Quando l’esperienza e la storia non spingono a sedersi sugli allori, ma a guardare al futuro con progetti concreti. Lo ha fatto il Consorzio del Vino Chianti Classico, a tutela di uno dei territori più antichi e blasonati dell’enologia italiana, a cavallo di una crisi economica mondiale difficile da decifrare. Prima l’annuncio che il vino del Gallo Nero sarà il primo italiano quotato alla borsa merci, come ha ricordato oggi nella “Chianti Classico Collection”, a Firenze, il direttore del Consorzio, Giuseppe Liberatore, “per eliminare tutte le criticità per la rilevazione del prezzo, che sono fondamentali perché vengono presi a riferimento da parte dei buyers e compratori, e che vanno a costruire poi il prezzo finale del prodotto. Quando gli scambi con questa piattaforma - ha spiegato - supereranno il 20% del volume, questo diventerà lo strumento di riferimento nella creazione dei prezzi”. Prezzi al centro di un altro provvedimento preso dal Consorzio, ovvero il “blocage” del 20% della produzione di Chianti Classico 2009, che non potrà essere commercializzata e rimarrà presso i produttori per un periodo di 24 mesi, per salvaguardare la redditività del prodotto. Per fare ulteriore chiarezza, tra il Chianti Classico e gli altri tipi di Chianti, è arrivato anche il “divorzio” alla chiantigiana, che prevede che nei territori del Gallo Nero si possa produrre soli il Chianti Classico, appunto. E per dare ulteriori garanzie al consumatore, il Consorzio ha messo in campo anche gli “007” del vino, ovvero ispettori che verificheranno la corrispondenza al disciplinare delle bottiglie allo scaffale, interpretando così il ridisegnamento della funzione dei consorzi prevista dal progetto di revisione della legge 164/92. Azioni concrete a cui si aggiunge, “last but not least”, l’aumento del 30%, “nonostante la crisi, delle nostre attività di promozione - ha aggiunto Liberatore - perché nei momenti più difficili si deve fare il maggior sforzo”. Azioni che unite alla fondamentale qualità del prodotto delle annate entrate in commercio, il 2008 e la Riserva 2007, e delle “buone attese per i risultati della vendemmia 2009”, come ha sottolineato il presidente Marco Pallanti, fanno sperare in un 2010 che ha già dato segnali, seppur deboli, di inversione di tendenza in positivo.
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