Sembrava che, al di là della questione puramente politica, tra le conseguenze più “eclatanti” dell’abolizione e dell’accorpamento delle Province italiane prevista dal decreto legge sulla spending review, fosse il fatto che, per garantirsi la sopravvivenza, alcuni enti fossero anche disposti a mettere da parte rivalità storiche, se solo si pensa al caso della possibile fusione tra Pisa e Livorno in Toscana. Ora invece c’è anche chi solleva il problema di una possibile “rivoluzione” che potrebbe interessare da vicino il mondo del vino. Come il vicepresidente dei deputati della Lega Nord, Sebastiano Fogliato: “l’Asti spumante Docg vende 106 milioni di bottiglie nel nostro Paese e soprattutto nel mondo. Spiegare al mondo intero che il territorio che produce l’Asti spumante Docg ha cambiato nome è un’impresa ardua e incomprensibile e certamente più costosa dei paventati risparmi che ci sarebbero con l’accorpamento della Provincia”. In particolare, sulla base dei criteri di riordino delle Province approvati dal Cdm, secondo l’Ansa, su dati Istat, in Piemonte, su 8 Province attuali, quelle salve sarebbero Torino, Cuneo e Alessandria, via invece le attuali Province di Vercelli, Asti, Biella, Verbano-Cusio e Novara. Per Fogliato, che fa appello al Premier Mario Monti e soprattutto al Ministro delle Politiche Agricole Mario Catania “per salvaguardare un nome che non è solo un’espressione geografica ma rappresenta il prodotto di un intero territorio che è appunto l’Asti spumante Docg”, “il venir meno della denominazione “Asti”, con l’accorpamento della provincia medesima sarebbe un grave danno per la realtà economica e produttiva locale”. La questione è ora aperta.
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