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BENVENUTO BRUNELLO - DI VINI TRA I PIÙ PRESTIGIOSI D’ITALIA E DEL MONDO. DAL BRUNELLO DI MONTALCINO AL CHIANTI, DALL’ASTI AL PROSECCO: INTUIZIONI DI SINGOLI CHE HANNO SEGNATO LA VIA DI TANTI TERRITORI DI SUCCESSO

Oggi, affascinati dai successi di interi territori strettamente legati al loro vino-simbolo, si può cadere in una sorta di più o meno inconsapevole revisionismo storico, con il rischio di non riconoscere il giusto merito a chi ha acceso la scintilla, a chi ha avuto l’intuizione vincente che poi, certamente, alcuni (pochi) hanno contribuito a sviluppare, e molti hanno invece cavalcato facendo fortuna senza particolare sforzo creativo. Idee nate, spesso, da uomini di ingegno, scienziati, studiosi e viaggiatori che hanno messo in moto un’economia vinicola che tiene in piedi territori che, altrimenti, avrebbero ben poco da offrire. E delle origini di vini che, in epoche diverse, hanno fatto il successo dell’Italia nel mondo, si è parlato oggi a Montalcino, nel convegno che ha celebrato i 150 anni dell’Unità d’Italia per Benvenuto Brunello. Così, se il Chianti è riconosciuta invenzione del “barone di ferro” Bettino Ricasoli, statista e grande appassionato di scienza, che nel 1872 selezionò, tra i tanti presenti a Brolio, autoctoni e non, quelli che avrebbero composto il suo “vino sublime”, Sangioveto (così si chiamava), Canaiolo e Malvasia, e il cui sviluppo ha portato alla realizzazione di uno dei distretti vinicoli più importanti del mondo, altrettanto riconosciuta è la paternità del metodo classico italiano a Carlo Gancia, studioso di chimica e farmacia, e primo produttore, negli stessi anni, di spumante di Moscato in quel di Canelli, dalle cui intuizioni ha mosso i primi passi del grande successo il territorio dell’Asti. E sempre in tema di bollicine, è indiscutibile l’opera del chimico Antonio Carpenè, che nel 1868 introdusse il metodo di spumantizzazione a Conegliano, fondando la Carpenè Malvolti, e dando il primo input a quel movimento che poi ha portato il Prosecco ai fasti attuali. E arriviamo a Montalcino, l’invenzione primigenia del Brunello è da attribuire, ad un solo nome, quello di Ferruccio Biondi Santi, enologo che ereditò la passione per il vino dal nonno Clemente Santi, laureato in farmacia, e dopo vari studi selezionò, per primo, nella Tenuta il Greppo, un clone particolare di Sangiovese (il Sangiovese Grosso), da cui, nel 1888, è partita la storia del Brunello di Montalcino, a cui altri, solo dopo, hanno preso parte, con meriti più o meno grandi.

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