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VINO INTORNO AL MONDO: ANCHE LA SPAGNA PUNTA SULLE ESPORTAZIONI PER SUPERARE LA CRISI, MENTRE PER GLI AUSTRALIANI LA CINA E’ DIVENTATA PIU’ ATTRAENTE DI USA E GRAN BRETAGNA. IN RUSSIA, INVECE, IL GOVERNO APRE AL VINO GEORGIANO DOPO L’EMBARGO DEL 2005

Il vino italiano si rilancia grazie all’export, ma non siamo gli unici ad affidare le nostre fortune ai mercati stranieri. La Spagna, ad esempio, sta vivendo una situazione simile, segnata da una caduta dei consumi interni accompagnata dall’exploit delle esportazioni, cresciute nei primi 7 mesi del 2011 del 29,2% in quantità rispetto allo stesso periodo del 2010, pari a i miliardo e 235 milioni di litri, per un importo di 1 miliardo e 201 milioni di euro. Un concorrente pericoloso? Non troppo in realtà, visto che il prezzo medio del vino che prende la via dell’estero è addirittura diminuito del 7,2%, fermandosi a 0,97 euro al litro.

Il motivo, del resto, è semplice, il boom dell’export ha riguardato quasi esclusivamente vini non a denominazione di origine, la cui domanda all’estero, secondo l’Observatorio Español del Mercado del Vino, è comunque aumentata del 17,5% in volume e del 18,7% in valore, pari al 42% del totale. Così, il prezzo medio dei vini Dop esportati è arrivato a 2,95 euro al litro.

Chi invece sembra avere le idee chiare e vincenti è l’Australia, che sta muovendo verso il mercato cinese con i propri vini di alta qualità, una fascia di mercato che vale più di un miliardo di dollari. Per l’occasione, Penfold’s lancerà sul mercato di Shanghai lo “Special Bin 620”, un vino della stessa fascia di prezzo del celebre Penfold’s Grange Hermitage (550 dollari a bottiglia), considerato il miglior vino d’Australia. Un buon modo per reagire al crollo delle esportazioni sui mercati in cui i vini australiani hanno sempre fatto bene, come Stati Uniti (-20%) e Regno Unito (-33%), a causa di un cambio che vede il dollaro australiano troppo forte rispetto al dollaro americano ed alla sterlina. Così, l’Australia si ritrova a competere con la Francia ed i suoi grandi vini che, è bene ricordarlo, non sono né alla portata di tutti né quantitativamente sufficienti a soddisfare un mercato in rapido arricchimento. Una scelta doverosa, quindi, che potrebbe diventare una opportunità insperata, se si considerano due aspetti strutturalmente molto importanti: innanzitutto la vicinanza geografica, che ne fa ovviamente un partner privilegiato, quindi la capacità dimostrata dalle grandi aziende di sapersi muovere talmente bene da ridurre il gap con i pionieri francesi, sia ricreando nel Celeste Impero vere e proprie “cantine di degustazione”, in cui il consumatore si sente come in azienda, sia coinvolgendo importatori, ristoratori e distributori cinesi in un tour dell’Australia vinicola in grado di mettere al centro l’esperienza culturale del Paese dei canguri.

Un altro mercato dalle potenzialità eccezionali, ma dagli ostacoli burocratici notevoli, è quello russo, il cui Governo adesso si dice pronto a rompere l’embargo sul vino della vicina Georgia che dura del 2006, incontrando però la freddezza del Paese transcaucasico. È vero che l’economia Georgiana tra il 2005 ed il 2010 ha subito un vero e proprio tracollo, non è facile convivere con l’embargo di un partner commerciale tanto pesante, ma è altrettanto vero che una riapertura alla Russia (che pure gode di ottimi rapporti commerciali con tutti i maggiori Paesi occidentali) rischierebbe di mettere in crisi gli ormai solidi rapporti instaurati con i lontani Stati Uniti.

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