La stretta creditizia che mette alle strette le imprese italiane, non risparmia neanche le aziende agricole: nel 2011, infatti, c’è stata una riduzione del 14% delle erogazioni bancarie sul 2010. Lo dimostrano i risultati dell’analisi trimestrale Ismea sul credito in agricoltura, basati sui dati raccolti dalla Sgfa - Società gestione fondi per l'agroalimentare. Un calo che, in valore assoluto, si traduce in mezzo miliardo di euro di finanziamenti sottratti al settore primario e che risulta decisamente più marcato della flessione registrata nel pieno della crisi economico-finanziaria del 2009. Il trend è andato addirittura peggiorando negli ultimi tre mesi del 2011, con una flessione che ha sfiorato il 40% su base tendenziale, un andamento che ha trovato conferma nel primo trimestre del 2012, con un -35% delle erogazioni. A livello territoriale, sono le aziende del Nord Italia ad attrarre la quota maggiore dei finanziamenti bancari, con il 69% degli stanziamenti, mentre il restante 31% è distribuito equamente tra le aziende del Centro e del Sud Italia. Tra le finalità di finanziamento, la componente che ha accusato una riduzione maggiore è quella dei crediti concessi per ristrutturazioni ( -31% sul 2010), a fronte di un -11% dei crediti per investimenti e di un -7% dei finanziamenti per esigenze gestionali.
Indicazioni di carattere qualitativo emergono poi dall’indagine annuale che Ismea ha condotto a marzo presso un panel di 900 aziende agricole e di 1.250 imprese dell’industria alimentare. Tra le motivazioni che spingono gli operatori intervistati a rivolgersi alle banche risulta preponderante in entrambi i settori (agricolo e industriale) l’esigenza di finanziare l’attività ordinaria, fenomeno che ben riflette la situazione di scarsa liquidità, soprattutto per quanto attiene al circolante, in cui operano oggi le imprese italiane Percezione diffusa tra gli operatori è poi quella di un inasprimento delle condizioni di accesso al credito che, in base alle opinioni raccolte, si traduce in richieste di garanzie troppo gravose, in tassi d’interesse elevati, in un allungamento dei tempi d’istruttoria e, non ultimo, nell’erogazione di importi inferiori a quelli richiesti.
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