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I PRODUTTORI DI BAROLO ESASPERATI DAI CONTROLLI: “STATO DI POLIZIA SOLO PER FARE CASSA”. LA DENUNCIA SU “LA STAMPA” (A FIRMA DI ROBERTO FIORI). E C’È CHI HA DOVUTO DISTILLARE 12 BOTTIGLIE DI RISERVA 1990 PERCHÉ NON “PRESENTI NEI REGISTRI” ...

Italia
I produttori di Barolo esasperati dai controlli

12 bottiglie di Barolo Riserva 1990 obbligate alla distillazione perché non presenti nel registro di vendita e senza cartello “riserva privata, non in vendita”, oppure contestazione per “comunicazione ingannevole” su un sito aziendale dove si dice che le uve per il Dolcetto arrivano (come in effetti accade, regolarmente) dai vigenti nella zona di Barolo, e così via. Con multe annesse, ovviamente. Sono solo alcuni degli episodi di applicazione, fin troppo zelante, della burocrazia e dei controlli in cantina, lamentati da alcuni dei più importanti produttori di Barolo (realtà grandi e piccole, di grande prestigio, che magari seguono filosofie produttive agli antipodi ma si uniscono in questa protesta, volendo però restare anonime), in un articolo de “La Stampa”, firmato da Roberto Fiori (“Basta sceriffi nelle cantine”). “Basta con le multe al limite del pretestuoso e con i controlli da Stato di polizia. Se la repressione frodi ha deciso di fare cassa dichiarando guerra al Barolo e al Barbaresco, lo dica chiaramente: ci autodenunciamo tutti e le togliamo il disturbo di venire fino in cantina”, si legge nell’articolo. La questione, ovviamente, non sono i controlli in quanto tali, ma l’atteggiamento, con multe di qualche migliaio di euro per “errori” che spesso è pretestuoso definire tali. Ma non manca l’autocritica, come si legge ancora nell’articolo: “in parte è colpa nostra - si sfoga uno dei big che hanno fatto la storia del Barolo - abbiamo approvato dei disciplinari con regole assurde, che non danno spazio alla creatività e al prestigio del singolo, in favore di una completa massificazione”, si legge ancora.
In ogni caso, i produttori si dicono preoccupati, anzi, esasperati, perché “un conto è far rispettare le leggi, un conto è accanirsi su interpretazioni che nulla hanno a che vedere con la qualità dei nostri vini”. Una situazione che in Barolo è esplosa, e ha calamitato l’attenzione mediatica anche per il grande richiamo che il vino piemontese, uno dei più grandi alfieri dell’enologia made in Italy nel mondo, esercita. Ma che, viene da pensare, parlando con produttori di territori e vini meno celebri, non sia poi così circoscritta, purtroppo, al grande territorio piemontese ...

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