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IL “GRANDE RITORNO” DEL MAL DELL’ESCA IN EUROPA. L’ALLARME RILANCIATO DALLA MASTER OF WINE JANCIS ROBINSON: “IN FRANCIA COLPISCE 20% DELLE VIGNE, CON PUNTE DEL 50%”. ATTILIO SCIENZA A WINENEWS: “L’ABBIAMO SOTTOVALUTATO, MA IL PERICOLO ESISTE”

Italia
Attilio Scienza

Quello del vino, in Italia ed in Europa, è uno dei settori che, nonostante la crisi, se la passa meglio e fa da traino, nel Belpaese e non solo, all’intero comparto agricolo. Ma di certo le difficoltà non mancano. E alle incertezze economiche e politiche, ad una vendemmia 2012 che per il Vecchio Continente ha segnato il record negativo in quantità, alla sempre più forte concorrenza del “Nuovo Mondo” produttivo, dagli Usa all’Australia, dal Sudafrica al Sud America, ora anche un antico nemico dei produttori sta facendo il suo ritorno in maniera massiccia nei vigneti europei, Francia in primis, ma anche in Italia, Spagna e così via. È il mal dell’esca, malattia della vite causata da diversi funghi che, come scrive la master of Wine Jancis Robinson (www.jancisrobinson.com), sta letteralmente uccidendo buona parte dei vigneti di Francia, anche in zone di grande prestigio come quella di Châteauneuf-du-Pape, per esempio, dove ad essere colpite sono il 10-20% delle piante, ma con punte, in certi vigneti anche del 50%. A danno soprattutto dei vigneti più vecchi che sono quelli da cui, in generale, si ottengono i vini migliori. E per la quale, ad oggi, non esiste cura chimica, dato che in passato era combattuta con l’arsenito di sodio, oggi proibito per la sua tossicità per uomo e ambiente. Un allarme esagerato? Niente affatto, spiega a WineNews il professor Attilio Scienza, tra i massimi esperti di viticoltura al mondo: “è una cosa antica che purtroppo abbiamo sottovalutato costantemente, e adesso ci rendiamo conto della gravità. Magari i francesi hanno più problemi perché hanno varietà più sensibili molto diffuse, come cabernet sauvignon, sauvignon bianco, ma anche alcune nostre varietà sono a rischio, tra cui il Sangiovese. E tra l’altro ci stiamo perdendo alcuni dei nostri vigneti migliori”. Un ritorno importante e preoccupante, quello del mal dell’esca, favorito dal lavoro dell’uomo: “abbiamo perso, negli anni, la cultura della potatura che avevano i nostri vecchi, e che oggi è l’unica via di prevenzione possibile. E abbiamo introdotto tecniche di potatura meccanica poco precise, e soprattutto abbiamo semplificato le forme di allevamento, che rispetto a 50 anni fa, in Italia, sono 2-3 dominanti, tutte caratterizzate da avere alte frequenze di impianto per fare poca uva per grappolo ed avere un grande apparato fogliare. Ma questo costringe la vite, che è una liana, a ridurre di molto il suo sviluppo naturale, per ottenere questo risultato si fanno tanti tagli anche su parti vecchie delle pianta, che non sono l’unica, ma la “migliore” occasione di ingresso nella pianta per i funghi. Tagli con i quali si creano anche “coni di disseccamento” che riducono di molto la vitalità dei vasi del sistema conduttore, e riducono la tenuta della pianta nelle annate siccitose e nei confronti di stress idrici e termici che ormai con in cambiamenti climatici investono i nostri vigneti”.

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