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ISTAT: -3% LA SPESA ALIMENTARE DELLE FAMIGLIE ITALIANE NEL 2009, CON IL 63% CHE HA TAGLIATO SOLO IN QUANTITA’, E IL 15% ANCHE SULLA QUALITA’. CODACONS: “SEGNALE GRAVE”. FOCUS: LE ANALISI DI COLDIRETTI, CIA E CONFAGRICOLTURA

La percentuale di famiglie che ha dichiarato di aver diminuito nel 2009 la quantità e/o la qualità dei prodotti alimentari acquistati rispetto al 2008 è pari al 35,6%. E’ quanto emerge dall’indagine
annuale Istat sui consumi delle famiglie italiane, secondo la quale, tra questi, il 63% ha dichiarato di aver diminuito solo la quantità, mentre il 15% di aver ridotto, oltre alla quantità, anche la
qualità. La spesa media mensile per gli alimenti si è così ridotta del 3% rispetto al 2008, attestandosi a 461 euro al mese. Per il presidente Codacons Carlo Rienzi, la riduzione generale dei consumi pari all’1,7%, “è un segnale grave che dimostra lo stato di disagio economico in cui versano i cittadini e il dilagare di un crescente stato di povertà che fa diminuire gli acquisti” e, “a destare estrema preoccupazione è soprattutto il dato sui generi alimentari, con 1 famiglia su 3 che ha ridotto i consumi nel 2009. Ciò significa che per far fronte alla crisi e al carovita dilagante, i cittadini sono costretti a mangiare di meno e tirare la cinghia anche su beni primari come il cibo”.

“La diminuzione - spiega l’Istituto di statistica - segue l’incremento osservato nel 2008, essenzialmente dovuto alla sostenuta dinamica inflazionistica che aveva caratterizzato questi beni”. In particolare, rispetto al 2008, diminuisce la spesa media mensile per pane e cereali, per oli e grassi, per patate, frutta e ortaggi, per zucchero, caffè e altro, e in diminuzione risulta anche la spesa per bevande. La contrazione osservata a livello nazionale è essenzialmente dovuta alla diminuzione registrata nel Mezzogiorno, dove dai 482 euro del 2008 si scende ai 463 del 2009.

Per il presidente Codacons, “complice di tale situazione negativa è lo stato dei prezzi al dettaglio, in Italia ancora eccessivamente elevati nonostante il calo dei consumi. E nel 2010 andrà anche peggio, con una riduzione degli acquisti che potrebbe arrivare al 2%. L’unica soluzione per sostenere efficacemente le famiglie e far riprendere i consumi - conclude Rienzi - è una riduzione generalizzata dei prezzi nell’ordine del 20%. Se non si arriverà a un calo dei listini, si registrerà una nuova e desolante ondata di povertà nel nostro Paese, e saranno guai amari per tutti”.

Focus - Coldiretti: “9 italiani su 10 non rinunciano alla qualità della spesa”; Cia: “il 30% delle famiglie acquista solo promozioni”; Confagricoltura: “il -3% della spesa alimentare è il doppio della flessione complessiva dei consumi”

Quasi 9 italiani su 10 (87%) non hanno rinunciato alla qualità della spesa alimentare nonostante le difficoltà economiche. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sui dati Istat sui consumi delle famiglie italiane nel 2009. La Cia- Confederazione italiana agricoltori sottolinea che 6 famiglie su 10 sono state costrette a cambiare gli acquisti dei prodotti alimentari, con il 40% che ha optato per prodotti di qualità inferiore e il 30% che ha comprato solo promozioni. Poco meno del 14% ha, invece, rinunciato a pranzi e cene fuori dalle mura domestiche. Confagricoltura rileva che il -3% della spesa alimentare delle famiglie rilevata dall’Istat nel 2009, è il doppio della flessione complessiva dei consumi registrata a livello nazionale e per i prodotti non alimentari, che costituiscono oltre l’80% della spesa totale delle famiglie

