“Nuove minacce per il Parmigiano Reggiano Dop potrebbero arrivare dallo stesso presidente del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Giuseppe Alai - secondo un articolo pubblicato da “La Stampa” - che sarebbe anche presidente della Itaca Società Cooperativa, che detiene a sua volta il 100% della Magyar sajt Kft, società ungherese che commercializza formaggi che imitano i nostri campioni nazionali dell’agroalimentare”. Così Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, depositando una interrogazione sul Parmigiano Reggiano ai Ministri delle Politiche Agricole, dello Sviluppo Economico e delle Politiche comunitarie “per tutelare questo campione del made in Italy dalla minaccia imitazioni”.
“Il Parmigiano Reggiano - continua Realacci - è uno dei nostri 259 prodotti riconosciuti tra Dop e Igp, è uno dei formaggi italiani più conosciuti nel mondo ed anche un ottimo biglietto da visita per il nostro agroalimentare di qualità. Così noto e di successo da suscitare interessi poco limpidi, compresi gli appetiti di quanti si arricchiscono scorrettamente con l’italian sounding. Ai ministri interrogati ho chiesto quali iniziative urgenti intendano mettere in campo, per quanto di loro competenza, per verificare se la doppia carica del presidente Alai non pregiudichi la bontà delle attività di promozione e tutela, anche della concorrenza, del Consorzio del Parmigiano Reggiano anche in ossequio alla direttiva comunitaria in materia di Dop”.
Come se non bastasse l’evidente conflitto di interessi - prosegue Realacci - Itaca Società Cooperativa e Magyar sajt Kft ricompaiono anche tra soci e società partecipate della Nuova Castelli Spa, che ha annunciato la prossima realizzazione (per ora sospesa) a Correggio, di un mega-magazzino di stagionatura del Parmigiano Reggiano in grado di stoccare 500.000 forme, ossia la metà della produzione della provincia reggiana. Visto che i magazzini ad oggi esistenti nel territorio della Dop sono già in grado di stagionare tutto il formaggio lì prodotto, il mondo agricolo reggiano si chiede da dove sarà reperita allora una quantità così elevata di formaggio tale da riempire il nuovo deposito. Infatti non vorremmo che dietro al nuovo magazzino progettato dalla Nuova Castelli ci sia un caso simile a quello della Lactitalia: una società partecipata dal governo italiano che circa tre anni fa suscitò la mia preoccupazione perché sembrava producesse in Romania, con latte romeno e ungherese, “pecorino rumeno” che veniva poi “spacciato” come italiano sui mercati europeo e statunitense, e sul quale poi arrivò la rassicurazione del ministero delle Politiche agricole. Oggi il pericolo - conclude Realacci - sarebbe di produrre finto parmigiano reggiano con latte e forme ungheresi proprio nel territorio della Dop, con danno evidente del nostro comparto lattiero-caseario”.
Focus - Gli scandali delle cooperative italiane raccontati da Uecoop
È crisi etica oltre che economica nella cooperazione italiana, dalla vergogna di Lampedusa con i migranti trattati da una cooperativa di accoglienza come prigionieri di un campo di lavoro del Nord Corea fino al secondo arresto del direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano voluto e riconfermato dal presidente Giuseppe Alai che ammette candidamente di avere propri interessi, attraverso un complesso meccanismo di partecipazione societarie, presso l’impresa ungherese Magyar, produttrice di formaggi di imitazione che fanno concorrenza sleale al re dei formaggi italiani. E’ emerso dalla prima assemblea elettiva della nuova centrale e cooperativa Uecoop, a cui aderiscono oltre 4.000 cooperative con circa mezzo milione di associati, dalla quale è stato annunciata la presentazione di un libro nero sulla cooperazione, dallo spreco dei finanziamenti pubblici alla vendita dei marchi storici del Made in Italy, dal mancato rispetto dei diritti di soci e lavoratori fino ai guai giudiziari di amministratori e rappresentanti che rimangono sempre al loro posto nel maneggiare anche risorse pubbliche.
Una situazione preoccupante che ha portato la nuova centrale cooperativa ad adottare il primo codice etico di autoregolamentazione per guidare tutti i comportamenti delle associate e di quanti sono chiamati a svolgere funzioni dirigenziali nel rispetto dei principi fondatori della cooperazione. L’augurio è che il rigore etico rivendicato da Uecoop sia condiviso anche dalle altre centrali cooperative dimostrando di voler concretamente prendere le distanze da condotte riprovevoli.
Purtroppo il vergognoso lavaggio all’aperto dei migranti o il fatto che venga ritenuto eticamente normale che il presidente di un Consorzio partecipi anche indirettamente a società che producono imitazioni del prodotto che dovrebbe tutelare, non sono gli unici casi di mancato rispetto dei valori della cooperazione che forse anche per questo nel 2014 vedrà il 20% delle cooperative tagliare il livelli occupazionali, solo il 10% aumentarli e il 70% mantenerli secondo la prima analisi congiunturale dell’Alleanza delle Cooperative (Agci-Confcooperative-Legacoop) sugli ultimi quattro mesi 2013 e il primo quadrimestre di quest’anno.
La nascita di Uecoop rappresenta un elemento di discontinuità per rilanciare in Italia un sistema cooperativo che rispetti le regole fondamentali di mutualità, solidarietà e trasparenza al servizio dei soci e della comunità in cui le cooperative operano quotidianamente. Con l’adozione del codice si prevede, tra l’altro, ogni soggetto aderente a Ue Coop si impegna a conformare la propria condotta al rispetto dei diritti fondamentali degli individui in conformità con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu, dei lavoratori e dei consumatori, astenendosi dal compiere azioni che possano minare la credibilità, l’etica e l’immagine del movimento cooperativo. In linea con tali precetti Uecoop ha posto il divieto di conferire cariche amministrative o incarichi gestionali a coloro che abbiano riportato condanne definitive o patteggiate con ammissione di colpa, tra l’altro, per reati di mafia o contro la pubblica amministrazione ponendo altresì il divieto di elargire attribuzioni economiche, regali o altre utilità a partiti, movimenti o gruppi politici ovvero a candidati a qualsiasi elezione, per poter concretamente garantire l’indipendenza del movimento cooperativo dalla rappresentanza politica.
Il codice etico regolamenta nel segno della trasparenza anche i rapporti con la Pubblica Amministrazione. Ogni soggetto aderente a Ue Coop si deve astenere dal promettere, richiedere, offrire o ricevere a/da pubblici ufficiali, incaricati di pubblico servizio o dipendenti in genere della Pubblica Amministrazione o di soggetti comunque concessionari di servizi pubblici o partecipati, in qualsiasi misura, da soggetti pubblici, vantaggi sotto qualsiasi forma. E’ fatto divieto, nei rapporti con pubblici ufficiali e/o incaricati di pubblico servizio, di attribuire regali o beneficio gratuito, promesso, richiesto, offerto o ricevuto, che possa essere interpretata come eccedente le normali pratiche commerciali o di cortesia, o comunque rivolta ad acquisire trattamenti di favore nella conduzione di qualsiasi operazione riconducibile all’attività sociale.
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