Una famiglia italiana in media ogni anno butta 515 euro in alimenti che non consumerà, pari al 10% della spesa mensile, che significa uno spreco di 20 milioni di tonnellate di alimenti che non vengono utilizzati, per una valore di mercato di 37 miliardi di euro, il 3% del Pil nazionale, quanto basterebbe a sfamare 44 milioni di persone. È la stima di Andrea Segré, preside della Facoltà di Agraria all’Università di Bologna e presidente di “Last minute market”, che, per la “Giornata Mondiale dell’Alimentazione” della Fao (16 ottobre), lancia la campagna “Un anno contro lo spreco 2010” (info: www.lastminutemarket.it).
In particolare, in Italia finisce nel secchio il 19% del pane, il 4% della pasta, il 39% dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17% di frutta e verdura, seguendo un trend mondiale trainato dagli Stati Uniti, dove il 25% degli alimenti viene puntualmente incenerito. Secondo Segré, “c’è chi mangia troppo poco e chi mangia troppo”, e comunque “tutti male”, uno spreco ed uno squilibrio che una volta risolti darebbero da mangiare a 2 miliardi di persone.
Tra gli appuntamenti più importanti della campagna “Un anno contro lo spreco 2010” di “Last minute market”, ci saranno una conferenza dal titolo “Transforming food waste into a resource” a Bruxelles (28 ottobre), e la presentazione del “Libro nero dello spreco alimentare in Italia” a Bologna (30 ottobre), celebrato con un “Pranzo con cibo di recupero”.
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