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FAO: “LA DICHIARAZIONE FINALE E’ UNA BELLA SCATOLA VUOTA”. LO DICE ACTIONAID. ED ANCORA, L’ORGANIZZAZIONE UMANITARIA MANI TESE: “LA FAME CRESCE CON L’ACCAPARRAMENTO DELLE TERRE”

“La dichiarazione finale Fao è una bella scatola, ma purtroppo è vuota: da un lato, si fa un passo avanti nel riconoscimento del problema della fame, ma dall’altro non ci sono elementi di novità sotto il punto di vista degli stanziamenti”. Così Luca De Fraia, segretario generale aggiunto di ActionAid. Un giudizio positivo viene espresso dall’organizzazione sulla dichiarazione del Vertice di investire nei programmi di sviluppo rurale predisposti dai singoli governi.
“Il riconoscimento della centralità dell’autonomia dei piani messi in atto dai paesi in via di sviluppo, che non devono essere influenzati dai paesi donatori e dalle organizzazioni internazionali, è un importante passo avanti”, prosegue De Fraia. Per la prima volta una dichiarazione internazionale riconosce l’importanza del ruolo che ha la società civile e le organizzazioni internazionali, inserendole tra gli attori che dovranno lavorare d’ora in avanti in modo coordinato in seno al nuovo Comitato per la Sicurezza Alimentare, segnala ActionAid.
La riforma della governance internazionale, per favorire una migliore allocazione delle risorse, è dunque di fondamentale importanza ma manca ancora chiarezza su come il processo di riforma verrà finanziato. “Rimangono forti perplessità sul fatto che i governi ancora non predispongano piani di finanziamento degli aiuti finora promessi”, continua De Fraia.

Focus - Fao: l’organizzazione umanitaria Mani Tese afferma: “la fame cresce con l’accaparramento delle terre”
Fermare gli speculatori per poter diminuire la fame nel mondo. Lo sostiene l’organizzazione umanitaria Mani Tese, che coglie l’occasione del vertice Fao per precisare che “forse si dovrebbe parlare non di crescita della fame ma di crescita degli affamatori”. Numerosi rapporti internazionali (si veda il sito www.grain.org) mostrano come, in nome della sicurezza alimentare le principali istituzioni internazionali, tra cui la Banca mondiale, abbiano promosso negli ultimi anni gli investimenti privati in agricoltura che poi si sono rivelati predatori della stessa risorsa terra contro i poveri contadini dei Sud del mondo.
Al centro di questa ennesima rapina - si legge in una nota - sotto gli occhi di tutti vi sono ancora fondi privati, talvolta sostenuti da fondi pubblici, fuori di ogni controllo, il cui operato ha dato il via alla drammatica crisi finanziaria mondiale che viviamo. Si sta diffondendo - sottolinea Mani Tese - un nuovo tipo di colonialismo, si chiama il land grab, ovvero l’affitto di terre. Un business agricolo nato a seguito della crisi alimentare e ambientale, che garantisce alti tassi di guadagno per gli investitori (solitamente Paesi del Nord del mondo), ma toglie terre coltivabili alle popolazioni che ne hanno più bisogno. Non esiste un’ipotesi di controllo su questo fenomeno. Tali fondi promettono ritorni di investimento dell’ordine del 20-30%. Nulla di strano se non generasse contraddizioni enormi. Come nel caso del Sudan che ha ceduto per 99 anni 1,5 milioni di ettari agli Stati del Golfo Persico, all’Egitto e alla Corea del Sud. In Sudan ci sono 5,6 milioni di affamati, che dipendono dagli aiuti alimentari internazionali.
La maggiore disponibilità di terre si concentra in Paesi molto poveri come il Sudan, dove è presente la più alta percentuale di affamati, costituita prevalentemente da piccoli contadini senza terra e pastori, che vedranno destinati, per decine di anni, ad un altro Paese enormi estensioni di terreni. Per battere la fame - avverte Mani Tese - bisogna prima di tutto fermare gli affamatori e chi specula sul cibo (anche su quello delle nostre tavole).
Di fame a pancia piena se ne è parlato anche a Milano, nei giorni scorsi: le imprese, la Fao stessa, l’Expo e il Comune di Milano si sono riuniti per trovare strategie d’azione per ridurre la fame del Pianeta. Fra i relatori di spicco - sottolinea Mani Tese - il Ceo di Nestle’ Peter Brabreck-Letmathe e il presidente della Barilla, Guido. Mister Mulino Bianco, patron della più importante azienda alimentare del Belpaese, ha criticato fortemente la speculazione finanziaria sui prodotti agricoli e la politica definita da Barilla “scellerata” di produzione degli agro-carburanti che tanto peso stanno assumendo nelle crisi alimentari. Ma nessuno ha posto il problema di quanto le multinazionali del cibo stanno contribuendo ad affamare ed impoverire il Pianeta.
Nel Forum di Milano, anche Paul Naar, vicepresidente di Cargill, la contestatissima azienda trader di grani e leader a livello mondiale che dalla crisi alimentare del 2008 è uscita ancora più grassa. Nessuno degli illuminati imprenditori - aggiunge Mani Tese - ha ricordato però le parole del presidente dell’assemblea generale delle Nazioni Unite, Miguel D’Escoto Brockmann, il quale ha ricordato come “lo scopo essenziale del cibo sia stato subordinato agli obiettivi economici di una manciata di corporation multinazionali che monopolizzano tutti gli aspetti della produzione alimentare e che hanno visto, come la Cargill e la Monsanto, crescere i propri profitti nella crisi alimentare che affamava i poveri e causava rivolte, del 45 e 60% rispettivamente”.

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