02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

IL PAESAGGIO RURALE ITALIANO, PATRIMONIO DA 10 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO. MA NEGLI UTLIMI 60 ANNI ABUSIVISMO, CEMENTIFICAZIONE E URBANIZZAZIONE SELVAGGIA, HA FATTO UN DANNO DA 25 MILIARDI DI EURO. COSÌ LA CIA - CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI

Una risorsa come poche, peraltro tra le poche non “delocalizzabili”: è il paesaggio rurale italiano, patrimonio che tra turismo e indotto legato all’enogastronomia tipica, vale più di 10 miliardi di euro all’anno. Eppure è una risorsa che negli ultimi 60 anni è stata penalizzata da abusivismo, cementificazione e urbanizzazione selvaggia, per un danno da 25 miliardi di euro. A dirlo la Cia - Confederazione Italiana Agricoltori, in uno studio di scena nella Festa nazionale dell’Agricoltura di Torino, che ha indagato l’evoluzione del rapporto tra paesaggio e vita dei campi dal 1861 a oggi.
“Dal 1861 a oggi, il paesaggio rurale, ha perso quasi 10 milioni di ettari, una superficie pari a 5 regioni italiane come il Veneto, la Lombardia, il Piemonte, l’Emilia Romagna e il Friuli Venezia Giulia. L’avanzata del cemento - dice la Cia - ha compromesso l’integrità di luoghi meravigliosi, autentiche calamite per il “turismo verde”, come possono essere oggi le distese degli ulivi secolari nel Salento o la viticoltura coraggiosa arroccata sulla scoscesa costa ligure, il tappeto multicolore degli appezzamenti della piana di Castelluccio o le colline impervie delle sugherete galluresi: scenari unici dove il paesaggio, plasmato nel tempo dall’attività agricola, diventa motivo d’attrazione per i sempre più numerosi frequentatori degli agriturismi - in grado da soli di raggiungere un fatturato annuo di 1 miliardo di euro - e per tutti gli amanti della cucina tradizionale, tipica e legata al territorio d’origine”.
E così, la progressiva erosione di terre coltivate “ha cambiato la fisionomia dell’intero Stivale, da quando l’Italia si presentava come un paese agricolo a tutti gli effetti, con i due terzi del territorio presidiato dall’agricoltura. Oggi, dai 22 milioni di ettari del 1861 si è passati a un’area di 12 milioni, l’equivalente di poco più di un terzo dell’estensione totale della penisola”.
Cifre che si traducono in un cambiamento radicale del paesaggio, che ha avuto inizio negli anni ’50 e che si è poi concentrato dagli anni ’70 in poi, quando l’urbanizzazione selvaggia ha contribuito a deturpare anche le campagne. “In questa fase, il paesaggio agricolo cambia radicalmente: dall’aspetto nudo, selvaggio e completamente privo di infrastrutture dei primi anni del secolo, in cui la maggioranza del territorio era coltivato a seminativi o destinato a pascoli, si passa a una selezione colturale che segue esclusivamente i criteri della produttività. Crolla la superficie dedicata a cereali, che dai 7,3 milioni del 1910 arriva oggi ai 3,2 milioni di ettari, perdendone 1 milione solo tra il 1951 e il 1971, mentre conquistavano terreno altre coltivazioni, come l’ortofrutta, che da poche migliaia di ettari arriva al milione e 200.000 ettari di oggi. Sono gli anni del “boom economico”, quelli in cui il paesaggio paga pesantemente le conseguenze dell’impressionante sviluppo n azionale e dell’avanzata inarrestabile del cemento che devasta l’ambiente rurale, deturpandolo e sottraendogli terreno”.
Nelle trasformazioni del paesaggio, cartina di tornasole della storia economica e sociale italiana, è scritto soprattutto - secondo la Cia - il diverso rapporto che nel tempo ha assunto l’elemento ambientale, una volta completamente estraneo alle politiche di settore, ma negli ultimi anni divenuto giustamente fondamentale per tutelare una ricchezza di questa portata. Proprio negli anni ’60 l’agricoltura diventa patrimonio comune in Europa, con la nascita della Pac (Politica Agricola Comune), che, nelle sue prime versioni, si fondava non a caso su uno spirito esclusivamente produttivistico. Solo molto più tardi l’aspetto ambientale è diventato parte integrante delle politiche agricole, quando nel 2000 per la prima volta nell’impalcatura della Pac è stato inserito il secondo pilastro sullo sviluppo rurale, che contempla una premialità diretta a un’agricoltura compatibile con l’ambiente, che sia capace di tutelare e valorizzare il paesaggio e il suo patrimonio di biodiversità agricola, in continuo pericolo di estinzione.
“È qui che per la prima volta - continua la Cia - il paesaggio rurale è stato considerato alla stregua di una risorsa economica, capace di produrre ricchezza, sia grazie al turismo “verde” che attraverso il giro d’affari legato alle produzioni d’eccellenza tipiche e strettamente legate al proprio territorio, per cui l’Italia vanta il primato assoluto in Europa con le sue 228 denominazioni d’origine”. E il percorso di tutela e di rivalorizzazione delle nostre campagne non deve rallentare.

Focus - Il verde che avanza è anche …
A Torino, che ha riunito allo stesso tavolo protagonisti del mondo ambientalista - la presidente onoraria del Fai (Fondo per l’Ambiente Italiano) Giulia Maria Mozzoni Crespi e il direttore dell’Expo 2015 di Milano - insieme a quelli del mondo agricolo -il presidente degli agricoltori della Cia Giuseppe Politi - sono stati presentati anche diversi esempi in cui paesaggio, il verde e l’agricoltura si incontrano in modo virtuoso. Oltre alla presentazione dell’esperienza di successo della “Summer School” dell’Istituto Cervi e della Biblioteca Sereni da parte direttore della scuola, il professor Antonio Brusa, si è parlato di alcuni progetti riusciti: dalla rivalutazione dell’area periurbana del Parco sud agricolo di Milano al bellissimo esempio dell’orto di Kolimbetra, un aranceto antico ripiantato nel cuore della Valle dei Templi ad Agrigento. Tutti esempi di un rapporto nuovo tra verde e città, in cui l’agricoltura spesso penetra nelle mura cittadine. Ha partecipato anche “l’imprenditore del verde” Gianluca Cristoni, che ha esposto le ultime novità dell’arredo urbano, progetti urbanistici in cui il verde si insinua nelle costruzioni in modo nuovo, penetrando negli spazi e negli interstizi interni alla tessitura delle costruzioni cittadine. I giardini e gli orti verticali, o i “garden roof” sono le nuove forme del verde nelle nostre città, ispirate allo sfruttamento di ogni minima superficie e alla verticalizzazione degli spazi.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli