La Fivi (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), che ha giustamente iniziato una campagna di sensibilizzazione sulle problematiche del consumo di vino e il suo rapporto con le nuove disposizioni del Codice stradale, rileva e accusa che “le modalità operative applicate per frenare l’abuso dell’alcol da parte di chi guida, pur legittime, siano dettate in un clima di neo-proibizionismo che induce chi controlla a fare un uso esagerato dell’etilometro. Questa situazione penalizza oltre misura ed oltre il lecito tutti coloro i quali considerano il vino un alimento e lo consumano con responsabilità e moderazione”.
Gli effetti, sono già sostanzialmente conclamati: abbattimento dei consumi del vino, penalizzazione pesante della filiera produttiva, che va a toccare il comparto anche in senso allargato, colpendo la ristorazione, l’enogastronomia, il turismo del vino, insomma, l’intera economia dei Paesi produttori.
Anche l’uso, per giunta, smodato dell’etilometro, pone non poche perplessità. In questo senso, i dubbi sul suo funzionamento sono decisamente più che tali. Il professor Michael P. Hlastala, primario pneumologo e ricercatore dell’Università di Washington, afferma, che “l’etilometro, non sarebbe in grado di dare risultati certi e probanti per quanto concerne l’esatta misurazione della concentrazione alcolica nel sangue dell’individuo sottoposto a controllo”.
Naturalmente, la Fivi, organizzazione che si occupa di diffondere la cultura del consumo consapevole, aderisce con Cevi (Confédération Européenne des Vignerons Indépendants) al programma Europeo Wine in Moderation e combatte l’abuso dell’alcool, sa benissimo che chi si mette alla guida debba essere sobrio, e che chi guida in stato di ebbrezza debba essere messo nelle condizioni di non guidare. Ma, con altrettanta convinzione, l’associazione di Costantino Charrere, è decisamente perplessa di fronte a proposte normative improprie che per contrastare l’abuso di alcol, colpiscono nel mucchio, senza fare distinzione tra i soggetti controllati e che per informare, educare e prevenire, utilizzano mezzi e percorsi ingiusti.
Non si tratta, evidentemente, di creare un fronte schierato in opposizione a controlli e forze dell’ordine, Organizzazione Mondiale della Sanità e Istituto Superiore di Sanità comprese; al contrario, la Fivi vuole creare e diffondere progetti educativi per i consumatori tutti, con particolare attenzione ai giovani, progetti che devono necessariamente passare attraverso una condivisa azione, in cui anche la scuola giochi il ruolo che le compete.
“La Fivi - spiega il suo presidente Costantino Charrere - ha come obbiettivo principale quello di allargare il dibattito a tutte le categorie produttive di filiera, in Italia ed in Europa. Organizzazioni operanti sul territorio, istituzioni, mondo della comunicazione, politica e magistratura debbono essere coinvolti, per fare chiarezza e stabilire una soluzione condivisa e civile della questione, nel totale rispetto di ruoli, regole e individui. L’albero della vite ha sempre accompagnato l’uomo, disegnando un paese, non a caso chiamato “Enotria”, e ha dato un fondamentale contributo alla civilizzazione. Il vigneto e il vignaiolo sono stati il motore di questo sviluppo. Il vino è quindi da considerarsi un alimento portatore di vita, cultura, tradizione, sacralità, economia reale, gestione salvaguardia e tutela, presidio del territorio. A tal punto che il modello di sviluppo vitivinicolo Mediterraneo - conclude Charrere - è universalmente riconosciuto, per il suo storico, reale, qualitativo valore”.
La filiera del vino vive oggi, probabilmente, una delle più grandi crisi strutturali mai conosciute. Ad aggravare la situazione, i consumi di vino si stanno drammaticamente riducendo, per dare spazio a bevande che nulla hanno a che vedere con la nostra storia e la nostra cultura, bevande industriali di diverso genere, anche eccitanti, che accompagnate da forti messaggi pubblicitari, hanno una particolare presa sui giovani. Tutto questo si somma alla grande campagna di demonizzazione dei consumi dell’alcool, che per quanto a ragione legittima, va a colpire impropriamente tutti quei consumatori moderati per i quali il vino è alimento, e conseguentemente i Produttori vitivinicoli, che di questo vivono.
