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MENO SPRECHI, SOSTEGNO ALLE ECONOMIE AGRICOLE LOCALI E PIÙ RISORSE AGLI AIUTI AI PAESI POVERI: DA PETRINI (SLOW FOOD) A DIOUF (FAO), DAL MINISTRO ROMANO ALLE ORGANIZZAZIONI AGRICOLE, TUTTI CONTRO LA FAME NEL MONDO

“Ridurre al minimo lo spreco, aiutare le economie agricole locali di ogni Paese e sostenere le comunità del cibo africane nel loro lavoro di recupero delle colture tradizionali, per avviare un cambiamento profondo”: ecco, per Carlin Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, la via maestra per combattere la fame e la malnutrizione, che colpisce nel mondo 1 miliardo di persone. Lo ha detto oggi, a Roma, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione della Fao.

“La cosa sconvolgente è che il problema - dice Petrini - sarebbe facilmente risolvibile: è una questione di volontà. Basterebbe anche soltanto qualche rinuncia, meno avidità, meno colonialismo economico e culturale. Mai nella storia dell’uomo abbiamo avuto così tanta quantità di cibo a disposizione per l’umanità e mai come adesso abbiamo sprecato così tanto. Iniziamo dallo spreco: secondo i dati di Last Minute Market sprechiamo 20 milioni di tonnellate di cibo ogni anno, solo nel nostro Paese. Lo spreco di fronte alla fame è la vera anomalia dei nostri tempi, figlia di un modo di intendere l’economia sbagliato e obsoleto che crede nella possibilità di una crescita infinita, andando contro le leggi della natura, le cui risorse sono rinnovabili solo a patto di rispettarne i ritmi. È un sistema iniquo, alimentato da un consumismo spietato dove tutto è continuamente buttato e sostituito, anche gli alimenti. È quanto mai urgente cambiare il sistema di produzione e distribuzione, recuperando la capacità delle comunità locali di produrre il proprio cibo in modo sostenibile, di selezionare e moltiplicare le proprie sementi, di diversificare le colture”.

Anche perché quando un Paese non è dipendente dall’esterno sul cibo, si innesca la spirale dei prezzi alimentari. E la volatilità delle quotazioni è uno dei problemi principali secondo la Fao, che con il direttore generale Jacques Diouf, ricorda come le oscillazioni dei prezzi che nel 2008 riuscirono ad affamare altre 80 milioni di persone, per una cifra che oggi sfiora il miliardo. La sola strada per uscire da questa minaccia, secondo Diouf, è quella di “una maggiore trasparenza sui mercati”. Anche perché con l’accelerazione sui biocarburanti, “lo scenario agricolo si è maggiormente legato a quello dei mercati energetici - nota ancora Diouf - e questo ha impattato negativamente sulle oscillazioni delle derrate alimentari, ma anche le speculazioni finanziarie hanno peggiorato il quadro. Sono fondamentali, quindi, gli investimenti per lo sviluppo della produttività agricola, soprattutto nelle aree rurali più povere, ma è anche necessario che i governi facciano la loro parte con risorse finanziarie adeguate”. La quota degli aiuti ufficiali per lo sviluppo agricolo deve, per Diouf, deve tornare al 19%, come nel 1980, perché “l’attuale livello del 6% è assolutamente inadeguato”.

Per il ministro delle Politiche agricole, Saverio Romano, però, “contro la fame c’è un’unica soluzione che possa essere applicata con le stesse possibilità di successo in ogni Paese, ma serve un mix di azioni politiche e programmatiche specificamente adattato alle condizioni locali”.
Nondimeno, per Romano, i Paesi “ricchi e industrializzati sono chiamati alla grande responsabilità di rimettere l’agricoltura e la sicurezza alimentare al centro dell’agenda politica internazionale”. Le organizzazioni agricole, come la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori, invitano a fronteggiare l’emergenza fame con più regole sui mercati internazionali e sviluppo agricolo nei Paesi poveri: ma serve, ammonisce Coldiretti, anche una incisiva azione di lotta agli sprechi, visto che un terzo del cibo prodotto nel mondo viene sprecato, per un totale di 1,3 miliardi di tonnellate. Secondo Copagri, occorre combattere “con regole comuni e ferree” la speculazione che produce la volatilità dei prezzi e conferire alla Fao un ruolo quantomeno consultivo, se non codecisionale, all’interno dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto).

Scendono in campo con proposte anche le organizzazioni non governative. Oxfam chiede al Comitato per la sicurezza alimentare, riunito in questi giorni alla Fao nel tentativo di stabilire delle linee guida per strategie efficaci di contrasto alla fame, di ridurre la volatilità dei prezzi alimentari attraverso tre misure urgenti: l’abbandono delle politiche di sostegno ai bio-carburanti, la regolamentazione dei mercati delle materie prime per frenare le eccessive speculazioni e, infine, l’aumento delle riserve alimentari nei Paesi poveri. Insomma, le sfide sono tante, il percorso lungo, ma da portare a compimento ad ogni costo.

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