Se c’è una cosa difficile, è far cambiare idea ad un filosofo e teorico del conservatorismo, quale è Roger Scruton, personaggio tra i più autorevoli del panorama culturale e politico inglese e polemista di rango, autore, tra gli altri, del libro “Bevo dunque sono”. Piccolo miracolo, però, riuscito ad uno dei vini italiani più in voga del momento, e al suo territorio. “Ho pensato sempre che il Prosecco fosse una specie di imitazione dello Champagne: sono stato ignorante sull’uva e sul metodo che si utilizza per farlo - ha detto nella sua visita tra le colline del Cartizze e a Venissa, l’antica vigna murata del Comune di Venezia recuperata dalla griffe Bisol, insieme al professor Antonio Calò, presidente dell’Accademia Italiana della Vite e del Vino, e del “collega” Massimo Donà, ordinario di Filosofia Teoretica dell’Università San Raffaele di Milano - ma adesso ho molto imparato e ne ho grande rispetto. Mi sono convertito al Prosecco”. Potere del binomio vino-territorio. “È stato un onore avere un ospite così interessante ed importante - commenta Gianluca Bisol - e il Valdobbiadene Prosecco Superiore conferma il suo appeal e la Venezia Primitiva lagunare la sua magica attrattiva”.
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