Il 2014 sarà l’anno di svolta per il biologico: la Commissione Europea, infatti, è pronta a rivoluzionarne le regole, per rendere ancora più competitivo e solido un settore che, nonostante il crollo del potere d’acquisto che ha colpito un po’ tutti i Paesi dell’Unione, continua a correre, mettendo a segno, per il settimo anno consecutivo, una crescita in valore tra il 7 e l’8%. E tutto questo senza riuscire a soddisfare la domanda degli oltre 500 milioni di cittadini europei. C’è però un neo al progetto: secondo le informazioni raccolte dall’Ansa, nell’articolo di Patrizia Lenzarini, Bruxelles al momento non prevede di ridurre per i prodotti bio il livello in vigore attualmente nell’Ue di residui di Ogm autorizzati: ossia lo 0,9% di tracce per ingrediente in ogni alimento. Ciò non toglie che il dossier, il cui varo da parte della Commissione Europea è atteso il prossimo 19 marzo, si ponga obiettivi ambiziosi.
In primo luogo, l’eliminazione degli ostacoli allo sviluppo dell’agricoltura biologica, grazie a regole di produzione più chiare e senza eccezioni. Ma anche norme di concorrenza più eque e un’armonizzazione delle regole di produzione per snellire le pratiche burocratiche, rendendo più severi gli standard europei. Bruxelles intende rafforzare anche i controlli sulle importazione dal resto del mondo, e che rischiano di danneggiare il prodotto originale, come é successo con il falso pomodoro made in Italy, importato dalla Cina. Il documento, poi, si interessa ai prodotti biologici trasformati per i quali manca una legislazione europea. Solo in Italia, spiegano gli esperti dell’Ue, esiste una normativa nazionale che potrebbe essere da modello a quella europea, ma Bruxelles la parola d’ordine é: il biologico non può essere vittima del suo successo. La produzione, sempre più nelle mani di giovani imprenditori preparati e innovativi, deve aumentare mantenendo standard di produzione elevati per non perdere credibilità presso i consumatori.
Per l’Italia la proposta del commissario all’agricoltura, Dacian Ciolos, di dare un giro di vite alla regole sul biologico, rappresenta un’opportunità di crescita, essendo già il settore al primo posto in Europa per le esportazioni di bio, al quinto nel mondo come produttore, ed al settimo per superficie coltivata, subito dopo la Cina e prima della Germania. Senza contare che tra pochi mesi, la presidenza di turno dell’Ue permetterà all’Italia di tenere anche le redini del Consiglio per portare in porto una vera rivoluzione per il biologico.
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