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SE I SOLDI DELLA FEDERCONSORZI FINISCONO NELLA NEWCO COLDIRETTI, “CON L’OBIETTIVO DI FAR DIVENTARE L’ORGANIZZAZIONE DEI COLTIVATORI L’UNICA ASSOCIAZIONE DI RIFERIMENTO DEL COMPARTO PRIMARIO”: A DIRLO UN’INCHIESTA DE “IL VELINO”

“L’agricoltura italiana è in crisi, ma i consorzi agrari continuano a rappresentare il piatto ricco a cui tutti vorrebbero accedere. Una su tutte: la Coldiretti. Il progetto della NewCo presentato lo scorso ottobre a Cernobbio è solo uno dei passaggi di un disegno che sembra partire da molto lontano per arrivare “lontanissimo”. Sembrerebbe con l’obiettivo di far diventare l’organizzazione dei coltivatori diretti - come si leggeva nel documento scritto dal segretario organizzativo Vincenzo Gesmundo più di un anno fa - l’unica associazione di riferimento del comparto primario. Non la più grande dunque, ma “l’unica”. Facendo piazza pulita di tutti gli altri protagonisti del settore, che insieme hanno costituito la “Sigla degli undici” proprio per fare fronte unico contro l’organizzazione capeggiata da Sergio Marini. Sembra cosa chiara a tutti che il progetto sui consorzi agrari messo in piedi dal direttore generale Ismea Ezio Castiglione, voglia puntare in questa prima fase costituente sui beni immobiliari. Questione che costituisce un capitolo importante del progetto NewCo”. E’ questo, in poche parole, la questione da cui parte l’inchiesta de “Il Velino”.

Secondo “Il Velino”, se l’emendamento passato con il decreto Sviluppo nel 2009 che “regala” la mutualità prevalente ai consorzi - i cui consigli di amministrazione sono in mano ai soci Coldiretti - aveva generato seri dubbi in più di un parlamentare, l’emendamento al Milleproroghe presentato da un team di senatori, guidati dal presidente della Commissione Agricoltura Paolo Scarpa Bonazza Buora, sembra confermare, secondo alcuni, l’esistenza di un “grande disegno”. In poche parole, sottolinea “Il Velino”, “l’emendamento al decreto Sviluppo ha concesso ai Consorzi lo stesso trattamento e gli stessi benefit fiscali riservati alle cooperative senza però che questi debbano rispettare il vincolo del 51% del fatturato proveniente dai soci; l’emendamento di Scarpa - in discussione domani, 9 febbraio, al Senato - vuole abrogare la 410/del 1999 che prevede lo “scioglimento” della Federconsorzi. Rimettendo in circolazione, se possibile, il tesoretto immobiliare proveniente dalla vecchia Fedit. Soldi che inevitabilmente andrebbero a confluire nella NewCo pensata da Castiglione”.

Ma il discorso di Paolo Scarpa non fa una piega: “si propone una proroga dello scioglimento al 31 dicembre 2010 per verificare se la Federconsorzi è in attivo o in passivo”, spiega a “Il Velino”. Si tratta di una vicenda che risale a 19 anni fa quando la Fedit fu commissariata a fronte di un passivo “giudicato in maniera arbitraria”, sostiene Scarpa. “Ora si vuole solo capire se c’è un avanzo o un disavanzo”. Nel primo caso, spiega Scarpa, “si va al commissariamento definitivo, nel secondo caso però i soldi devono essere ridistribuiti ai legittimi proprietari: agli agricoltori”. E dato che, secondo alcune stime riportate dal quotidiano “Corriere della Sera”, i soldi dovrebbero essere 400 milioni di euro, “andrebbero reindirizzati nel nuovo progetto Coldiretti sui Consorzi agrari”, insiste il presidente della Commissione Agricoltura del Senato. Progetto che, precisa, “è aperto a tutti. Si dimentica sempre che i consorzi agrari fanno da trait-d’union tra le varie associazioni agricole. Non c’è solo la Coldiretti, ma anche la Cia e la Confagricoltura. Se qualcuno, come chi ha ispirato l’articolo sul “Corriere della Sera” - conclude Scarpa - preferisce che i soldi vadano alle banche, io sono dell’opinione opposta: e preferisco che i soldi che erano degli agricoltori tornino, una volta pagati naturalmente tutti i debiti come prevede il codice civile, all’agricoltura che sta vivendo un periodo di difficoltà senza precedenti”. E bene la nascita del progetto di Fedagri sulla rete della vendita diretta “Qui da noi”: “in un momento come questo la concorrenza nei campi può essere solo un fatto positivo”.

Intanto, secondo “Il Velino”, “in vista di tutto questo Coldiretti pensa ad un nuovo “Progetto Aquila” (quello realizzato da Lo Bianco, negli anni Novanta), crea una NewCo di consorzi agrari “privilegiati” con la mutualità prevalente, e accede al tesoretto della vecchia Federconsorzi. E se il Progetto Aquila, il cui obiettivo era quello di mettere in rete tutti i consorzi agrari, era aperto a tutte le organizzazioni agricole, anche il progetto NewCo sembra non essere chiuso ai soci che non sono di bandiera. A completare il quadro e per avere una visione più ampia su come i beni immobiliari abbiano sempre rappresentato la pietra angolare del sistema dei consorzi agrari, basta andare a ripescare la Commissione parlamentare d’inchiesta sul dissesto della Fedit.

Dal racconto stenografico della seduta dell’8 luglio 1999 emerge che il 26 maggio 1995 la Coldiretti - solo due giorni dopo che l’offerta della principessa Pallavicini di 52 miliardi di lire per acquistare Palazzo Rospigliosi era diventata pubblica - costituì a Ravenna “una società, denominata Germina Campus, che aveva come oggetto sociale proprio quello di partecipare ad aste e all’acquisizione di società soggette a procedure concorsuali. Tale società - si legge - è stata poi quella che il 27 luglio 1995 ha stipulato l’atto di compravendita del palazzo Rospigliosi dal notaio Mariconda”. Attuale sede Coldiretti”.

“E non solo - precisa “Il Velino” - sempre negli atti di inchiesta si legge che “la Germina Campus comprò anche il Pino in Località La Storta, nella parte centrale della via Cassia, a Roma. Il rogito venne stipulato dal solito notaio Mariconda il 5 dicembre 1995 per un prezzo di 2 miliardi e 700 milioni di lire per un terreno allora non edificabile”. Poi diventato edificabile. “La vendita riguardava un terreno di 180 ettari non soggetto ad Iva oltre ad un complesso immobiliare situato su questa proprietà e il prezzo pagato 2 miliardi e 380 milioni di lire, iva compresa”. Quasi in contemporanea veniva acquistato dalla Confagricoltura, Palazzo Della Valle, attuale imponente sede dell’organizzazione. Dietro i consorzi agrari, simbolo dell’agricoltura, sembra ci sia ancora una volta l’aspetto immobiliare”.

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