Le parole del Presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo Paolo De Castro sono quanto mai chiare e colgono precisamente il punto: “la sacrosanta lotta agli abusi dell’alcool ha coinvolto troppo il comparto del vino, che non si è saputo o voluto distinguere da quello degli altri alcolici. Sui controlli con gli etilometri c’è una certa confusione e una buona dose di esagerazione con riflessi psicologici sui comportamenti dei consumatori. Come paese produttore dovremmo allinearci alle scelte Europee, ma senza eccessi da talebani del proibizionismo”.
“E’ esattamente - prosegue Charrere - il ragionamento che vogliamo portare avanti: le organizzazioni dei produttori sono state fino ad oggi troppo silenti, e la Fivi pensa sia giusto e doveroso,aprire un dibattito senza pregiudizi, serio, ampio ed aperto, che deve coinvolgere tutta la società civile. E la Fivi propone di allargare il suo impegno attraverso futuri interventi …”.
Focus - Etilometro: allarmismo, proibizionismo o semplice business?
La sacrosanta lotta agli abusi dell’alcol ha coinvolto troppo il comparto del vino, che non si è saputo o voluto distinguere da quello degli altri alcolici. Sui controlli con gli etilometri c’è una certa confusione e una buona dose di esagerazione con riflessi psicologici sui comportamenti dei consumatori. Come paese produttore dovremmo allinearci alle scelte europee ma senza eccessi da talebani del proibizionismo. Così come chiaramente ha espresso Paolo De Castro, presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Costantino Charrère, a capo della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, lancia un grido di allarme a tutta la comunità enologica italiana, alle istituzioni, ai consumatori a proposito dell’etilometro.
E’ comprovato scientificamente che l’etilometro a fiato (usato dalle Forze dell’Ordine in Italia) è inaffidabile e non è in grado di attestare “realmente” le capacità di guida e lo stato di sobrietà dell’automobilista (articolo 186 del Codice della Strada, guida in stato di ebbrezza, con automobilisti trovati con un tasso alcolico superiore allo 0,5 g/l., limite consentito per legge).
Prima di tutto è importante sottolineare che il consumo di vino, a seguito dell’introduzione dell’etilometro nel Codice della strada, ha profondamente modificato le abitudini di consumo: “un cliente su tre non beve più al ristorante. Il vero freno alla ripresa del comparto si chiama etilometro”, così ha affermato Carlo Nebiolo, presidente dell’Epat. E ancora: molti incidenti stradali del sabato sera tra i giovani, non sono causati dal consumo eccessivo di vino ma da un miscuglio di sostanze alcoliche di dubbia provenienza e di dubbia salubrità. Purtroppo i giovani bevono di tutto ma raramente il vino! Ecco perché è importante dire chiaramente che esiste una sostanziale differenza tra il consumo di alcool a fermentazione naturale - sano e di grande qualità - e alcool a fermentazione industriale - spesso adulterato e di scarso valore! Per Fivi è urgente una soluzione concreta e attendibile, è fondamentale educare e informare opponendosi a certe campagne proibizioniste, non necessarie né utili alla soluzione del problema.
Questo è il momento giusto per i produttori ed i ristoratori, di passare da una fase di rifiuto ad una fase decisionista, arginando la demonizzazione: il produttore ed il ristoratore di qualità devono fare informazione, devono comunicare, ancor prima delle istituzioni, un messaggio positivo: che si può bere ma con la testa, si può bere consapevolmente e quindi senza eccessi.
La cultura del bere sano si costruisce informando, appassionando ed educando al vino ed alle sue tradizioni, questo è l’obiettivo che la Federazione intende raggiungere promuovendo un approccio al bere sobrio, conviviale e lontano dagli eccessi.
