Il 2011 è ormai finito, ed è tempo di tirare le somme. Non sempre positive nei vari settori produttivi che riguardano il wine & food del Belpaese: è il caso dell’industria alimentare che, come ricordano i dati Federalimentare, chiude un anno difficile, in cui a salvare il bilancio finale, come in altri ambiti, è il dato relativo all’export, cresciuto del 10% sul 2010, che limita i danni di un calo dei consumi che, complice la crisi economica, fa segnare un -2%, con la produzione nazionale che scende dell’1,5% ed un 2012 che non promette nulla di buono. Secondo Filippo Ferrua, presidente di Federalimentare, per rilanciare i consumi interni e promuovere il made in Italy sui mercati esteri, “bisogna spingere subito e più coraggiosamente sul pedale dello sviluppo. È chiaro che tale spinta dovrà essere coniugata con la cancellazione di ogni ulteriore pressione fiscale, riconsegnando ai consumatori un potere d’acquisto maggiore, oggi eroso da scarsa concorrenza, tariffe in regime e liberalizzazioni mancate”. L’associazione chiede all’esecutivo di rinunciare ai ritocchi di Iva e accise, rendere deducibili tutti costi delle attività di promozione e commercializzazione di prodotti all’estero e favorire la crescita dimensionale delle imprese defiscalizzando le operazioni di fusione e acquisizione.
Guida le esportazioni la Lombardia, (4,5 miliardi di euro), seguita dall’Emilia Romagna e dal Piemonte (3,7 miliardi). In termini di incidenza sul fatturato, le regioni più brillanti all’estero sono invece il Trentino Alto Adige (37%), la Campania (32%) e il Piemonte (31%). La tendenza positiva dell’export è attesa anche per il 2012, con proiezioni del +8% in valuta, così come la contrazione dei consumi interni. Le vendite nazionali potrebbero perdere il 2% nel 2012 (come nel 2011) dopo i sei punti percentuali bruciati tra il 2007 e il 2010. A questa pesante flessione va sommata la perdita di valore aggiunto, sceso in termini reali di quattro punti negli ultimi anni, a causa delle caratteristiche sempre più low cost della spesa delle famiglie. Il mercato è “magro”, secondo Federalimentare, in quantità e qualità.
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