02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

ANCHE IL POMODORO HA LA SUA GIURIA: NASCE A GRUGLIASCO, IN PIEMONTE, L’ASSAGGIATORE DELLE TANTE “CULTIVAR” MADE IN ITALY. L’IDEA E’ PROMOSSA DA UMUS, AIAB, CITTA’ DEL BIO

La cultura del pomodoro, vera e propria bandiera del made in italy, può conoscere una nuova stagione con la riscoperta delle tante varietà autoctone e dimenticate che sopravvivono nei nostri orti. Il pomodoro accompagna la pizza e gli spaghetti, che incontriamo in ogni dove, nelle città di ogni continente. Il pomodoro è un vero e proprio “oro rosso”, per gusto e valore economico: l’Italia è il primo produttore europeo ed è al secondo posto a livello mondiale dopo gli Stati Uniti. Per questo vale la pena dedicargli la giusta attenzione, e, a farlo è un’apposita giuria di esperti che si riunisce ogni anno a Grugliasco (Torino) nell’originale rassegna, dedicata ai “migliori pomodori”, promossa dall’Associazione Umus di Caluso (Torino), con la collaborazione dell’Aiab Piemonte e il patrocinio delle Città del Bio.

Si tratta della prima rassegna in assoluto dedicata a valorizzare le migliori cultivar di pomodoro ed a premiare i pomodori “più buoni”, degustati da una giuria di assaggiatori guidata da Ugo Meneghel, presidente dell’Associazione Umus. Oltre 50 i produttori, che hanno presentato frutti tutti di alta qualità organolettica: dolcezza, acidità, farinosità e croccantezza tra i descrittori della qualità organolettica dei pomodori, accompagnati dalla valutazione dell’aromaticità dei frutti prima della loro ingestione. Senza tralasciare la sapidità, conseguenza dei sali minerali (Sodio, Magnesio, Potassio, Calcio) che contengono. Pomodori rossi, ramati e gialli in un caleidoscopio di colori sconosciuti alla stragrande maggioranza dei consumatori, che ignorano la varietà di frutti, colori e, soprattutto sapori, che questa solanacea, originaria dell’America Latina, ci può regalare.

Qualche anno fa Pietro Citati scrisse un articolo dal titolo “Quando i pomodori avevano un sapore”, ricordando le sensazioni e i gusti dei pomodori dei tempi in cui era ragazzo e lamentando che “oggi i pomodori sono morti …”. “I frutti che, in qualsiasi regione italiana, ci portano in tavola, hanno quasi tutti la stessa forma: mentre il vero pomodoro ha forme diverse, complicate, con spaccature e screziature e, talvolta, generosi aspetti barocchi, che piacevano ai pittori napoletani del diciassettesimo secolo. Non sanno di niente. Sono pieni d’acqua …”, scriveva Pietro Citati. Per fortuna il pomodoro è vivo ed è il caso di dire “W il pomodoro!”.

In tanti orti sparsi per il nostro paese, da nord a sud, in tanti piccoli comuni come Caluso, esistono ancora schiere di appassionati che fanno sopravvivere i “buoni sapori di una volta”, scegliendo l’agricoltura biologica, facendo il semenzaio con i vecchi semi, utilizzando come concime stallatico o humus, limitando l’uso dell’acqua allo stretto indispensabile, combattendo i parassiti solo con solfato di rame e idrato di calcio. Producendo per l’autoconsumo o vendendo i loro frutti nei mercatini locali. Esistono, dunque, ancora i pomodori con il sapore di una volta, ma richiedono tanta cura e passione: ci vuole pazienza e lentezza, perché la velocità è nemica della bontà.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli