata, Marchesi Antinori, Tasca d’Almerita ... .
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