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DALLA CLASSICA IN VIGNA AL ROCK TRA LE BOTTI, È DIFFICILE L’INNOVAZIONE NEL BINOMIO VINO & MUSICA: IN CILE, PERÒ, IL WINEMAKER JUAN LEDESMA, PORTA LA MUSICA DIRETTAMENTE DENTRO LE BARRIQUES, PER L’AFFINAMENTO DI CABERNET E MALBEC: IL “TERROIR SONORO”

Difficile inventarsi qualcosa di nuovo sulla scia del binomio vino & musica. In fondo, dalla classica in vigna al rock tra le botti, è stato fatto tutto, o quasi. In Cile, però, c’è chi si è spinto oltre, il winemaker Juan Ledesma: già da lontano, racconta chi ci è stato, dalla sua cantina risuonano jazz e musica popolare, chiamate ad aiutare il processo di affinamento dei suoi vini, a Viñas Inéditas. Il progetto, finanziato con ben 200.000 dollari dal Fondo per l’Innovazione Agricola del Cile, si chiama “Terroir Sonoro” (il racconto su www.vimeo.com/87900198), e porta la musica direttamente dentro alle botti, durante i 6 mesi di affinamento.
Ma come funziona? È lo stesso Juan Ledesma a raccontarlo: “siamo abituati ad utilizzare, nel linguaggio enologico, per raccontare un vino, descrittori come frutto rosso, minerale, nel linguaggio musicale ce ne sono altri, come ritmico, brusco o, in termini di metrica, tre quarti, o quattro quarti. Da questo presupposto - continua Ledesma - sono state create da musicisti professionali melodie diverse per varietà diverse: non è vero e proprio jazz, più che altro composizioni capaci di raccontare il carattere del vino e, attraverso le vibrazioni, di aggiungere qualcosa al processo di affinamento”. Così, il Cabernet Franc ed il Malbec si traducono in un’idea musicale, che risuona per 24 ore su 24, 7 giorni su 7, con piccoli diffusori inseriti dentro le barriques, ognuna ad una tonalità differente in base alla frequenza vibratoria della stessa barrique. Ma cosa succede dentro la botte? “Il vino, rigorosamente non filtrato, grazie alle vibrazioni ricevute, gode di un maggiore scambio con le fecce, portando ad aromi particolari: un procedimento tecnico in fin dei conti, che ricorda vagamente il batonnage”, spiega Ledesma. I risultati, come dimostrano le prime degustazioni alla cieca, gli danno ragione, tanto che, visto che secondo il panel coinvolto da Ledesma, i vini “sonori” si mostrano più rotondi, meno duri, con un profilo aromatico che indica un’evoluzione più complessa e contribuisce all’espressione aromatica in generale. Anche i più scettici, come l’enologo François Massoc, di Clos des Fous, Aristos e Calyptra, hanno dovuto ricredersi: “ho pensato fosse una pazzia, perché anche se ci sono stati casi precedenti di cantine con musica al loro interno, non ho mai pensato che potesse avere alcun sostentamento tecnico. Ma questa follia non è un “capriccio d’artista”, si tratta di un serio studio scientifico, che ha conseguito risultati in breve tempo”.

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