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BIO: NON PIÙ SELEZIONE DI NICCHIA, MA VERO E PROPRIO VALORE AGGIUNTO PER IL VINO. NEL SOLO 2013 LA QUOTA DEGLI ITALIANI CHE LO HA BEVUTO È SALITA DELL’11,6%, E LE ESPORTAZIONI DI VINO BIO ITALIANO VERSO GLI STATES SONO SALITE A 56 MILIONI DI EURO

Italia
Il bio sembra essere un valore aggiunto per il vino italiano

Il “bio” sembra essere un valore aggiunto per il vino italiano: ad un anno e mezzo dall’applicazione del nuovo regolamento comunitario, i numeri di questo mercato sono infatti in rapida ascesa. In Italia, nel 2012 (ultimo dato disponibile), l’8% degli ettari vitati è biologico (a fronte di una media mondiale del 4%). In valore assoluto l’Italia è al terzo posto in Europa: con poco più 57.000 ettari vitati bio (+8,6% rispetto al 2011 e +81% rispetto al 2003), superata solo da Spagna (81.000 ettari, +394% rispetto al 2003) e Francia (65.000 ettari, +299%). A fornire i dati sul vino bio in Italia ci ha pensato Wine Monitor, l’Osservatorio di Nomisma sul mercato del vino, che ha monitorato l’andamento del mercato. Le regioni leader di vigneti a biologico sono la Sicilia (16.144 ettari), la Puglia (10.173 ettari) e la Toscana (5.887 ettari). Secondo i dati di Wine Monitor, anche le vendite di vino bio crescono: la grande distribuzione segna +4% a volume rispetto al 2012. Ma la Gdo non è il canale privilegiato per il bio e quindi il vero dato che rivela l’interesse per il vino bio è il tasso di penetrazione. Wine Trend Italia, la survey di Wine Monitor Nomisma sul consumatore italiano, indica che nel 2013 l’11,6% degli italiani ha consumato vino bio in almeno in un’occasione (la precedente indagine Wine Monitor aveva segnalato che nel 2012 il tasso di penetrazione era pari al 2%). In particolare, il 6,4% ha acquistato una bottiglia di vino bio certificato nei negozi e il 5,2% lo ha consumato fuori casa in ristoranti ed enoteche.
La nuova normativa sul vino bio ha contribuito inoltre a cogliere un altro importante risultato, incrementando il potenziale di mercato di questo segmento. Il 43% dei consumatori ritiene infatti che il vino biologico certificato abbia qualità superiori rispetto agli altri vini convenzionali. Questa percentuale sale al 59% tra gli acquirenti di vino bio e al 49% tra chi ha consumato vino bio in enoteche/bar/ristoranti. Questo risultato evidenzia, non solo un grande apprezzamento della qualità del vino bio tra i consumatori, ma anche una percezione estremamente positiva tra chi non lo consuma.
“Per i prossimi anni le strade per cogliere le opportunità del vino bio nel mercato italiano sono tante - aggiungono da Wine Monitor - da un lato, occorre implementare strategie di comunicazione che sappiano in modo semplice valorizzare le virtù del vino bio e dall’altro occorre proseguire la strada del maggior presidio nella Gdo e nei punti vendita specializzati per favorire il primo acquisto e superare le potenziali barriere d’accesso per il consumatore. I numeri della Survey Wine Trend Italia di Wine Monitor suggeriscono proprio questa strada. Il 18,8% dei consumatori, che nel 2013 hanno bevuto in almeno un’ occasione vini bio fuori casa, dichiara che, pur non essendo presenti i vini bio negli assortimenti dei negozi abitualmente frequentati, sarebbero interessati ad acquistarli. Ma le maggiori opportunità di allargamento della domanda arrivano proprio dagli attuali non consumatori (88,4% del totale): il 10% degli attuali non consumatori si dichiara disposto ad acquistare vini bio qualora le referenze fossero presenti nei punti vendita frequentati.
Info: www.winemonitor.it

Focus - Il vino biologico negli Stati Uniti
Il vino è il prodotto agroalimentare italiano più esportato nel mondo (5 miliardi di euro di export nel 2013, +7,3% rispetto al 2012). Uno dei più importanti mercati di destinazione del vino italiano sono gli Stati Uniti, dove l’import totale di vino dall’Italia ha raggiunto 1,1 miliardi di euro e dove rispetto a tale valore anche il vino biologico ha dato il suo contributo.
Nel 2013 gli Stati Uniti hanno importato vino biologico per complessivi 193 milioni di euro, un valore che rappresenta il 5,2% delle importazioni di vino imbottigliato degli Stati Uniti. Il 46,1% delle importazioni afferisce a vini rossi; un ulteriore 32,7% a quelli bianchi ed il restante 21,2% ai vini frizzanti.
L’analisi condotta per area geografica evidenzia come l’Italia (56 milioni di euro di vino bio) sia stata, dopo la Francia (65 milioni di euro), il più importante paese di provenienza dei vini biologici importati dagli Stati Uniti. In altri termini, il 33,7% dell’import in valore è riconducibile a vini francesi mentre la quota dell’Italia è di poco inferiore, pari al 29,3%. Tra gli altri competitors si segnalano, con quote molto più contenute, anche la Nuova Zelanda (7,6%) e la Spagna (7,5%). Infine poco più di un quinto delle importazioni (21,9%) si è ripartito tra un’altra trentina di paesi. All’interno delle singole categorie di prodotto la Francia presidia saldamente (35,9% dell’import a valore) il segmento dei vini rossi, che è anche quello economicamente più rilevante (88,8 milioni di euro). Anche in questo segmento l’Italia è l’unico vero competitor del paese transalpino con il 26,2% dell’import di vino bio (gli USA importano 23 milioni di euro di vino rosso bio dall’Italia). Nel caso dei vini bianchi è invece il nostro paese a detenere la leadership delle importazioni (30,6%), davanti a Nuova Zelanda (21,7%) e Francia (17,5%).
La competizione tra Francia e Italia è particolarmente viva nella categoria dei vini frizzanti (che comprendono anche gli spumanti) dove il 54% dell’import di vino bio è riconducibile a vini francesi ed il 34,2% a quelli italiani. Congiuntamente i due paesi detengono l’88,2% delle importazioni, lasciando a pochi altri produttori le quote residuali dei flussi diretti verso gli Stati Uniti.
“In prospettiva - concludono da Wine Monitor - le opportunità di sviluppo delle vendite oltreoceano di vini biologici sono molto positive. Negli Stati Uniti l’interesse nei confronti delle produzioni ottenute con metodi sostenibili, e di quelle biologiche in particolare, è in continua crescita e i vini italiani biologici hanno tutte le carte in regola per rafforzare la propria presenza in questo paese”.

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