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ALLARME PER MIELE CONTAMINATO: LA COLDIRETTI CON GLI APICOLTORI TEDESCHI, CHE HANNO RILEVATO NEL MIELE TRACCE DI POLLINE DI MAIS OGM … L’ITALIA DISCUTE SUI PESTICIDI API-KILLER. SLOW FOOD: “NO AL DECRETO DI SOSPENSIONE DEI PESTICIDI NEONICOTINOIDI”

“Il miele in cui è riscontrabile la presenza di polline di mais MON 810, sia gli integratori alimentari a base di polline contenenti polline della medesima varietà di mais sono alimenti prodotti a partire da Ogm” e di conseguenza devono esserne soggetti “ad un’autorizzazione all’immissione in commercio” “indipendentemente dal fatto che tale materiale sia stato incluso intenzionalmente o meno”. Lo afferma Coldiretti, nel rendere note le conclusioni dell’Avvocato Generale della Corte di Giustizia Bot, su una pronuncia relativa alla presenza di Dna geneticamente modificato nel miele richiesta dal Tribunale amministrativo della Baviera, al quale si è rivolto un produttore tedesco di miele, che ha rilevato, nel proprio miele, tracce di polline di mais Ogm (varietà MON810), coltivato in un campo posto in prossimità.
In altre parole - sottolinea la Coldiretti - la coltivazione di un campo Ogm è in grado di determinare la contaminazione del miele attraverso il trasporto del polline da parte delle api rendendo necessaria in ogni caso una specifica autorizzazione per la messa in vendita. Un danno per gli apicoltori e una preoccupazione concreta - precisa la Coldiretti - per i consumatori. In Italia grazie all’azione della Coldiretti è vietato coltivare Ogm e di conseguenza non è contaminato il miele prodotto sul territorio nazionale che è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente voluta dall’organizzazione degli imprenditori agricoli. Un discorso diverso vale per il miele importato in ingenti quantità In Italia da paesi comunitari ed extracomunitari in cui sono diffuse le coltivazioni Ogm. Nel 2010 - precisa la Coldiretti - sono stati importati 14 milioni di chili di miele dall’estero sulla produzione nazionale di 20 milioni di chili.
Le conclusioni dell’Avvocato generale rappresentano un segnale importante anche in riferimento all’avvio in Italia all’inizio della settimana del processo contro un agricoltore che in aprile 2010 aveva seminato mais Ogm, nei suoi poderi di Fanna e di Vivaro in Friuli, dove sono state ammesse tutte le richieste di costituzione di parte civile avanzata da Regione Friuli Venezia Giulia, Provincia di Pordenone, Coldiretti, Slow Food, Codacons regionale e nazionale. Una provocazione che non ha convinto i cittadini italiani che mantengono salda la propria opposizione agli Ogm, ritenuti meno salutari di quelli tradizionali da tre italiani su quattro che esprimono una opinione (73%, secondo l’ultima indagine Coldiretti/Swg. Oltre ai possibili rischi per la salute e per l’ambiente gli Ogm spingono - sostiene la Coldiretti - verso un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.
Nel 1998, l’impresa Monsanto ha ottenuto un’autorizzazione all’immissione in commercio del mais geneticamente modificato della linea MON 810 che contiene un gene di un batterio che provoca nella pianta di mais la formazione di tossine atte a distruggere le larve di una piralide parassita, la cui presenza pregiudica lo sviluppo della pianta. Il Freistaat Bayern (Land della Baviera, Germania) è proprietario di diversi terreni sui quali negli ultimi anni è stato piantato a scopi di ricerca il mais MON 810. Il signor Bablok, un apicoltore amatoriale che produce, in prossimità dei terreni del Freistaat Bayern, miele per la vendita e per il proprio consumo nel 2005 su un campione di polline di mais raccolto in alveari posti a una distanza di 500 metri dai terreni del Freistaat Bayern ha riscontrato la presenza, da un lato, di Dna di MON 810, e, dall’altro, di proteine geneticamente modificate. Inoltre, anche il miele del sig. Bablok presentava, in alcuni campioni, modesti quantitativi di Dna di MON 810.