Per la Coldiretti, “la ricerca della qualità dei prodotti alimentari rimane una priorità anche in periodi di crisi, per effetto della necessità di garantirsi cibi sicuri di fronte al ripetersi degli scandali alimentari. L’ultimo esempio è quello della mozzarella blu contaminata prodotta in Germania e venduta in tutta Europa con nomi italiani a prezzi bassi nei discount alimentari. Si specula sulla gente che in una situazione di difficoltà economica si rivolge a prodotti anonimi di basso costo che non offrono garanzie di sicurezza e genuinità”. Un furto di identità ed una speculazione che, denuncia la Coldiretti, “portano ad aumentare di cinque volte i prezzi dei prodotti alimentari dal campo alla tavola a danno degli agricoltori, che vengono sottopagati, e dei consumatori, che sono costretti a contenere gli acquisti”.

“E così il carrello della spesa continua a modificarsi”, secondo la Cia, che sottolinea come in netto calo siano soprattutto gli acquisti di pane (-12% negli ultimi due anni) ridotti dal 50% delle famiglie. Analogo il discorso per la scelta di prodotti di qualità inferiore, dove l’orientamento delle famiglie, a livello nazionale, ha, infatti, riguardato il pane per il 41,6%. Per la Cia, “il prodotto simbolo della dieta mediterranea, assieme alla pasta, si allontana sempre di più dalle nostre tavole, complici sia il cambiamento della dieta che ha spinto verso un calo dei consumi sia gli effetti dell’aumento medio del prezzo del pane che nello scorso anno è cresciuto di oltre il 4% e del 2% nel primo trimestre 2010. E proprio in quest’ultimo periodo si è avuta una contrazione nelle vendite del 4%”. Molte delle modifiche al carrello della spesa, prosegue la Cia, sono di natura strutturale, cioè indipendenti dal momento di crisi, ma dettate da nuovi stili di vita e di consumo: è il caso appunto del calo nel consumo di pane, che ha trovato una valida alternativa nei suoi sostituti, quali crackers, grissini e fette biscottate, in particolare. La Cia ricorda inoltre che il 72% degli italiani mangia pane ogni giorno, l’11% 3 o 4 volte a settimana, il 10% 5 o 6 volte a settimana. Nella fotografia della Cia, si rileva che la famiglia italiana acquista con maggiore consapevolezza e attenzione al prezzo, con l’obiettivo di spendere al meglio le risorse disponibili. Si cercano alternative più convenienti, si rincorrono, appunto, le promozioni, si compra in punti vendita dove gli stessi prodotti si trovano a prezzo più basso, si guarda con interesse a saldi, sconti, offerte. Si punta, quindi, al prezzo più basso. “E così l’indice degli acquisti domestici resta al palo - conclude la Cia - la ripresa ritarda e, al momento, è difficile prevedere quando si manifesterà in maniera tangibile”.

Per Confagricoltura la tendenza al ribasso dei consumi è determinata sia dall’andamento deflazionistico dei prezzi dei prodotti alimentari rispetto al 2008, sia dalla contrazione delle quantità acquistate. Si conferma, quindi, secondo Confagricoltura, il ruolo anti-inflattivo dei consumi alimentari che, dopo un periodo di relativo dinamismo, è tornato a far sentire i suoi effetti positivi sulle tasche dei consumatori. “Ma - dice Confagricoltura - non dobbiamo dimenticare che questo significa prezzi all’origine inferiori nelle campagne, che comprimono i redditi degli agricoltori, non a caso diminuiti del 21% nel 2009 rispetto al 2008”. Confagricoltura evidenzia però anche il dato strutturale di contenimento della spesa alimentare sul complesso dei consumi delle famiglie italiane, scesa nel 2009 sotto il 19%. “Una tendenza che deve far riflettere - conclude Confagricoltura - se si contraggono gli spazi della domanda interna, che peraltro è sempre più soddisfatta dall’offerta estera in virtù del ravvicinamento dei mercati, è necessario guardare all’export, per rimanere competitivi. Occorre, dunque, un’adeguata politica di promozione e rilancio delle nostre imprese sui mercati esteri”.

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