Se lo spread tra i titoli tricolori e quelli tedeschi viaggia ormai costantemente sopra quota 400 punti, delineando una situazione a dir poco delicata per il Belpaese, l’Italia del vino top, invece, dimostra una salute invidiabile e riesce perfino a vincere sui migliori.
Secondo gli analisti dell’ormai famoso e autorevole Liv-Ex, i Super Tuscan, hanno realizzato performance decisamente buone e in controtendenza a quanto accade per i blasonatissimi Grands Vins de Bordeaux, spuntando un costante e non secondario aumento dei loro prezzi. L’indice Liv-Ex Super Tuscan 50 - che è costituito dal Masseto e dall’Ornellaia della Tenuta dell’Ornellaia, dal Sassicaia della Tenuta San Guido, dal Tignanello e dal Solaia di Marchesi Antinori, con le annate dal 1999 al 2008, tra i pochi vini tricolori a poter fornire volumi sufficienti alla produzione di liquidità richiesta dal mercato secondario - è stato introdotto per la prima volta per il market report del mese di luglio e mostra che l’Italia enoica, in questa nicchia, è stata uno dei Paesi più performanti del mercato dall’inizio della crisi (con la sola Borgogna capace di ottenere risultati comparabili). Il mercato dei vini bordolesi (come evidenziato dal Liv-Ex Bordeaux 500) è sceso quasi il 20% sul 2011, con i prezzi dei Premier Cru che in generale calano del 30%. I Super Tuscan, invece, sono riusciti a guadagnare un solido aumento dei loro prezzi pari ad un +9%.
Su un orizzonte quinquennale, i risultati sono ancora più sorprendenti. Il Liv-Ex Super Tuscan 50 ha significativamente superato il Liv-Ex Fine Wine 50 (che, ricordiamolo, misura le performance dei 5 Premeir Cru di Bordeaux: Haut-Brion, Lafite, Latour, Margaux e Mouton Rothschild), totalizzando un ritorno d’investimento del 76%, rispetto al 26% di quello dei vini francesi. “A suonare la carica” soprattutto Ornellaia e Masseto della Tenuta dell’Ornellaia, che hanno fatto registrare un aumento del loro prezzo rispettivamente del 17% e del 13%.
Con tutte le cattive notizie che hanno caratterizzato fin qui il 2012 di Bordeaux e con i prezzi stellari ormai non più sopportabili dei Premier Cru che hanno indotto gli investitori a guardare agli Château posizionati più in basso nella scala gerarchica della classificazione del 1855, è dunque fin troppo facile non dimenticare che c’è vita oltre la “bolla” di Bordeaux.
Tuttavia, il “caso Italia”, si legge nel Market Report del Liv-Ex, è di particolare rilievo e indica un trend già iniziato, in periodi insospettabili. A cominciare dall’ultimo focus di Wine Advocate sui Super Tuscan 2008 e 2009, in cui la maggior parte dei punteggi ai vini in assaggio si è riposizionata sulle medie (altissime) che caratterizzavano la metà degli anni Novanta. Oppure, il punteggio di James Suckling di 98 punti al Sassicaia 2009, messo a fianco del leggendario 1985. Tutti elementi questi, che, secondo i più importanti “merchants” del vino, hanno accresciuto molto curiosità ed interesse nei buyer di tutto il mondo. E se poi aggiungiamo il fatto che per una cassa da sei bottiglie di Tignanello di Antinori ci vogliono intorno alle 250 Sterline, o per una di Sassicaia intorno alle 960 Sterline, è evidente che oltre alla curiosità entra in gioco anche la convenienza economica. Un dato importante che ha condotto queste tipologie, negli ultimi due mesi del 2012, a guadagnare il 4% e il 3% di quota del mercato, al di sopra dell’1% di media ottenuto nel 2010 e nel 2011.
Insomma, se i fine wines italiani stanno aumentando la loro quota di mercato nel 2012, insieme alla sola Borgogna, e i grossi commercianti di vino, insieme ai loro acquirenti, stanno chiaramente allargando il loro interesse al di fuori della Gironda, può essere saggio per gli investitori fare altrettanto.
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