Quella del Comune di Asti per entrare nel disciplinare di produzione dell’Asti e Moscato d’Asti Docg, è una lotta annosa, che registra l’ennesimo “no”. L’ultimo ricorso l’ha presentato Zonin, che nel territorio è proprietario della tenuta Castello del Poggio, 21 ettari di Moscato in tutto: soddisfatti i viticoltori piemontesi, ma la diatriba non si chiude certo qui, specie perché l’allargamento della Docg, che ha bisogno del voto favorevole dei 3/4 dei votanti, è stato bocciato per un solo voto.
L’annosa vicenda, che si muove da tempo a colpi di Tar e carte bollate, non sembra affatto conclusa e Zonin conta sull’Appello sul quale dovrà pronunciarsi la Corte Europea. In sostanza, la querelle è passata nel tempo da locale a nazionale e poi europea e questo ultimo passaggio sembra preoccupare non poco Consorzio e Regione Piemonte, perché c’è un precedente. Dopo una lunga lotta passata come questa in tutte le sedi i friulani hanno dovuto rinunciare alla denominazione “Tocai” lasciandola agli ungheresi del Tocaj. Non è detto che l’Asti docg subisca la stessa sorte, ma c’è chi teme questa possibilità. La soluzione “di riserva” l’ha già indicata comunque venerdì scorso a Canelli, Vittorio Vallarino Gancia, tra applausi scroscianti: dell’affollato Teatro Balbo “Asti Canelli”.
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