C’è chi preferisce il vino e c’è chi preferisce la birra. E poi, c’è chi li preferisce entrambi. Magari uniti nello stesso boccale. Non stiamo parlando di miscele dei due nettari, ma della nuova tendenza dei birrifici, o meglio, dei microbirrifici: quella di produrre bionde, rosse e ambrate utilizzando anche mosti ed uve, meglio se pregiate.
Che vanno ad aggiungersi alla già nutrita famiglia di birre aromatizzate al miele, alla frutta, alle spezie ... Ad esempio, il birrificio Montegioco, in Piemonte, utilizza il 20% di uva Timorasso, e fa maturare in legno la sua birra. Mosto di uve Fortana (5%) per la “Double Blanche” di Toccalmatto di Fidenza, mentre la sarda Barley aggiunge il mosto cotto di Cannonau nella produzione della sua “BB10°”, talmente ben riuscita da aver fatto guadagnare al suo “beermaker”, Nicola Perra, il titolo di “Birraio dell’anno 2009” messo in palio dal magazine “Fermento Birra”. Non potevano certo mancare birre al Lambrusco ed alla Barbera. Le Cantine Ceci hanno dato vita alla “Birra di Parma”, birra artigianale rifermentata con lieviti di Lambrusco, sia in versione bionda che ambrata, mentre il birrificio LoverBeer - di Valter Loverier - ha unito alla sua Fruit Ale, in fase di fermentazione (in legno), l’uva Barbera, per creare la sua “BeerBera”.
C’è anche qualche vigneron che sceglie di diversificare imboccando, accanto alla “via del vino”, quella “del luppolo”: è il caso di Agostino Lenci, produttore di Morellino di Scansano nella Fattoria di Magliano, che ha deciso di aprire, nel 2006, a Lucca, un birrificio artigianale dove propone birre di propria produzione. “Nel mio locale proponiamo solo birre artigianali, perché siamo pienamente consapevoli del fatto che il cliente preferisce prodotti che abbiano un legame con la terra in cui vivono. Io stesso non berrei mai una birra industriale”, confessa il produttore. Sono sempre di più i bevitori di birra in Italia, mentre diminuisce il consumo di vino, settore, quello vinicolo, sempre più intasato e incapace di offrire spunti nuovi. “Ed è per questo - continua Lenci - che offrendo prodotti artigianali, i beer-lovers possono avvicinarsi anche al mondo del vino. La birra self-made è sinonimo di garanzia per il cliente; ed è il fattore che più la può avvicinare alla produzione vinicola. Se il cliente è convinto che la garanzia è data dalla genuinità del prodotto, nulla osta che possa provare a consumare il vino. Quindi ben vengano gli esperimenti che “mischiano” birra e vino, perché tramite il consumo di birra, si può e si deve arrivare ad un consumo di vino”.
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