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STUDIO COLDIRETTI/EURISPES: IL 33% DEI PRODOTTI AGRO-ALIMENTARI VENDUTI IN ITALIA O ESTERO, PER UN VALORE DI 51 MILIARDI, DERIVA DA MATERIE PRIME IMPORTATE E RIVENDUTE COL MARCHIO MADE IN ITALY ... LA SIMEST HA CEDUTO QUOTE DI LACTITALIA

Non Solo Vino
Ecco il Pecorino cinese

La mancata tutela del marchio Made in Italy costa all’Italia almeno 300.000 nuovi posti di lavoro solo nell’agroalimentare e supera i 100 miliardi all’anno di mancato fatturato: emerge dalla mobilitazione a Piazza Montecitorio per l’alleanza per il Made in Italy promossa dalla Coldiretti e dalle associazioni dei consumatori e degli ambientalisti, insieme ai cittadini e ai rappresentanti delle Istituzioni a livello nazionale, regionale e locale, a partire dai Sindaci con 300 gonfaloni provenienti dalle diverse Regioni.
Il marchio Italia - sottolinea la Coldiretti - è il principale patrimonio del Paese e dovrebbe essere adeguatamente tutelato e rispettato ma, invece è spesso banalizzato, usurpato, contraffatto e sfruttato, come dimostra il caso emblematico del “pecorino” prodotto completamente in Romania con i soldi dello Stato italiano. Un esempio dei troppi casi di disattenzione e sottovalutazione nei confronti di una delle poche leve competitive di cui il Paese dispone per ricominciare a crescere. Lo dimostrano - sottolinea la Coldiretti - le ultime dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini a favore degli Ogm che non tiene conto della crescente opposizione della maggioranza dei cittadini agli organismi geneticamente modificati in agricoltura perchè non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale e alimentare, ma perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico della tipicità, della distintività e del Made in Italy.
“A distanza di oltre un anno dell’ultima legge nazionale per rendere obbligatoria l’etichettatura di origine degli alimenti nessuno si è preso la responsabilità di applicarla per fare sapere agli italiani quello che mangiano” ha denunciato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare la gravità del danno poiché, secondo lo studio Coldiretti/Eurispes, il 33% dei prodotti agroalimentari commercializzati in Italia o esportati per un valore di 51 miliardi deriva da materie prime importate e rivendute poi col marchio Made in Italy.
Peraltro il solo mercato delle imitazioni dei prodotti italiani all’estero “Italian sounding”, reso possibile dalla insufficiente attenzione ai negoziati sul commercio internazionale, vale 60 miliardi di euro ma - sottolinea la Coldiretti - alimenta il grande business dei ristoranti italiani che non è sempre trasparente, come dimostra il fatto che le prime dieci catene della ristorazione degli Stati Uniti fondano il loro successo proprio su immagini, colori e nomi del Made in Italy che nulla hanno a che fare con la realtà produttiva nazionale. Secondo il magazine americano “Restaurants & Institutions”, su 400 ristoranti a catena più importanti, 22 sono brand che propongono piatti spesso snaturati della tradizione gastronomica italiana, da “Romano’s Macaroni Grill” a “The Old Spaghetti Factory” fino a “Brio Tuscan Grill” con oltre 2500 punti vendita. Non è un caso se - aggiunge la Coldiretti - un piatto come gli spaghetti alla bolognese che sono considerati il piatto “italiano più famoso all’estero è completamente sconosciuto nella città emiliana.
La sottovalutazione del patrimonio economico, sociale, ambientale, paesaggistico e culturale rappresentato dall’agricoltura e dal cibo italiano è evidente anche nell’introduzione dell’Imu, che chi con la terra ci lavora e ci vive si è visto aumentare in maniera maggiore di chi la terra la usa per divertirsi o speculare. Una sperequazione che - ha sostenuto Marini - contrasta completamente con gli obiettivi di equità e crescita e mette a rischio la produzione agricola Made in Italy con un costo per le imprese stimato in oltre un miliardo di euro fra terreni agricoli e fabbricati rurali, dalle stalle ai fienili fino alle cascine e ai capannoni necessari per proteggere trattori e attrezzi.
“L’agricoltura non è stata peraltro neanche invitata al tavolo del lavoro tra Governo e forze sociali nonostante occupi 1,2 milioni di lavoratori dipendenti oltre agli autonomi” ha concluso Marini nel sottolineare peraltro che mentre si discute di articolo 18 e di licenziamenti sarebbe ora che venisse pubblicato al più presto il decreto flussi per il lavoro stagionale degli extracomunitari, in ritardo di 4 mesi, che consentirebbe l’assunzione da parte delle nostre imprese di 35.000 lavoratori necessari per non mandare alla malora le produzioni agricole che con la primavera si iniziano a raccogliere, dalle fragole del veronese agli ortaggi della provincia di Latina.

