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RIDUZIONE DEI GAS SERRA NELLE IMPRESE VITIVINICOLE: PER CONTROLLO AMBIENTALE, OTTIMIZZAZIONE DEL PROCESSO PRODUTTIVO E MIGLIORAMENTO DELL’IMMAGINE AZIENDALE E TERRITORIALE, DI SCENA, A VINITALY (9 APRILE), CONVEGNO AD HOC DE “L’INFORMATORE AGRARIO”

Il cambiamento climatico globale è una vera e propria emergenza per il Pianeta. Un’emergenza da affrontare limitando tutte le emissioni di gas serra prodotte dalle attività umane. Non sfuggono a questo imperativo le produzioni agroalimentari tra cui quelle viticolo enologiche.
Il mondo vitivinicolo internazionale sta dimostrando una particolare sensibilità al tema, testimoniata dalla messa a punto di sistemi per valutare l’“impronta carbonica” della filiera e dalla loro adozione a livello territoriale e aziendale. Per fare dei nomi, ecco qualche zona di produzione: Champagne, Bordeaux e Borgogna in Francia; Langhorne Creek Wine Grape Growers e McLaren Valley in Australia; e qualche brand: Constellation, Pernod Ricard, Laurent Perrier Gallo, Sonora Wine Company, Lvmh (Moet&Chandon, Dom Perignon, Ruinart, Veuve Cliquot, Hennessy).
Un’attenzione all’impatto ambientale che si traduce non solo in una razionalizzazione del processo produttivo ma si configura come vera e propria nuova leva di marketing. A dimostrarlo l’interesse di numerosi grandi gruppi di distribuzione e commercializzazione tra cui Tesco, Carrefour, Leclerc e Casinò, che hanno espresso l’intenzione di lanciare campagne di valorizzazione dei prodotti che possono dichiarare il loro livello di emissioni.
Nel convegno, di scena a Vinitaly (9 aprile) - una “prima assoluta” per l’Italia sull’argomento, organizzata dalla rivista “L’Informatore Agrario”, in collaborazione con Sata Studio Agronomico - saranno illustrati l’importanza tecnica, economica e sociale della conoscenza dell’“impronta carbonica”, i sistemi di valutazione messi a punto finora nel mondo anglosassone, in Francia e l’esperienza italiana (che lo studio agronomico Sata sta realizzando con l’azienda umbra Caprai, leader del Sagrantino), oltre che la posizione dell’Oiv sull’armonizzazione del bilancio del carbonio illustrata dal suo direttore generale Federico Castellucci, e, tra gli altri, gli interventi di Sébastien Kerner Institut Français de la Vigne et du Vin - Ifv sull’esperienza francese del Bilan Carbone, di Tony Battaglene della Federation Internationale des Vins et Spiritueux e della Winemakers’ Federation of Australia, e di Leonardo Valenti del Dipartimento Produzione Vegetale - Facoltà di Agraria - Università Statale di Milano e dei tecnici dello studio agronomico Sata Marco Tonni e Pierluigi Donna. Inoltre, sarà presentata la case history dell’azienda di Marco Caprai, che a nome dell’Associazione Grandi Cru di Montefalco, presenterà una relazione circa l’accesso a finanziamenti europei per la realizzazione di attività strategiche e utili allo sviluppo tecnico e di immagine di un territorio viticolo grazie alla valutazione dell’“impronta carbonica”.

Focus - Che cosa è l’“impronta carbonica”
Attualmente, a livello mondiale, solo alcuni Paesi si sono realmente impegnati a redigere un protocollo guida per queste forme di monitoraggio. è il cosiddetto “Bilancio Carbonio” (o impronta del Carbonio” “Carbon footprint”) in fase di studio presso l’Itv in Francia , mentre è prossimo ad essere completato l’Iwcc (International Wine Carbon Calculator) ad opera del Wfa (Winemakers Federation of Australia), insieme a neozelandesi, sudafricani e californiani.
Si tratta di un’analisi molto articolata e complessa su tutte le forme di emissione derivate dall’attività aziendale, che tiene conto del grado di responsabilità di ogni passaggio e componente della filiera sull’effetto serra e sul livello generale di inquinamento. In Italia non è stato ancora ufficializzato un protocollo valutato, adattato e condiviso. Ma lo studio agronomico Sata ha stabilito in esclusiva un accordo di collaborazione con Wfa per elaborare un metodo di monitoraggio e calcolo specifico per l’Italia.

Focus - Il calcolatore di emissioni di anidride carbonica specifico per l’industria vinicola italiana realizzato da Sata
Partendo da un iniziale e più genericamente valido protocollo per la stima dei gas ad effetto serra (Greeenhouse Gas Calculator, Ghg), adatto al calcolo delle emissioni per una qualsiasi attività umana (dai voli aerei per chi va in ferie al riscaldamento dell’abitazione), nel mondo si sta predisponendo e adattando progressivamente un calcolatore “internazionale” specifico per l’industria vitivinicola.
L’International Wine Carbon Calculator (Iwcc) è un calcolatore di emissioni di anidride carbonica e gas ad effetto serra, sviluppato attraverso una prtnership tra Istituti di ricerca e associazioni di produttori di California, Nuova Zelanda, Sud Africa e la Winemakers’ Federation of Australia (Wfa). Per rendere questo strumento utilizzabile ed affidabile anche in Italia, lo si deve adattare inserendo i parametri italiani (ad esempio il rapporto tra energia consumata e Co2 prodotta, i gas inquinanti prodotti dai veicoli e dai motori utilizzati nelle aziende italiane, ecc.). Ed è proprio quello che Sata sta facendo. Per eseguire questo computo si adotta un software di calcolo, chiamato sinteticamente “Calcolatore del Carbonio” (carbon calculator) o “calcolatore delle emissioni di gas ad effetto serra” o, “calcolatore per il bilancio dell’anidride carbonica”, che permette di stimare la quantità di gas a effetto serra prodotta durante un processo industriale a causa del consumo di energia necessaria per il processo produttivo in sé, per il riscaldamento o il raffreddamento, per il trasporto delle materie prime, e così via per ogni passaggio della filiera. Il software sarà in grado di fornire una “impronta ambientale”, costituita cioè dal bilancio dei gas emessi, direttamente o indirettamente, durante il processo produttivo, a sua volta suddiviso in diversi “ambiti”. L’impronta primaria, o “ambito 1” è una misura diretta delle emissioni di CO2 da combustione di combustibili fossili, tra cui il consumo interno di energia per il trasporto o per i lavori aziendali.
L’azienda è, quindi, responsabile diretta di queste emissioni a seconda di quanto carburante utilizza. L’impronta secondaria o “ambito 2” è una misura delle emissioni indirette di gas serra causate da energia acquistata da fornitori esterni. Spesso questa è la componente principale (es. gas serra prodotti per fabbricare l’energia acquistata per far funzionare impianti di riscaldamento o refrigerazione). L’impronta terziaria o “ambito 3” include le voci di produzione di gas serra determinate da tutto il ciclo di vita dei prodotti e materiali che si acquistano e si utilizzano durante il ciclo produttivo. Si deve considerare ad esempio la Co2 prodotta per fabbricare il vetro delle bottiglie, gli additivi enologici, i concimi, i prodotti fitosanitari … .

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