Ritenendo che la presenza di residui di mais geneticamente modificato avesse reso i suoi prodotti apistici inadatti alla commercializzazione e al consumo, il signor Bablok ha avviato taluni procedimenti giudiziari contro il Land della Baviera dinanzi alle autorità giudiziarie tedesche. Il Bayerischer Verwaltungsgerichtshof (Corte amministrativa del Land della Baviera, Germania) ha chiesto alla Corte di giustizia se la presenza di polline di mais geneticamente modificato in tali prodotti apistici costituisca un’”alterazione sostanziale” di questi ultimi, cosicché la loro immissione in commercio dovrebbe essere soggetta ad autorizzazione. Le conclusioni dell’Avvocato generale - ricorda la Coldiretti - non vincolano la Corte di giustizia la cui sentenza sul caso è prevista per luglio. Il compito dell’Avvocato generale consiste nel proporre alla Corte, in piena indipendenza, una soluzione giuridica nella causa per la quale è stato designato.
E, sempre sul fronte miele, in Italia (almeno nelle teste dei legislatori) si parla di “riammettere i pesticidi killer delle api”. Ma, con l’allarme su questo argomento lanciato oggi dagli apicoltori italiani per bocca dell’Unaapi di Francesco Panella, ora scende in campo anche Slow Food: “è assolutamente inaccettabile che non si rinnovi il decreto di sospensione dei pesticidi neonicotinoidi”. Il Decreto 15 ottobre 2010, a firma del Ministro della Salute Ferruccio Fazio (modifica al decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 194), pubblicato in Gazzetta Ufficiale, prepara il terreno alla reintroduzione degli insetticidi neonicotinoidi per la concia del mais, sospesi per tre anni perché sospettati di essere i responsabili delle numerose morie di api. Il decreto, definendo come “accidentali” le morie e gli spopolamenti di alveari verificatisi in Italia in modo crescente fino al 2008, sembra esprimere la volontà di ri-autorizzare a breve le conce “killer” di api. “Dopo tre anni di reiterazione del decreto di sospensione dei neonicotinoidi, una misura orientata alla cautela imposta da numerosi studi scientifici che attestano la neurotissicità di questi pesticidi, è assolutamente inaccettabile che adesso si prepari il terreno alla reintroduzione di queste sostanze in agricoltura. Nelle ultime due stagioni agrarie, in cui era vietato l’uso neonicotinoidi, sono scomparse nel nostro paese le morie di api, e oltretutto si sono conseguite ottime medie produttive di mais, senza danni di rilievo da parassiti. Su quali basi scientifiche ora si vuole fare un passo indietro, non rinnovando il decreto di sospensione di questi pesticidi? Slow Food auspica piuttosto che si arrivi a un divieto permanente per i neonicotinoidi, a tutela della salute delle api, dei cittadini e dell’ambiente in generale” afferma Cinzia Scaffidi, direttrice centro studi Slow Food.
Dalla ricerca Apenet, promossa dal Ministero delle Politiche Agricole, emerge che sono accertati gli effetti letali sulle api degli insetticidi sistemici in fase di semina del mais, e sono confermati possibili rischi del loro effetto tossico cronico nel tempo sulle api. L’inchiesta del quotidiano inglese “The Independent” si chiede come possa essere nascosto e non pubblicato lo studio dell’equipe di scienziati del Ministero dell’Agricoltura Usa, “che dimostra la capacità di dosi infinitesimali di neonicotinoidi nello scatenare una patologia micidiale per le api. Studio che riconferma uno analogo effettuato in Francia. Oltre 1 milione di persone da tutto il mondo hanno sottoscritto l’appello lanciato da Avaaz per la sospensione degli insetticidi neurotossici “finché e qualora nuovi e indipendenti studi scientifici dimostreranno che siamo al sicuro”.
Intanto, la Regione Emilia Romagna ha annunciato scenderà in campo per chiedere lo stop definitivo all’uso dei neonicotinoidi. “Una buona notizia - commenta Cinzia Scaffidi - e speriamo che ancora una volta prevalga il buon senso dei territori, e che molte regioni seguano l’esempio dell’Emilia Romagna”.

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