02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

PASSATO E PRESENTE SI INTRECCIANO IN UN’ESPERIENZA DI MEMORIA SUL VINO: ECCO “IL VIAGGIO DELL’UVA”, LABORATORIO TEATRALE SUL LAVORO DELLA TERRA DI SCENA AL “FESTIVAL INTERNAZIONALE DI MONTALCINO” (FINO AL 1 AGOSTO)

Correva l’anno ... e a Montalcino, l’arrivo sulla scena internazionale del suo celebre vino si intrecciava con un’“officina” di teatro “di bottega”, destinata a diventare di riferimento in Italia, che avrebbe portato nella città del Brunello Eduardo de Filippo e Monica Vitti, tra i molti “maestri per un giorno” di pedagogia teatrale. Oggi il Festival Internazionale di Montalcino (fino al 1 agosto), all’edizione n. 31 “1980-2010 A memoria di nuovo”, di Comune di Montalcino e Interno 5, propone, tra gli altri, “Il viaggio dell’uva”, laboratorio del Teatro de los Sentidos di Enrique Vargas: un’esperienza ludico-sensoriale sulla memoria e gli immaginari del vino in uno dei suoi luoghi simbolo e un lavoro di memoria della terra inteso non solo come riflessione di ciò che fu ma come premonizione di ciò che sarà.
Info: www.festivalinternazionaledimontalcino.it

Focus - Come nasce “Il viaggio dell’uva”
“Molto, molto tempo fa, al principio di ogni primavera, gli uomini e le donne che avevano cominciato a coltivare la terra si riunivano all’ombra di un grande albero per bere, per cantare, per ballare ... e i loro canti erano così allegri che finanche il fiume ballava. Solo essi conoscevano il segreto e il rischio di svegliare l’anima che abita il vino ...
Attenti, i viaggiatori (spettatori) ascoltano il racconto e scoprono il piccolo seme d’uva che appare nella terra fertile. Crescerà molto lentamente da sotto un vascone di terra umida e lo coglieranno con estrema cura. Ai viaggiatori sarà consegnata l’uva e con essa il futuro del piccolo seme, al quale, a partire da questo momento, saranno uniti. Schiaccieranno l’uva, non con i piedi, ma con i polpastrelli delle dita e, ormai convertiti in lavoratori di questo microcosmo della vendemmia, scopriranno che estrarre il succo d’uva trasmette un piacere enorme; è come se si estraesse il succo della vita stessa. Poi, il riposo, la fermentazione, in uno spazio che, grazie al gioco drammatico, si sarà convertito in un barile coperto durante la notte affinchè, nel silenzio, si posino il sapore, la polpa, l’odore.
L’oscurità rende il viaggio più intenso. Andando verso il vino che, solo in apparenza, dorme, il succo d’uva conduce i viaggiatori attraverso il loro passato come pianta e il loro futuro come liquido depurato e prezioso: dalla foglia al ramo, al ceppo, alla vigna, fino a risalire alla profondità della terra, da dove si anticipava come premonizione, come sogno e come certezza, la trasformazione in vino.
I viaggiatori si destano da questo sogno con il suono di una bottiglia stappata e poco a poco si alzano per condividere un bicchiere di vino. L’odore si fa memoria di tutto ciò che il vino fu, legno, mela, nocciola, erba. Il sapore ha la forma di ciò che non è solo il palato a degustare, ma anche il corpo intero e l’anima dal fondo. E alla fine, la celebrazione, la festa, la musica che accompagna la nascita del vino, la libertà e la follia; incontrare l’altro, svelare il segreto o meglio ancora, preservarlo, sí, preservarlo, come tutti i segreti.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli