“L’arresto del Direttore del Consorzio Parmigiano Reggiano getta ombre sul prodotto simbolo del made in Italy che rischia di alimentare le censure mosse dalla stampa internazionale sull’autenticità e trasparenza delle nostre eccellenze. Serve un’ampia ed approfondita riflessione all’interno del Consorzio del Parmigiano Reggiano dopo l’arresto del direttore Riccardo Deserti, mantenuto nell’incarico sia oggi sia dopo il precedente arresto (dicembre del 2012). Appare sconcertante il silenzio che avvolge una vicenda che coinvolge un prodotto alfiere del “Made in Italy””. Lo ribadiscono con una nota le Coldiretti di Parma, Reggio Emilia e Modena, dopo che il nuovo arresto (ai domiciliari) del direttore del Consorzio “sembra non aver scalfito i vertici del consorzio di tutela”.
“Anche l’assenza di qualsiasi reazione da parte delle istituzioni locali, regionali e nazionali - afferma Coldiretti - suscita molteplici sospetti visto che la tutela del Parmigiano Reggiano trascende la dimensione locale. Se il Ministro dell’Agricoltura, senza essere indagato, si è sentito in dovere di dimettersi, è inaccettabile che nessuno ponga una analoga questione ai vertici del Consorzio del Parmigiano Reggiano. Coldiretti attende perciò con ansia che la Procura di Roma (che indaga su casi di corruzione negli appalti al Ministero delle Politiche Agricole, ndr) faccia chiarezza sulla questione facendo emergere tutte le eventuali ramificazioni sul territorio”.
“Viene da chiedersi - prosegue Coldiretti - quali connivenze ci siano dietro ad una vicenda per cui il direttore di un consorzio possa esser arrestato due volte, senza che la dirigenza che ha voluto quel direttore si interroghi sull’opportunità di confermare lo stesso nell’incarico, accampando la circostanza che i fatti incriminati sarebbero avvenuti prima che Riccardo Deserti assumesse la direzione del Consorzio”.
“Importante - afferma Coldiretti - non è il momento in cui siano avvenuti i fatti illeciti, ma in che misura questi coinvolgano gli interessi della produzione di Parmigiano Reggiano”. “È un fatto gravissimo - conclude Coldiretti - che getta discredito su tutti i produttori onesti del Consorzio e anche su tutti quei dirigenti e consiglieri che si sono opposti ai rinvii dei controlli e hanno chiesto ulteriori chiarimenti perché sia fatta chiarezza anche in merito ai rapporti del Consorzio di tutela con il mondo delle imitazioni del Parmigiano Reggiano al quale era collegato il presidente del Consorzio, Giuseppe Alai, che fino ad un anno fa è stato anche Presidente di Itaca, società cooperativa che partecipa all’avventura dell’industria ungherese di Simil-grana Magyar Sajt Kft che si occupa di prodotti lattiero-caseari”.
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