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RICCIARELLI DI SIENA E PATATA DI BOLOGNA NUOVE IGP E DOP: PER ZAIA “VALORI AGGIUNTI PER IL GIÀ RICCO MADE IN ITALY”. FOCUS - COLDIRETTI: “CON OLTRE 200 PRODOTTI “DOC”, ITALIA LEADER UE. IN 10 ANNI RADDOPPIATE LE SPECIALITÀ ITALIANE RICONOSCIUTE”

“Continua il lavoro di tutela del patrimonio agroalimentare di qualità italiano: la Commissione Europea ha iscritto nel registro delle Dop e Igp i Ricciarelli di Siena e la Patata di Bologna. A breve, inoltre, anche il Marrone della Valle di Susa verrà inserito nell’elenco delle indicazioni geografiche tutelate. Si tratta di ulteriori valori aggiunti al nostro già ricco made in Italy, una garanzia di eccellenza per i consumatori e, per i produttori, l’occasione per tutelare la loro tradizione produttiva”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Luca Zaia, dopo il riconoscimento Igp ai Ricciarelli di Siena e Dop alla Patata di Bologna.
Nati come dolci tipici ed insostituibili delle ricorrenze natalizie, i Ricciarelli di Siena hanno esteso il loro consumo anche agli altri mesi dell’anno, soprattutto per effetto della forte affluenza nel territorio di visitatori e turisti di ogni parte del mondo. Fin dall’antichità Siena si è caratterizzata per una forte presenza dell’artigianato dolciario, retaggio del ruolo importante svolto nei secoli dalle locali spezierie che, sorte nel Medioevo, sono state le depositarie della produzione tipica del territorio. La Patata di Bologna, invece, presenta tradizionalmente un contenuto medio di sostanza secca e una buona consistenza della polpa, elementi che la rendono particolarmente adatta ad essere utilizzata in molteplici modi in cucina. Il gusto tipico ma non troppo pronunciato e la sua buona conservabilità ne fanno ancora oggi un riferimento ottimale per il mercato, e la Dop si lega da sempre alla zona di produzione, come confermano le peculiarità qualitative della Patata di Bologna (odore, gusto, intensità del colore della polpa e della buccia), determinate, oltre che dalla genetica, anche dall’ambiente di coltivazione (suolo, clima, tecnica colturale, tipologia di conservazione) tipico della provincia di Bologna.
È stata, inoltre, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea la domanda di riconoscimento come Igp del Marrone della Valle di Susa. È iniziata la procedura comunitaria che prevede sei mesi di tempo per permettere agli altri Stati Membri di presentare domanda di opposizione alla richiesta di Igp: trascorso questo periodo il Marrone della Valle di Susa verrà iscritto nel registro ufficiale europeo delle Dop e Igp.

Focus - Coldiretti: “con oltre 200 prodotti “Doc”, l’Italia è leader in Ue. In 10 anni raddoppiate le specialità italiane riconosciute dall’Europa”
Con 201 specialità alimentare tutelate negli ultimi 10 anni sono raddoppiati i prodotti a denominazione di origine (Dop/Igp) italiani riconosciuti in Europa, dove il made in Italy di qualità ha conquistato il primato superando la concorrenza francese. Emerge da un’analisi della Coldiretti, dopo il riconoscimento dei Ricciarelli di Siena Igp e della Patata di Bologna Dop.
“I riconoscimenti nazionali - sottolinea la Coldiretti - sono aumentati dai 101 del 2000 ai 201 attuali, di gran lunga superiori a quelli della Francia (170 prodotti) che guidava invece la classifica all’inizio del millennio. Se i Ricciarelli di Siena sono i dolci tipici delle ricorrenze natalizie, il riconoscimento della Patata di Bologna Dop è un preciso segnale verso la valorizzazione del legame con il territorio delle produzioni che dimostra come l’Italia non abbia bisogno della patata Ogm Amflora recentemente autorizzata dalla Commissione Europea”.
Secondo i dati della Coldiretti, il “tesoro” made in Italy si fonda su 126 Dop e 75 Igp, tra i quali 74 prodotti ortofrutticoli, 39 oli extravergini di oliva, 37 formaggi, 32 prodotti a base di carne, 6 prodotti da panetteria, 4 spezie o essenze, 3 aceti, 3 prodotti di carne e frattaglie fresche, 2 pesci, molluschi o crostacei freschi e prodotti derivati, e 1 miele. Complessivamente il fatturato dei prodotti a denominazione di origine ha sfiorato nel 2009 i 10 miliardi di euro, realizzati per quasi il 20% sui mercati esteri dove, secondo la Coldiretti, crescono parallelamente anche le imitazioni ed i tarocchi. I prodotti più consumati sono i formaggi (con il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano in testa) ed i salumi (tra i quali guidano la classifica il Prosciutto di Parma e quello di San Daniele), ma sono cresciute anche le altre categorie di prodotto come gli ortofrutticoli (dalla Mela della Val di Non a quella dell’Alto Adige, dalle Arance Rossa di Sicilia alla Pesca e Nettarina della Romagna) e gli extravergini.
Per la Coldiretti, a frenare la diffusione del made in Italy a denominazione, è la proliferazione dei prodotti alimentari taroccati all’estero che “sono causa di danni economici, ma anche di immagine. Il rischio reale è che si radichi nelle tavole internazionali un falso made in Italy che toglie spazio di mercato a quello autentico e banalizza le specialità nostrane frutto di tecniche, tradizioni e territori unici e inimitabili. E’ il caso - spiega la Coldiretti - dei formaggi tipici dove il Parmesan è la punta dell’iceberg diffuso in tutto il mondo, dagli Usa all’Australia, ma ci sono anche il Romano, l’Asiago e il Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciati” come italiane. E in alcuni casi sono i marchi storici ad essere “taroccati” come nel caso della mortadella San Daniele e del prosciutto San Daniele prodotti in Canada”. I Paesi dove sono più diffuse le imitazioni, secondo la Coldiretti, sono Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti dove “appena il 2% dei consumi di formaggio di tipo italiano sono soddisfatti con le importazioni di formaggi made in Italy, mentre per il resto si tratta di imitazioni e falsificazioni ottenute sul suolo americano con latte statunitense in Wisconsin, New York o California. Ma a preoccupare sono anche - conclude la Coldiretti - le tendenze di Paesi emergenti come la Cina dove il falso made in Italy è arrivato prima di quello originale e rischia di comprometterne la crescita”.

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