02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

IL LIBRO DEL GIORNO … “TRA VINO E CINEMA CONTRO CONFORMISMO. IL MANIFESTO DI NOSSITER, REGISTA E SOMMELIER”. JONATHAN NOSSITER: “LE VIE DEL VINO” (EINAUDI)

Nella globalizzazione imperante, oltre la cultura (il cinema in primo luogo), anche il vino rischia. Ed è un rischio “politico”, perchè l’omologazione crescente farà scomparire la mano e il sudore, il sole, l’acqua e la terra, il piacere e il lavoro dell’uomo: in una parola storia, cultura e tradizioni. Nossiter - scrittore e sommelier, autore del documentario “Mondovino”, con il quale ha vinto la “Palma d’Oro” al Festival del Cinema di Cannes nel 2004 - è un convinto nemico sia nel cinema sia nel vino del “totalitarismo morbido”, ovvero il fenomeno strisciante in cui tutto diventa eguale, indistinguibile.
“In questi anni, in cui molti italiani - scrive - sentono che il loro paese sta scivolando verso una disperazione culturale e sociale, i recenti cambiamenti nel mondo del vino in Italia offrono non solo una fonte di speranza per la cultura del vino italiano, ma anche un esempio di libertà e di impegno etico per ogni forma di attività culturale nel mondo intero”. La speranza ha un nome: vini naturali. Ossia quelli in cui nessun prodotto chimico di sintesi viene in contatto con la terra, con la vigna o con il vino che se ne ricava. Scettico all’inizio su questo modo di vinificare prevalentemente francese e italiano, Nossiter ammette di aver cambiato idea: “ora credo - scrive ricorrendo sempre al parallelo cinematografico - che si possa paragonare il movimento dei vini naturali a una sintesi un po’ pazza (applicata al mondo del vino) tra l’umanesimo e la trasparenza del Neorealismo e la sperimentazione estetica della Nouvelle Vague”.
Nossiter si spinge ancora più in là: non va modificato solo il procedimento di vinificazione ma occorre anche “una profonda mutazione” nel sistema di chi beve i vini naturali. Sempre ricorrendo al cinema, l’autore scrive: “al posto della seduzione diretta, della rotondità e della chiarezza visuale di un vino convenzionale (buono o cattivo che sia), molti dei vini naturali hanno una testura un po’ ruvida, letteralmente impura (con la presenza di un deposito naturale) e torbida. Un bevitore senza esperienza li può trovare primitivi, non finiti e zeppi di errori tecnici, proprio - aggiunge - come sembravano i film di Fassbinder nei primi anni ‘70 a chi li guardava e li paragonava alla levigatezza dei film di Hollywood”.
Ed ancora: ‘‘i vini naturali possono essere capiti in modo giusto anche perchè spesso sono più leggeri dei vini convenzionali, come se mancasse loro un po’ di sostanza. Ma questa leggerezza può essere un vantaggio, proprio come le ellissi narrative e la delicatezza emotiva dei film di Ozu”. Per questo - alla fine del viaggio sulle vie del vino naturale tra il vecchio e il nuovo mondo - Nossiter lancia il suo manifesto: “la difesa del terroir (termine che indica l’interazione tra suolo e microclima specifico) non è sinonimo di attaccamento reazionario e ostinato alla tradizione”. Bensì difesa della “nostra memoria storica, cioè la sola garanzia in grado di proteggerci dalle menzogne devastatrici del marketing e dallo sfruttamento cinico del mercato, della cultura, della politica mondiale”.
Fonte: Ansa - Autore: Massimo Lomonaco

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli