02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2025 (175x100)

L’IMPORTANZA DEL “GIUSTO TAGLIO”: LA POTATURA PER LA VITA DI UNA CANTINA È MOMENTO FONDAMENTALE QUANTO LA VENDEMMIA. “UN TEMA SUL QUALE SI STA RECUPERANDO SENSIBILITÀ. PER VITI PIÙ SANE E LONGEVE”. COSÌ A WINENEWS IL “PREPARATORE D’UVA” MARCO SIMONIT

Italia
Marco Simonit in vigna

Una cultura che, nel mondo del vino, concentrato negli ultimi anni su meccanizzazioni, “geometrie degli impianti”, rese e così via, si è un po’ persa, ma che oggi tanti fattori stanno riportando al centro della viticoltura: è quella della corretta potatura della vite. “Corretta nel senso di una potatura in grado di sostenere meglio la salute della pianta - spiega a WineNews Marco Simonit, fondatore con Pier Paolo Sirch (i “Preparatori d’Uve) della Scuola Italiana di Potatura della Vite - perché possa durare più a lungo e sia in grado di difendersi meglio, con le proprie risorse fisiche e chimiche, da fenomeni estremi del clima, e dalle malattie”. Potature più precise, tagli più piccoli su parti più giovani della pianta, dove le ferite risarciscono meglio e più in fretta, per esempio “riducono di molto il rischio di contaminazione dei funghi che causano il mal dell’esca, che sta diventando una vera pandemia. Non solo qui in Francia, dove mi trovo adesso, ma anche in Austria, Germania, Spagna, Italia, e persino in Sudafrica. Qualsiasi tipo di ferita inferta sulla pianta, nel legno, è in grado di veicolare i funghi che causa il mal dell’esca. È ovvio che c’è una sensibilità genetica, nel senso che alcune varietà sono più sensibili e deboli, altre meno, sono più resistenti, e magari hanno il fungo ma ci convivono. Ma ad ogni modo questi funghi entrano nelle ferite che si fanno principalmente nella potatura che si fa tutti gli anni con forbici manuali, elettriche o seghetti che siano. In passato, per combatterla, alcuni Paesi, come la Francia stessa, come cura usavano gli arseniti di sodio che avevano impatti ambientali fortissimi sull’ecosistema, e per fortuna sono stati vietati. La prevenzione, quindi, si fa solo potando in modo, corretto per esporre la pianta a rischi minori.
In primis quindi, bisogna puntare sulla qualità della potatura, che vuol dire la correttezza del diametro e l’età del legno tagliato, e poi rispetto dei flussi linfatici. Ovvero tagliare in modo che la pianta riesca a mantenere una struttura legnosa viva e in grado di difendersi con le sue sostanze per contrapporsi all’ingresso di questi funghi. Ma una buona potatura migliora anche l’impatto dei “coni di disseccamento”, che si formano nel punto del taglio. E che se fatti male favoriscono la penetrazione del “secco” all’interno del legno vivo, facendo deperire la pianta”.
Insomma, il peso della potatura, fase della vita di una cantina sicuramente meno affascinante, narrata e mitizzata della vendemmia, per esempio, è per un’azienda vinicola altrettanto fondamentale.
“C’è un comitato scientifico, guidato dalla dottoressa Mugnai dell’Università di Firenze, che riunisce più di 20 Paesi nel mondo, e che studia solo le malattie della vite. E i dati raccolti dimostrano che con tagli più piccoli e precisi ci sono meno danni, meno contaminazioni e meno malattia. Ed è un passo in avanti, perché dobbiamo recuperare strumenti per sensibilizzare il mondo del vino su questo tema. Anche su quello della formazione, perché per avere vigne sane e longeve c’è bisogno di persone che sappiano come curarle. Ma la sensibilità a questo aspetto, anche nelle Università che si occupano di viticoltura, nel mondo, per fortuna, sta tornando a crescere”. E non può che essere un bene per il vigneto-mondo.
Info: www.simonitesirch.it

Copyright © 2000/2025


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025

Altri articoli