Il business mondiale della pizza vale di 62 miliardi di euro. E tra i paesi che ne vanno più ghiotti ci sono l’Italia (ovviamente), la Germania, la Francia e la Spagna. La più cara si mangia a Milano contro la più economica a Reggio Calabria. Sono i dati della Federazione Italiana Pubblici Esercizi (Fipe), diffusi alla vigilia del campionato mondiale per pizzaioli, di scena il 3 settembre a Napoli. Nel Belpaese, dove è nata la pizza, si contano 42.000 pizzerie, quelle d’asporto sono 21.000. Gli addetti impiegati in questo settore sono circa 100.000: 65.000 italiani, 20.000 egiziani, 10.000 marocchini e 5.000 dell’Est Europa, dell’Asia e di altri Paesi. Al fianco delle oltre 62.000 pizzerie troviamo 69.000 ristoranti tradizionali, 6.500 ristoranti top e 5.000 facenti capo alla categoria “all’avanguardia”. Secondo l’Accademia Pizzaioli e Ristorazione Italiana Magazine, a queste due ultime fasce è riservata la maggior fetta di fatturato in proporzione al numero di esercizi. In Italia, attualmente, sempre secondo i dati Fipe, il consumo di pizze a settimana, si attesta sui 56 milioni, ovvero quasi 3 miliardi di pizze consumate in un anno. Il costo varia dai 2,88 euro delle pizze al taglio vendute nelle gastronomie, rosticcerie e panetterie ai 5,90 euro (altri sostengono che la media sia di 6,50) delle pizze tradizionali (servite nel piatto) di pizzerie o pizza-disco.
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