“L’Italia ha tutte le carte in regola per diventare il Paese leader nelle esportazioni verso il mondo islamico, e noi vogliamo offrire a istituzioni e imprese tutto il supporto perché questo accada”. A dirlo all’ansa, Sharif Lorenzini, presidente della sezione italiana di Halal International Autority (Hia), l’unico organismo riconosciuto per la certificazione di qualità dei prodotti secondo gli standard islamici. A pochi giorni dal World Halal Food Council (dal 27 al 29 marzo), evento che radunerà, a Roma, per la prima volta in Italia tutti i rappresentanti delle autorità Halal mondiali e gli esponenti dei 57 stati islamici dell’Organization for Islamic Cooperation (Oic), Lorenzini illustra le opportunità per l’economia italiana nei mercati islamici.
“Stiamo parlando - spiega - di un giro d’affari da 3.000 miliardi l’anno, in crescita di circa il 15% ogni anno tra i 2 miliardi di musulmani nel mondo. Per aprire le porte a questo potenziale, le imprese italiane di ogni tipo, dal cibo alla cosmesi e all’abbigliamento, devono produrre secondo standard previsti dalla Sharia, cioè dalla legge islamica che stabilisce cosa è “Halal”, quindi ammesso per il consumo da parte di un musulmano, e cosa è “Haram”, ovvero proibito (ad esempio suino e alcol)”.
“In realtà - dice Lorenzini - si tratta di un ritorno alla natura, alla semplicità nella produzione, e senza alcun costo aggiuntivo per l’azienda che si adegua. E le imprese italiane sono agevolate in questo processo poiché gli standard di qualità, specialmente nel cibo e nella cosmesi, sono già molto elevati. Lo sanno bene le 220 imprese italiane che in 3 anni si sono certificate (altre 60 stanno per concludere l’iter Halal), vedendo crescere il proprio fatturato. Di queste aziende - spiega Lorenzini - 150 hanno cominciato a certificarsi perché hanno avuto un ordine dal mondo islamico. Sono partite con una percentuale di certificazione tra il 3% e il 5%, ma in 3 anni sono arrivati al 60-70%. Parecchie stavano per chiudere, invece ora non riescono a far fronte da sole a tutte le richieste”.
Secondo le stime di Lorenzini, “le esportazioni italiane verso i mercati islamici, prevalentemente Malesia, Indonesia e Sud-est asiatico, ma anche America e Europa dove ci sono molti musulmani, ammontano a 15 -16 miliardi l’anno. Ma è in grande crescita il giro d’affari anche tra i 5 milioni di musulmani in Italia. E poi sono moltissimi i non musulmani che hanno compreso come Halal equivalga a maggiori controlli e qualità, e quindi comprano solo prodotti certificati da noi”.
“Nei 57 stati islamici - evidenzia Lorenzini - possono entrare solo prodotti Halal: per questo da quando siamo in Italia, da 3 anni, il mondo islamico ha trovato per la prima volta un interlocutore e le imprese italiane hanno cominciato ad aprirsi a nuove opportunità”. “Se tutte fossero certificate Halal - conclude Lorenzini - in 18 mesi l’Italia uscirebbe dalla crisi”.
Info: www.whfc-halal.com
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