Il presidente della Bga, la Federazione Tedesca per il Commercio con l’Estero, è vignaiolo in Italia: è la storia di Anton F. Börner, grande appassionato di vini, in particolare italiani, ed imprenditore di Germania che nel 2004, dopo uno studio sui terreni che ha vissuto collaborare le Università di Geisenheim, Firenze e Parma, ha fondato la cantina Ômina Romana, nei Colli Albani, a Velletri, a circa 40 km da Roma: 80 ettari di vigneti, con la collaborazione dell’enologo Claudio Gori e dell’agronoma Paula Pacheco, condotti, come spiega lo stesso Börner sul sito dell’azienda (www.ominaromana.com), con la filiosofia del “Mens et Manus, perché sono la mente e la mano, razionalità e concretezza a trasformare l’uva nella sua essenza più nobile, il vino. Combinando la coltivazione sostenibile con la natura, gli anni di esperienza e le moderne scoperte scientifiche, in Ômina Romana diamo vita a undici varietà di uve rosse e a sette varietà di uve bianche, che vengono trasformate in un vino elegante ed esclusivo grazie a impegno, passione ed esperienza”.
Tanta ricerca scientifica per minimizzare gli interventi in vigna e cantina, e scelte decise anche sul canale distributivo, dato che i vini si trovano solo on-line sul sito dell’azienda, ed in pochi ristoranti ed alberghi in tutto il mondo. A disegnare le bottiglie e le etichette è l’agenzia Mutabor, che per anni è stata consulente di big dell’automotive come Bmw e Audi. E la produzione aziendale comprende anche alcune cuvée, per i cui nomi si è scelto di ispirarsi agli dei adorati dagli antichi romani.
Un’impresa che nasce da una passione, ma anche da una sfida, quella di auitare il territorio del Lazio ad affrancarsi dalla sua immagine vinicola, non molto legata, nel sentire comune, a vini di alta qualità. Come spiega il nome del brand scelto dalla famiglia Börner: “Ômina - si legge sul sito - è la forma plurale della parola latina “omen”, che significa buon presagio. Inizia con l’ultima lettera dell’alfabeto greco, omega, e termina con la prima, alfa, che rappresentano l’inizio e la fine: un nome che rappresenta il rispetto che l’azienda ha per il ciclo della natura e il susseguirsi delle stagioni, l’unica strada per ottenere un buon vino. Un nome che vuole anche evidenziare come un nuovo inizio può emergere dalle ceneri, proprio come accade alla fenice, rappresentata nel marchio aziendale, che richiama l’ideale rinascita della viticoltura di qualità nel territorio laziale”.
I vini di Ômina Romana saranno protagonisti di una presentazione di scena domani 2 aprile, nel celebre Ristorante Cibreo di Firenze, dello chef Fabio Picchi, in una degustazione guidata dal critico e wine writer Daniel Thomases.
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