L’educazione e la prevenzione sono gli unici strumenti capaci di creare un rapporto sano tra “alcool e individui”. Una soluzione concreta in risposta all’etilometro ci sarebbe già, come afferma Fivi: utilizzare strumenti efficaci per la constatazione del livello di sobrietà e di capacità alla guida, come per esempio il “riflessometro” che in tempo reale misura uno dei requisiti essenziali per una guida sicura è cioè la rapidità di risposta ad uno stimolo esterno e le cosiddette “prove di sobrietà”, quali camminare lungo una linea retta, stare su una gamba, toccarsi il naso con un dito. Il proibizionismo, come la storia insegna, non ha mai portato a niente di buono, prevenire ed educare invece sono le strade giuste per aiutare i consumatori ed il mercato!
Focus - L’intervista: “Non esistono attualmente strumenti atti a valutare accuratamente l’abilità di guida …”. Ecco cosa dice Michael P. Hlastala, Division of Pulmonary and Critical Care Medicine, Università della Stato di Washington
- Perché l’etilometro non è affidabile?
Il test dell’etilometro si basa essenzialmente sull’assunto che la concentrazione di alcool presente nell’ultima porzione di aria espirata, sia pari a quella presente negli alveoli polmonari, concentrazione questa strettamente correlata alla concentrazione di alcool nel sangue. E’ ormai noto come ciò non corrisponda a realtà, in quanto l’alcool presente nell’aria contenuta all’interno dei polmoni interagisce con il muco e l’acqua presenti nelle vie aeree polmonari. La concentrazione di alcool nell’alito dipende dalla quantità d’aria inspirata prima dell’esecuzione del test nonché dalla quantità d’aria espirata all’interno dell’apparecchio. Non essendo tali fattori sottoposti ad alcun tipo di misurazione o controllo, il margine di errore risulta essere considerevole.
- Su cosa si fonda la legge che punisce la guida sotto l’influenza dell’alcool e quali sono i fattori scientifici in grado di invalidare la certezza dei risultati forniti dall’etilometro?
La legge si basa sull’assunto che la quantità di alcool riscontrata nell’alito sia in rapporto diretto con la quantità di alcool presente nel sangue. E’ impossibile espellere aria dagli alveoli polmonari senza che l’alcool subisca modificazioni.
- Quale fra le sue più recenti scoperte ha accertato in maniera incontestabile l’inaffidabilità dell’etilometro?
Gli alcoli sono sostanze altamente solubili che si dissolvono velocemente nel sangue o nell’acqua. Per questo motivo mentre l’aria transita dagli alveoli verso la bocca, gli alcoli si depositano sulla superficie degli alveoli e così al passaggio dell’aria cambia il tasso alcolemico. Mentre inspiriamo, inaliamo alcool dalla superficie degli alveoli, è in tal modo che abbiamo scoperto come l’alcool presente negli alveoli polmonari è diverso dall’alcool presente nelle vie aeree. Ciò significa che la concentrazione di alcool nell’alito, dipende da come respiriamo e da altri fattori, quali la temperatura corporea e la concentrazione di globuli rossi nel sangue. L’incertezza dell’alcool test deriva da tutti questi fattori.
- Quindi, quali sono secondo Lei e l’intera comunità scientifica gli strumenti che possano consentire ai guidatori di dimostrare la loro effettiva capacità di guidare e non essere una possibile minaccia per la comunità?
Non esistono attualmente strumenti atti a valutare accuratamente l’abilità di guida. Al momento l’unico metodo valido per la rilevazione della concentrazione di alcool nel sangue è fornito dal prelievo di campioni di sangue. La concentrazione di alcool non è direttamente collegata alla capacità di guida perché ogni persona ha una diversa abilità. Pertanto non esiste uno strumento perfettamente idoneo per la rilevazione della capacità di guida, quindi l’etilometro non è da ritenersi attendibile poiché dovrebbe essere perfezionato tenendo conto dei fattori che incidono in modo rilevante sul respiro.
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