Nei giorni in cui l’agroalimentare italiano si spacca sul “made in Italy”, c’è chi ha preso uno dei prodotti italiani più celebri del mondo, per spiegare come ormai, la globalizzazione, abbia di fatto cambiato la produzione ed il consumo dei cibi. Lo ha fatto l’Ocse con la Nutella, come riporta il settimanale “Internazionale”. Perché se è vero che per parte della produzione la Ferrero si rifornisce a livello locale, come con le nocciole piemontesi, dall’altro è evidente che per produrre le 250.000 tonnellate di Nutella che si vendono ogni anno nel mondo, serve uno sguardo più ampio. E così, le nocciole vengono dalla Turchia, il cacao dalla Nigeria, lo zucchero dal Brasile e dell’Europa, l’aroma di vaniglia dalla Francia. Non solo: la sede principale, come noto, è ad Alba, ma la nutella si produce anche in nove stabilimenti sparti tra Europa, Russia, Nordamerica e Sudamerica. Eppure la crema alla nocciola più famosa del mondo, è indiscutibilmente e sempre associata all’Italia, visto che italiano è il know how con cui viene prodotta e l’azienda che l’ha inventata. E che grazie alla forza di un brand diventato globale, crea valore aggiunto per se stessa, per il Belpaese, e anche per le aziende straniere con cui collabora nel mondo.
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