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WINENEWS INTERVISTA LO SCIENZIATO JÜRGEN TAUTZ, UNO DEI MASSIMI ESPERTI MONDIALI DI APICOLTURA, CHE PRESENTA LA SUA RIVOLUZIONARIA TEORIA: “LA COLONIA DI API? POSSIAMO DEFINIRLA UN MAMMIFERO”

Non saranno belle da vedere come le tigri o tenere come i panda, ma le api rappresentano una delle specie animali più affascinanti e ancora misteriose: nonostante siano studiate e osservate da secoli dagli scienziati, riservano ancora delle sorprese. Ne parliamo con lo scienziato tedesco Jürgen Tautz, considerato tra i massimi esperti mondiali di apicoltura, nei giorni scorsi testimonial del Congresso dell’Apicoltura Professionale Italiana a Chianciano Terme (Siena).
Nel suo ultimo libro “Il ronzio delle api”, considerato un testo per certi versi rivoluzionario, Tautz lancia la teoria del “super-organismo”, affermando che l’alveare presenta capacità e complessità equiparabili a quelle dei mammiferi. Secondo le sue ultime ricerche, l’insieme delle api può infatti apprendere, far di conto e modificare i propri comportamenti in relazione con l’ambiente e le sue modificazioni.
Come può paragonare l’alveare ad un mammifero?
Anche se sembra un confronto forzato, sono molte le caratteristiche che le api sembrano avere con questo tipo di animali. I mammiferi, così come le api, presentano un tasso riproduttivo molto basso. Le femmine dei mammiferi producono il nutrimento per la propria prole (il latte) attraverso speciali ghiandole. Anche le api femmine producono il nutrimento (la pappa reale) per la prole attraverso ghiandole specifiche. Inoltre l’utero dei mammiferi offre agli individui che si stanno sviluppando un ambiente controllato e difeso: allo stesso modo le api proteggono la loro progenie in un ambiente simile, l’utero “sociale” costituito dal favo di covata del nido. I mammiferi presentano una temperatura corporea costante di 36° C; le api mantengono la temperatura dei favi di covata contenenti le pupe a 35°C. Infine i mammiferi, grazie al cervello di grandi dimensioni, possiedono capacità cognitive e di apprendimento tra le più sviluppate di tutti i vertebrati; anche le api possiedono capacità di apprendimento altamente sviluppate e un’abilità cognitiva che supera addirittura quella di alcuni vertebrati. Tutto ciò consente di attribuire alla colonia di api il titolo di “mammifero onorario”.
Quali sono le sue ultime scoperte sulla vita dell’alveare?
Dopo lunghe osservazioni abbiamo capito che il favo delle api costituisce anche la rete di comunicazione e la memoria della colonia: come una sorta di “rete telefonica” di cera trasmette informazioni tra le api, ovvero gli elementi del super-organismo. I bordi esterni delle cellette terminano con un rigonfiamento: la vibrazione di questi bordi, che si diffonde per tutto il favo, svolge un ruolo fondamentale nello scambio di informazioni fra le api nell’oscurità del nido, dove non possono essere usati segnali visivi.
Un’altra importante scoperta, ottenuta grazie all’impiego di sofisticate telecamere termografiche e al paziente studio del comportamento delle api, riguarda la temperatura del nido di covata. Gli apicoltori hanno familiarità con questo fenomeno, rilevabile anche a mani nude. In passato si pensava che fosse la covata a produrre calore intorno a sé e che le api vi si recassero per scaldarsi. Questa teoria si è però dimostrata non corretta: abbiamo invece scoperto che le api si scaldano facendo tremare i muscoli delle ali, utilizzando minuscoli muscoli di manovra e aumentando il proprio metabolismo contraendoli ripetutamente. La lente di una macchina fotografica termografica, quando inquadra il nido di covata, mostra le api termoregolatrici che si riscaldano, con i loro toraci “illuminati” situati sull’area delle cellette sigillate. Queste api premono il torace sul coperchio delle celle sottostanti e trasferiscono il calore alle pupe che si trovano all’interno. Dopo un periodo massimo di 30 minuti in questa posizione, e un riscaldamento della temperatura corporea fino a 43 °C, gli animali sono esausti e interrompono l’illuminazione.

Focus - Chi è Jürgen Tautz
Professore all’Istituto di Fisiologia Comportamentale e Sociobiologia dell’Università di Wurzburg, dove è anche direttore del BEEgroup, con il suo team si propone due obiettivi: ricerca di base sulla biologia delle api mellifere e diffusione presso il grande pubblico del sapere sulle api. Negli ultimi quindici anni ha prodotto diverse scoperte che hanno mutato profondamente la nostra visione sulla biologia delle api mellifere. Grazie ai contributi pubblicati sulle migliori riviste scientifiche, quali Science e Nature, Tautz si è conquistato il quinto posto nella classifica dei biologi comportamentali più citati e le sue popolari opere e conferenze sulla biologia organica sono state premiate per ben due volte dall’European Molecular Biology Organization (EMBO), nel 2005 e nel 2007.
Nel suo libro “Il ronzio delle api”, attraverso foto spettacolari e un testo di facile comprensione, Tautz racconta i segreti di un complesso sistema di comunicazione di cui le api sono veri e propri componenti, al pari di un sofisticato prodotto tecnologico. L’intera gamma delle sorprendenti attività che le api sono in grado di svolgere trova in questo testo una affascinante rappresentazione. Pregevoli fotografie, mai viste prima, ritraggono le api impegnate nei compiti più diversi: pulizia delle cellette, cura della prole, accudimento della regina, visite ai fiori, raccolta del nettare, produzione del miele, costruzione dei favi, protezione dell’alveare, termoregolazione ... Il libro contiene anche immagini di api che si accoppiano, sciamano, combattono, dormono e soprattutto comunicano mediante suoni, profumi e danze.

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