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“NEVICATA” DI RICONOSCIMENTI PER L’AGROALIMENTARE ITALIANO: IN POCHI GIORNI L’ASPARAGO DI BADOERE IGP, LA PATATA DELLA SILA IGP E IL PROVOLONE DEL MONACO DOP … E MODIFICHE PER IL CAPPERO DI PANTELLERIA, GIÀ IGP

Fiocca la neve in Italia, e fioccano le Dop e le Igp per l’agroalimentare made in Italy: al ricco paniere di specialità tricolore tutelate con i marchi europei, in pochi giorni, si sono aggiunti l’Asparago di Badoere Igp dal Veneto, la Patata della Sila Igp, il Provolone del Monaco Dop dalla Campania, e modifiche per il Cappero di Pantelleria Igp, dall’isola siciliana. Come di prassi, per l’iscrizione definitiva nel registro comunitario dovranno passare sei mesi senza che nessuno faccia ricorso all’Unione Europea contro i riconoscimenti.
Per l’Asparago di Badoere, la particolare combinazione dei fattori produttivi, quali la manualità e l’artigianalità, unitamente ai fattori pedoclimatici dell’area dove è coltivato, consentono a questo prodotto di differenziarsi con decisione da tutto il comparto di riferimento. Le due tipologie di asparago, bianco e verde, si caratterizzano per un rapido sviluppo, assicurando così turioni che dal punto di vista fisico presentano scarsa fibrosità e un colore particolarmente brillante.
La Patata della Sila, invece, si contraddistingue per la capacità di lunga conservazione e per le ottime qualità culinarie; in particolare, la grande attitudine alla frittura risulta essere legata agli ottimi valori di sostanza secca riscontrati dopo la cottura in olio, che permettono una maggiore persistenza del colore bianco-giallo della polpa della patata. Inoltre, il sapore tipico della patata risulta essere più marcato, la buccia più spessa e resistente alle lavorazioni meccaniche rispetto alle altre patate. La sua coltivazione ha una storia lunga e documentata, che inizia nella Statistica del Regno di Napoli del 1811. La sua coltivazione ha rappresentato un’importante fonte di guadagno per l’altopiano. Nel 1955 nasce il Centro Silano di Moltiplicazione e selezione delle patate dal seme certificato, con il compito di favorire la diffusione del seme certificato. Famosa la ‘Sagra della patata della Sila’ celebrata a Camigliatello Silano. Inoltre, dal 1980 a Parenti si svolge una grande manifestazione sulla patata della Sila a carattere folcloristico e culinario. La zona di produzione è l’Altopiano della Sila, dove la natura dei terreni e le caratteristiche climatiche permettono di ottenere una crescita dei tuberi costante e lenta e una maturazione della pianta ottimale. I comuni dove viene coltivata sono Acri, Aprigliano, Bocchigliero, Celico, Colosimi, Longobucco, Parenti, Pedace, Rogliano, San Giovanni in Fiore, Serra Pedace, Spezzano della Sila, Spezzano Piccolo, in provincia di Cosenza ed i comuni di Albi, Carlopoli, Cicala, Confluenti, Decollatura, Magisano, Martirano, Martirano Lombardo, Motta S. Lucia, Serrastretta, Sorbo San Basile, Soveria Mannelli, Taverna in provincia di Catanzaro.
Il Provolone del Monaco, invece, è prodotto in alcuni comuni della provincia di Napoli. Si tratta di un formaggio semiduro a pasta filata e stagionato per almeno centottanta giorni. La sua specificità è il risultato di un insieme di fattori tipici dell’area dei Monti Lattari, nella Penisola Sorrentina, in particolare delle caratteristiche organolettiche del latte, prodotto esclusivamente da bovini allevati sul territorio, del processo di trasformazione che rispecchia ancora oggi le tradizioni artigiane, tramandatesi di generazione in generazione, e del particolare microclima che caratterizza gli ambienti di lavorazione e stagionatura. Le aziende socie dell’Associazione proponente sono 13, e producono 22mila chili all’anno. Lo stesso nome “Provolone del Monaco” risale a tempi antichi ed è strettamente legato al modo in cui nel passato questo formaggio veniva trasportato per la vendita al mercato di Napoli. Data l’impervietà dei collegamenti la via migliore per raggiungere Napoli era quella del mare: un viaggio lungo e faticoso che iniziava in piena notte. I provoloni venivano caricati su imbarcazioni a remi ed i contadini per ripararsi dall’umidità del mare e della notte erano soliti coprirsi con un grande mantello simile al saio indossato dai monaci. Da allora la denominazione è sempre stata Provolone del Monaco.
Per il gusto Cappero di Pantelleria, infine, le modifiche riguardano una descrizione puntuale delle caratteristiche del cappero (è stata eliminata la possibilità di introdurre una percentuale non superiore al 10% di altre varietà e i valori fissi delle principali caratteristiche della Igp sono stati sostituiti di range), nonché il metodo di ottenimento del prodotto (è stata modificata la densità di impianto; è stata aumentata la densità massima per ettaro e la produzione massima per ettaro; sono stati specificati il periodo di raccolta e la quantità di sale prevista nella fase di elaborazione). Tali precisazioni sono state introdotte per fornire dati più certi al consumatore, rientrando il tutto in un’ottica di maggiore tutela dei diritti del cittadino ad avere un’informazione sempre più trasparente e puntuale. Il Cappero di Pantelleria è caratterizzato da una forma globosa, subsferica, raramente oblunga o conica, dal colore verde senape e dall’odore aromatico, forte, caratteristico senza alcuna influenza estranea. La qualità dei capperi di Pantelleria è il risultato di diversi aspetti che derivano dal materiale genetico a disposizione, dall’ambiente colturale e dalle tecniche agronomiche, dai criteri di lavorazione, conservazione e trasporto. Nei secoli la Igp assunse una crescente importanza per l’economia di Pantelleria; questo valore commerciale comportò come conseguenza significativi miglioramenti nei metodi di coltivazione e nella selezione delle varietà più pregiate. Ma è a partire dal 1970 che si registra poi un incremento progressivo del peso economico-agricolo della cappericoltura nell’economia dell’isola; infatti, è in questo periodo che avviene un’inversione di tendenza che vedrà la coltivazione del cappero aumentare progressivamente fino a ricoprire un ruolo di primo piano.

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