Focus - Il Ministro delle Sviluppo Economico, Passera: “stop a finanziamenti pubblici per italian sounding”
Rafforzare la tutela dell’agroalimentare “Made in Italy”. Lo chiede il ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera che, già 9 marzo, ha inviato una dettagliata direttiva alla export bank Simest Spa, società soggetta al controllo del Ministero, per indicare l’assoluta necessità di contrastare ed evitare la pratica dell’italian sounding (il falso Made in Italy) da parte di imprese che, per le proprie iniziative di internazionalizzazione, usufruiscono di un supporto pubblico. Nella direttiva, particolare attenzione viene posta al settore agroalimentare, di rilevante impatto sulla platea dei consumatori.
“E’ necessario assicurare l’obiettivo di una corretta e trasparente informazione al consumatore l’origine delle produzioni estere - scrive Passera - evitando che elementi specifici dei prodotti o del relativo packaging possano trarre in inganno circa l’origine italiana dei medesimi”. Per tutelare la trasparenza dei mercati, il Ministro indica dunque a Simest di “far sì che, mediante opportuni interventi ordinamentali o organizzativi, gli atti relativi a partecipazioni deliberate a favore delle imprese operanti nel settore agroalimentare siano revocati” nel caso in cui le società attivino pratiche commerciali tali da indurre in errore i consumatori sull’origine o sulla provenienza dei prodotti.
Il contenuto della direttiva - insieme all’impegno del Ministero ad intensificare le politiche di internazionalizzazione e tutela del made in Italy e a promuovere iniziative condivise per rafforzare l’export del settore agroalimentare - è stato contestualmente comunicato alla presidenza di Coldiretti che, nelle scorse settimane, si era attivata per segnalare casi di italian sounding”.

Focus - La Simest ha ceduto quote di Lactitalia
“Piena adesione al rafforzamento del contrasto all'italian sounding e alla diffusione del made in Italy, cosi come indicato da una recente direttiva del Ministero dello sviluppo economico”. Lo afferma la Simest, in una nota, a proposito della manifestazione indetta oggi a Roma da Coldiretti.
Per la questione della società Lactitalia, “Simest - si legge - ha portato a conclusione la procedura di partecipazione alla società, dalla quale è uscita con la cessione delle quote”. “Simest ha prontamente recepito la direttiva in materia agroalimentare emanata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che prevede - spiega la nota - la revoca di partecipazioni deliberate, qualora le imprese pongano in essere pratiche commerciali in grado di indurre in errore i consumatori, anche nei mercati esteri, circa l'origine italiana dei prodotti commercializzati, sia attraverso elementi specifici dei prodotti stessi che del relativo packaging”.
“Bersaglio” della manifestazione della Coldiretti e altre organizzazioni proprio il “falso pecorino” e altri formaggi prodotti dalla stessa Lactitalia in Romania con latte rumeno ma commercializzati con nomi e immagini che evocano e sfruttano l’italianità.

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