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VITICOLTURA, OGGI COME NON MAI PUÒ ESSERE CONSIDERATA UN “BALUARDO” AL DEGRADO DELLE CAMPAGNE ED AGLI STRAVOLGIMENTI AMBIENTALI. A DIRLO È LEONARDO VALENTI, PROFESSORE DI VITICOLTURA DELL’UNIVERSITÀ DI MILANO

La viticoltura può essere accusata di avere un impatto negativo su ambiente e paesaggio? Forse oggi come non mai la risposta a questa domanda è molto chiara. No. Proprio oggi, infatti, l’attenzione all’ambiente e alla conservazione dei paesaggi è diventata una regola e anche la sensibilità dell’opinione pubblica su tali problematiche è cresciuta, fornendo una garanzia ulteriore. Certo, proprio per questa accresciuta sensibilità, può accadere che qualcuno si domandi se la viticoltura possa ancora stravolgere ambienti e paesaggi delle zone dove viene praticata, ammesso che lo abbia fatto in passato.

WinenNews ha girato il quesito a Leonardo Valenti, docente di viticoltura all’Università di Milano, dopo aver registrato l’opinione di un lettore di www.oggi.it, che, partendo dalla sua esperienza tra le colline di Conegliano e Vittorio Veneto, attribuiva all’espansione della coltivazione del Prosecco, che pure è accaduta di recente, un carattere decisamente negativo, rispetto alla conservazione dell’ambiente e dei paesaggi di quella zona.
“Difficile comprendere la viticoltura fra le coltivazioni che hanno stravolto o stanno stravolgendo l’ambiente e i paesaggi”, spiega Leonardo Valenti. “Tanto per cominciare perché la coltivazione delle vite storicamente occupa gli stessi luoghi da secoli, ad eccezione di pochissimi casi, peraltro marginali. In seconda battuta, perché le superfici vitate italiane sono in tendenziale diminuzione e le aree in allargamento sono davvero poche. Inoltre - continua Valenti - specie nel recente passato, la viticoltura ha aumentato notevolmente la sua attenzione verso l’ambiente: è cresciuta l’estensione coltivata a biologico, sono aumentate le pratiche agronomiche di sostegno all’ambiente come l’inerbimento. Sostanzialmente si può considerare il viticoltore un “conservatore”, nel senso che tende a mantenere e a lavorare sul proprio ambiente perché questo riesca a non perdere le sue caratteristiche principali. Di più, anche dal punto di vista dell’immagine, se vogliamo fare un discorso prettamente economico, l’ambiente, il paesaggio e la sua integrità funzionano da volano per la promozione e la vendita del prodotto finito. Certo, le possibilità di combinare dei disastri sono sempre in agguato, ma credo che questo rischio sia basso in viticoltura, anche in quella più specializzata e industriale. Se mai - conclude il docente dell’Università di Milano - il degrado ambientale deriva piuttosto dall’abbandono di quanto sta “a monte” dell’area dove si pratica la viticoltura, penso ai pascoli, e di quanto accade “a valle” con l’indiscrimata espansione industriale di pianura. Quindi la viticoltura, se mai, può essere considerata un “baluardo” al degrado ambientale e agli stravolgimenti paesaggistici”.

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